Sri Lanka: la sinistra stravince le elezioni parlamentari - di Leopoldo Tartaglia

L’alleanza National People’s Power (Npp), guidata dal neoeletto presidente della repubblica Anura Kumara Dissanayake, ha stravinto le elezioni parlamentari dello scorso 14 novembre, anticipate rispetto alla scadenza naturale della legislatura prevista nella seconda metà del 2025 tramite un decreto dello stesso nuovo presidente (vedi https://www.sinistrasindacale.it/index.php/periodico-sinistra-sindacale/numero-18-2024/3347-sri-lanka-vittoria-storica-della-sinistra-marxista-alle-presidenziali-di-leopoldo-tartaglia).

Già nelle prime ore del 15 novembre, a spoglio ancora in corso, era diventato chiaro che l’Npp aveva conquistato un mandato pieno nel nuovo Parlamento. Alla fine del conteggio, a discapito delle forze politiche precedentemente maggioritarie, la vittoria dell’Npp è risultata schiacciante, con più del 70% dei seggi, 159, oltre la maggioranza dei due terzi necessaria a riformare la Costituzione (una promessa della campagna elettorale presidenziale di Dissanayake).

La legge elettorale srilankese prevede un sistema proporzionale con 196 deputati eletti in liste aperte, all’interno di 52 collegi plurinominali e con una soglia di sbarramento del 5%, e i restanti 29 attribuiti ai partiti in un collegio unico nazionale in proporzione e compensazione ai voti ottenuti.

Nonostante il precedente della vittoria alle presidenziali, diversi commentatori si sono chiesti come sia stato possibile che l’Npp sia passato dal 4% dei voti nelle elezioni parlamentari del 2020 al 70% odierno. La risposta più plausibile sta nella capacità della coalizione - guidata dal partito marxista Janatha Vimukti Peramuna (Jvp) del neo-presidente Akd, com’è popolarmente noto Dissanayake - di raccogliere il voto popolare e la spinta venuta dalle ‘aragalaya’ (lotte di massa), culminate nel luglio di due anni fa con la presa del palazzo presidenziale e la fuga del presidente Gotabaya Rajapaksa, ultimo “rampollo” dell’omonima dinastia politica.

Alla base di queste proteste, guidate dai giovani ma portate avanti in prima persona anche da masse popolari e contadini impoveriti, c’era il rapido declino economico, con grandi carenze di beni essenziali, cibo, carburante, medicinali. Lo Sri Lanka non era in grado di far fronte al suo debito estero e andò in bancarotta.

Allora, a dispetto della pacifica rivolta popolare, Wickremesinghe, che aveva preso la presidenza per completare il termine di sei anni di Rajapaksa, ne aveva proseguito le politiche di orientamento neoliberista e filo-occidentale, concludendo un accordo con il Fmi per un prestito di 2,9 miliardi di dollari (il 17° intervento del Fmi in Sri Lanka dal 1965), in cambio della rimozione dei sussidi sull’energia e di un raddoppio dell’Iva al 18%. Come al solito, il costo del risanamento del debito estero doveva essere pagato dalle classi popolari dello Sri Lanka...

La vittoria alle presidenziali di Dissanayake rispondeva anche alla sua promessa di invertire questa tendenza, rinegoziare l’accordo con il Fmi, aumentare la soglia di esenzione dall’imposta sul reddito e annullare l’aumento dell’Iva su molti beni essenziali.

In un certo senso, la schiacciante vittoria dell’Npp è solo l’ultima tappa dell’enorme cambiamento di coscienza che si è verificato nel paese a partire dalla crisi economica. L’Npp, è intervenuto con successo nello spostare la frustrazione popolare verso le speranza di una nuova lotta di “liberazione nazionale”, contro un sistema corrotto, invece che in direzione razzista e xenofoba, in un paese che ancora paga le conseguenze della brutale guerra civile con le Tigri Tamil.

L’Npp ha ora l’enorme responsabilità di non sprecare il momento di unità e mobilitazione popolare, resistendo alle condizioni di austerità imposte dal Fmi e ripensando il modello di sviluppo, oggi incentrato sul turismo e sulle esportazioni e insensibile alle esigenze di lavoratori e contadini.

Se la vittoria dell’Npp è espressione di una diffusa frustrazione di fondo nei confronti dell’ordine politico ed economico, sarà necessario rimodellare l’economia, a partire da un intervento statale, che sappia rapportarsi all’entusiasmo popolare con un modo di governare più partecipativo e inclusivo. L’interazione tra lo Stato e le organizzazioni della società civile dovrebbe riflettere un cambiamento più ampio verso la democratizzazione dell’economia, a partire dallo sviluppo della capacità di produzione alimentare locale, ad esempio attraverso cooperative.

La vittoria elettorale dell’Npp si basa su un processo di politicizzazione catalizzato dalle ‘aragalaya’, un movimento che non mirava solo a destituire il presidente ma a rovesciare l’intero sistema, e chiedeva un cambiamento di paradigma.

(26 novembre 2024 - Fonti: Fondazione Magis, Yukthi Forum Colombo)

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