E' ancora lunga la lotta al caporalato - dalla Redazione

Presentato dalla Flai Cgil il IV Rapporto “Agromafie e Caporalato”, dell’Osservatorio Placido Rizzotto.   

Lo scorso 13 luglio, alla presenza del presidente della Camera, Roberto Fico, e della segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso, la Flai Cgil ha presentato il “Quarto Rapporto Agromafie e Caporalato”, a cura dell’Osservatorio Placido Rizzotto. Come nelle passate edizioni, il rapporto fa il punto sull’economia illegale nel settore alimentare. Presentato due anni dopo il precedente, il Quarto rapporto fa anche un primo bilancio sull’applicazione della legge 199/2016 contro i fenomeni del lavoro nero, e dello sfruttamento del lavoro in agricoltura.

Secondo i dati del rapporto, un’azienda agricola su quattro in Italia ricorre all’intermediazione del caporale per reclutare la forza lavoro: si tratta di circa 30mila aziende su tutto il territorio nazionale. “Il 60% di queste aziende – si legge nel rapporto - ingaggiano i caporali capi-squadra, che si differenziano per modalità di natura economica e per livello di condotta criminale dai caporali mafiosi e caporali collusi con organizzazioni criminali”. Sfruttamento e caporalato in agricoltura producono un giro d’affari annuo pari a 4,8 miliardi di euro, a cui vanno sommati 1,8 miliardi di euro all’anno di evasione contributiva.

Il rapporto conferma uno “scenario simile ai precedenti rapporti”, nonostante siano passati quasi due anni dall’approvazione della legge 199. Secondo il rapporto, sono tra i 400 e i 430mila i lavoratori agricoli esposti al rischio di un ingaggio irregolare e sotto caporale. Di questi più di 132mila vivono in condizione di vulnerabilità sociale. Inoltre più di 300mila lavoratori agricoli, quasi il 30% del totale, lavorano meno di cinquanta giornate l’anno.

Fra gli oltre 400mila lavoratori a rischio, molti sono stranieri. Complessivamente, fra lavoratori regolari e irregolari, su circa un milione di lavoratori agricoli, “i migranti si confermano una risorsa fondamentale”: nel 2017 ne sono stati registrati 286.940, circa il 28% del totale, di cui 151.706 comunitari (53%) e 135.234 provenienti da paesi non Ue (47%). “A questi dati vanno aggiunte le stime sul lavoro sommerso”, spiega la Flai Cgil. Il Consiglio per la ricerca in agricoltura (Crea) quantifica in 405mila i lavoratori stranieri in agricoltura (fra regolari e irregolari), di cui il 16,5% ha un rapporto di lavoro informale (67 mila unità), e il 38,7% una retribuzione non sindacale (157 mila unità)”.

Il Quarto Rapporto Agromafie e Caporalato va a fondo sul tema del lavoro non dignitoso, “indecente”, in agricoltura, raccontando alcune storie di lavoro sfruttato nei territori di sette regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia. In ogni regione, l’Osservatorio Placido Rizzotto ha studiato territori particolari, nei quali si registrano forme di lavoro indecenti e al limite dello sfruttamento para-schiavistico. Territori da cui emergono storie che confermano i dati raccolti dal rapporto in merito allo sfruttamento in agricoltura, dove i lavoratori non hanno nessuna tutela, e non sono rispettati i diritti sanciti dai contratti collettivi e dalla legge.

La paga infatti varia tra i 20 e i 30 euro al giorno, e ci sono casi di compensi non superiori ai 4 euro per riempire cassoni da 375 chili. Orari di lavoro che vanno dalle 8 alle 12 ore al giorno, e salari inferiori a quanto previsto dai contratti collettivi nazionali di lavoro e dai contratti provinciali di lavoro di ben il 50%. Ancora più grave e preoccupante la condizione delle donne lavoratrici. Le donne sotto caporale, infatti, percepiscono un salario inferiore del 20% rispetto ai loro colleghi.

A questi magri salari bisogna poi sottrarre la quota che ogni lavoratore deve versare al caporale. Ad esempio il trasporto costa mediamente 5 euro, ma può variare con la distanza. E il caporale spesso fornisce anche beni di prima necessità (mediamente 1,5 euro l’acqua, 3 euro per un panino, etc.). “Nei gravi casi di sfruttamento analizzati - spiega la Flai Cgil - alcuni lavoratori migranti percepivano un salario di un euro l’ora”. Una sintesi del rapporto con un’efficace infografica si trova sul sito dell’Osservatorio: https://www.flai.it/osservatoriopr/

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