Città della Scienza sorge a Napoli, sui terreni dell’ex Federconsorzi, nel deserto post-industriale di Bagnoli, l’ex area dell’acciaio, della chimica agro industriale e dell’eternit. Per più di vent’anni, tra mille peripezie e crisi ricorrenti, ha svolto la sua funzione di attrattore fondato sulla “mission” della divulgazione scientifica. Il 4 marzo 2013 una mano criminale, per motivi ancora ignoti, ha causato un rogo in cui sono andati distrutti 10mila metri quadrati di aree espositive, cioè tutto il Museo inaugurato nel 2001 sul mare del golfo di Pozzuoli.
I lavoratori hanno reagito. Hanno resistito. Mesi e mesi senza stipendio, decurtazioni delle retribuzioni, cig in deroga a zero ore per oltre il 60% dell’organico su un arco complessivo di tre anni. Ci dicevano che ce l’avevamo fatta, che ci attendevano magnifiche sorti e progressive. Poi qualcosa si è definitivamente rotto. Ha prevalso il nuovismo tecnocratico dei tempi correnti, piegato ad una visione vacua di innovazione, con denari (pubblici) utilizzati spesso per l’acquisizione di prestigio e consenso personale. La frattura tra quello che doveva essere e quello che realmente stava diventando Città della Scienza è apparsa così insanabile. Questa, semplificando al massimo, la cifra della gravissima crisi economica e finanziaria che ha investito Città della Scienza, causata da una conduzione a dir poco malsana da parte della precedente gestione, che ha condotto al commissariamento, su richiesta dei lavoratori e del suo fondatore Vittorio Silvestrini.
Il commissario ha accertato che la situazione è più grave di quanto si volesse far credere: solo sul bilancio 2016 c’è un passivo di 7.225.000 euro, invece dei due milioni di disavanzo dichiarati dall’ex segretario generale e dal vecchio cda. Non sappiamo ancora quale sia il passivo del 2017. Si aggiunga che l’indennizzo assicurativo di circa 15 milioni di euro, per l’incendio del 2013, è stato altrimenti utilizzato invece della mai avvenuta ricostruzione.
Città della Scienza è a rischio perché la cattiva politica, responsabile della gestione, ha un solo modo di nascondere le responsabilità del passato: affidarsi ai protagonisti di ieri, fautori della restaurazione del vecchio sistema di potere. Occorre quindi un cambio di passo, una chiara e inequivocabile inversione di rotta, che non può non passare attraverso la ridefinizione di ruoli e responsabilità. È necessaria una rottura netta con gli uomini e i metodi del passato.
Città della Scienza e la sua “mission” centrale e originaria - la divulgazione scientifica per la costruzione di una società democratica della conoscenza - devono essere sostenute per il loro alto valore sociale: è impensabile - non accade al mondo per nessuna esperienza analoga - ipotizzare un’autosufficienza economica che prescinda da una sostanziale, stabile e qualificante contribuzione pubblica.
Perché le condizioni appena accennate si realizzino, sono fondamentali due passaggi: il cambio dello Statuto e un’analisi delle attività svolte, per valutarne la congruenza economica e sociale con gli obiettivi della Fondazione. Una riforma dello Statuto, prima di tutto, deve dare il giusto peso alle istituzioni di riferimento, a partire dalla Regione Campania, in proporzione all’effettivo sostegno economico di cui sono portatrici. Per fare questo vanno necessariamente rivisti composizione ed equilibri dell’assemblea dei soci. Per tutelare stabilità e autonomia della struttura, mettendola al riparo dai venti imprevedibili dei mutamenti politici e da tentazioni autoreferenziali di gestioni personalistiche, un nuovo Statuto dovrebbe anche evitare, con norme ad hoc, la concentrazione e sedimentazione sine die di cariche e poteri.
Gli spazi e il patrimonio di Città della Scienza offrono potenzialità di non poco conto, che possono essere messe a valore a patto che vengano eliminati gli sprechi, razionalizzate le risorse e valorizzato e riqualificato il personale: è indispensabile eliminare quei rami di attività che non portano benefici economici, né rispondono alla “mission” dell’istituzione.
Nel drammatico panorama produttivo degli ultimi trenta anni, Città della Scienza rappresenta un’occasione unica di rilancio del territorio, e di diffusione di una rinnovata cultura del lavoro e della coesione sociale. E’ necessario procedere, con modalità avanzate, sul terreno delle relazioni industriali, così da realizzare un confronto virtuoso ed efficace, volto a migliorare la qualità della vita dei lavoratori e l’impatto della struttura sul territorio.
(Questa è la sintesi di due articoli comparsi sul numero 6 - luglio 2018 di REDS, foglio di collegamento di Lavoro Società della Filcams Cgil)