Dal 1998 i lavoratori e le lavoratrici del pubblico impiego sono chiamati ad eleggere le loro Rappresentanze sindacali unitarie e non hanno mai mancato l’appuntamento. Oggi auspichiamo un aumento della partecipazione e che faccia premio alla Funzione pubblica la lunga stagione di mobilitazione per i diritti dei lavoratori e dei cittadini. “Il sindacato sarà le persone che scegli”, quelle a cui si dà fiducia, il/la collega stimata e capace, attenta, solidale, che si candida per spirito di servizio. In questa relazione di prossimità sta il senso più vero delle Rsu, nella conoscenza delle diverse realtà degli uffici, degli enti, dei presidi.
Per aumentare la capacità di insediamento territoriale, anche alla luce della stipula dei nuovi Ccnl e dei prossimi tavoli di contrattazione decentrata, sono state presentate più liste del 2015, per la gran parte maggiorate di un terzo. Una scelta necessaria in un momento particolarmente complesso nella storia della pubblica amministrazione, che sta subendo ancora le conseguenze delle azioni di riduzione del sistema di welfare pubblico. Inoltre, l’attacco ai corpi intermedi e al sistema della rappresentanza sindacale ha segnato negativamente gli ultimi anni.
Ora il recente accordo con Confindustria, preceduto da analoghe intese, unitamente alla stipula dei contratti del pubblico impiego, ci parla di una ripresa del confronto, di un percorso e di una relazione positiva che auspichiamo non si interrompa nuovamente. Abbiamo bisogno di più contrattazione per lo sviluppo, di nuovi investimenti pubblici e privati per offrire una prospettiva di futuro, in particolare alle donne ed ai giovani. L’abbiamo detto nel Piano del lavoro, lo ripetiamo in ogni sede. Più lavoro pubblico, più welfare, più servizi adeguati a una società in trasformazione.
La Funzione pubblica, certa che i candidati “fanno la differenza”, ha giocato d’anticipo, organizzando percorsi formativi per dare ai nuovi delegati competenze e strumenti all’altezza dell’impegno richiesto. Siamo a più di 7.000 candidati già coinvolti, e altri ne stanno arrivando. Dalla loro generosità nasce la capacità di insediamento della nostra organizzazione ed il futuro stesso della democrazia nei luoghi di lavoro. Sfuggire alla trappola del corporativismo, dei privilegi ad personam, è possibile solo attraverso una visione confederale, che tenga insieme specificità professionali ed esigibilità dei diritti di cittadinanza e delle protezioni sociali, che vanno riconquistate ed estese. La rilevanza di questo impegno per il bene comune deve essere valorizzata: un onere importante, che richiede il supporto di tutta l’organizzazione.
In questo spazio di democrazia ottenuto più di venti anni fa sono nate sperimentazioni innovative, contratti decentrati attenti alla fruizione dei servizi da parte dei cittadini e alla valorizzazione del personale. Un percorso che ora può ripartire, dopo quasi dieci anni di blocco della contrattazione.
La Funzione pubblica ha promosso più di 50 programmi di lavoro, il segno di un impegno diffuso per migliorare la qualità dell’azione pubblica. Dalla sanità di territorio ai servizi educativi e sociali, prevenzione, professioni infermieristiche, consultori, salute mentale e dipendenze, servizi educativi e servizi sociali, enti locali e città metropolitane: sono solo alcuni dei titoli che caratterizzano le proposte costruite in ascolto e dialogo con gli iscritti, nel corso di moltissime iniziative territoriali.
Non dimentichiamo che insieme ai contratti sono state bloccate assunzioni e finanziamenti, si è dato luogo a una riforma istituzionale incompiuta che ha ridotto drasticamente le risorse umane e materiali per gli enti di secondo livello, creando una crisi gravissima per alcuni servizi fondamentali, dall’edilizia scolastica alla manutenzione delle strade. Organici impoveriti anche per enti locali e sanità con ripercussioni sulle funzioni essenziali e sulla esigibilità dei Lea. E ancora, carichi di lavoro in continuo aumento e personale sempre più anziano.
Un elenco infinito di problemi che le nuove Rsu dovranno affrontare, sapendo che serve un efficace governo del cambiamento. Non soluzioni di facile presa, ma un vero ripensamento di modelli organizzativi, professioni, competenze, necessari processi di innovazione. Così come è indispensabile rafforzare l’impegno confederale per garantire l’universalità del Servizio sanitario nazionale, contro i de-finanziamenti e le privatizzazioni. Per un sistema pensionistico più equo, che consideri le differenze tra i lavori e tra le aspettative di vita, che dia risposte ai giovani e alle donne che godono di minore tutele pensionistiche. Per una scuola pubblica di qualità, asili nido e scuole materne per i bambini e le bambine. Servizi per il lavoro e la formazione. Perché le vertenze della Cgil riguardano i diritti di tutti. Contro la paura che domina le nostre vite, contro il rancore che è diventato la cifra di questi anni, la diffidenza, la divisione, scegliere di andare a votare per le Rsu è un segnale di cambiamento per il mondo del lavoro e per l’intero paese.