Uruguay, il Frente Amplio torna al governo - di Marco Consolo

In Uruguay, lo scorso 24 novembre, si è realizzata la vittoria del Frente Amplio (Fa) al ballottaggio nelle elezioni presidenziali. La formula integrata da Yamandú Orsi e Carolina Cosse ha ottenuto il 49,8% (1.212.833 voti) contro il 45,9% (1.119.537) del candidato del Partido Nacional, appoggiato dal resto delle destre, con uno scarto di 93.296 voti.

Orsi è un ex-insegnante di storia del dipartimento di Canelones, passato alla politica con il Movimiento de Participation Popular (Mpp). Prima di raggiungere la più alta carica istituzionale, è stato per due mandati sindaco di Canelones, la seconda città del Paese, situata in una zona rurale. Questo gli ha permesso di parlare sia alle aree urbane che a quelle rurali.

La coalizione-movimento del Frente Amplio (come definita nel suo statuto), ha vinto in 5 dei 19 dipartimenti, mentre nel 2019 aveva vinto solo nelle due città più grandi, Montevideo e Canelones. Inoltre, il Fa ha vinto in 53 dei 62 quartieri della capitale Montevideo, una roccaforte che governa da 35 anni.

Al primo turno, i numeri delle elezioni dei parlamentari hanno consegnato al Frente Amplio la maggioranza al Senato (16 senatori su 30), ma non alla Camera (48 deputati su 99). Ciò vuol dire dover negoziare con la destra per far passare qualsiasi provvedimento. Ma si tratta di una vittoria di grande valore simbolico, contro il vento di destra nel sub-continente, che apre la strada al quarto governo del Frente Amplio nella storia della Repubblica Orientale dell’Uruguay.

Come si ricorderà, il Fa è nato nel 1971 ed ha resistito alla dura repressione della dittatura civile-militare (1973-1985) che, paradossalmente, ha contribuito alla sua unità interna. Per le sue molte peculiarità, ancora oggi il Frente Amplio gode del rispetto della sinistra latino-americana e non solo.

Dopo cinque anni di governo delle destre, la vittoria del Fa è una boccata d’ossigeno, visto che, dopo il Covid, il trasferimento di ricchezza dai lavoratori al capitale è cresciuto. Non a caso, insieme al primo turno elettorale, si era celebrato anche il referendum a difesa della previdenza sociale pubblica e contro il modello neo-liberale dei fondi privati. Un referendum organizzato dalla Centrale Sindacale unica Pit-Cnt e sostenuto da comunisti, socialisti e dal Oartido por la Victoria del Pueblo (Pvp), ma non dal Mpp, la corrente largamente maggioritaria e moderata del Fa dell’ex presidente Mujica. Il referendum ha ottenuto quasi il 40%, ma è stata una sconfitta per il movimento popolare che apre poche prospettive per cambiamenti profondi o significativi.

Orsi si è detto disponibile al dialogo sulla previdenza sociale, ma le dichiarazioni del suo futuro ministro dell’Economia, Gabriel Oddone, sono indicative della politica del prossimo governo: “Le proposte economiche del Frente Amplio e quelle della Coalizione Repubblicana (destra) non sono due modelli di Paese radicalmente opposti, ma piuttosto differenze nelle priorità, nell’approccio a certe questioni e nel modo di attuare i cambiamenti”. In altri termini, se da un lato non si può parlare di continuità, dall’altro non ci si può nemmeno aspettare una rottura.

Il nuovo presidente dovrà affrontare i problemi più urgenti, a partire dal costo della vita, l’educazione, la sanità e la sicurezza pubblica. Orsi dovrà puntare su una maggiore efficienza dello Stato, cercando di rafforzare i servizi pubblici e migliorare la competitività economica del Paese.

Le priorità della squadra economica del Frente Amplio, secondo Gabriel Oddone, sono incentrate sul raggiungimento di una maggiore crescita economica, sulla riduzione della povertà e sulla “ridefinizione della matrice di protezione sociale”. Secondo Oddone, questi obiettivi saranno accompagnati dall’impegno a mantenere la stabilità macroeconomica e la fiducia nelle istituzioni che caratterizzano l’Uruguay.

Da parte sua, il presidente della centrale sindacale unica Pit-Cnt, Marcelo Abdala, ha recentemente affermato che “in questo periodo si possono trovare punti di convergenza programmatica” con il governo. La posizione del sindacato sarà analizzata nel suo prossimo congresso nel maggio 2025, poco dopo l’insediamento del nuovo presidente e del governo frenteamplista, il primo marzo 2025.

È importante ricordare che il Pit-Cnt ha sempre mantenuto la sua autonomia, anche dal “governo amico” del Frente Amplio, arrivando a proclamare scioperi per fare pressione sul governo. Sarà da vedere come si comporterà in questa occasione. La risposta verrà dalle misure del governo, ma anche dai rapporti di forza che saranno in grado di imporre il sindacato e i movimenti popolari

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