La scadenza elettorale per il rinnovo delle Rappresentanze sindacali unitarie, come sempre, rappresenta un’importante prova di democrazia di questo paese, che coinvolge oltre 2.750.000 lavoratori e mette al centro il tema della partecipazione nel mondo del lavoro pubblico. Un appuntamento che cade dopo il terremoto delle elezioni politiche, che ha decretato la sconfitta della sinistra e l’irruzione prepotente di soggetti politici con forti connotazioni populiste e xenofobe, come il M5S e la Lega, che hanno pescato abbondantemente fra nostri iscritti e simpatizzanti. Siamo forse entrati nella terza repubblica a trazione pentastellata, anche se non si intravedono facili soluzioni per il futuro governo.
Tutto questo interroga la Cgil sul piano dell’autonomia dal quadro politico e del ruolo che sarà chiamata a svolgere in futuro, in uno scenario che evidenzia uno iato fra le opzioni di sinistra e di classe del nostro sindacato e gli orientamenti elettorali di parte della nostra base.
Le ragioni del lavoro sono state assenti dalla campagna elettorale. Tocca a noi rilanciarle con forza, a partire da questo rinnovo delle Rsu, un appuntamento che parla anche al paese per riaffermare i diritti del lavoro e la democrazia sindacale nei settori pubblici, troppo spesso vilipesi e strumentalizzati per biechi interessi elettorali.
I governi di centro-destra e di centro-sinistra non si sono distinti nella campagna di denigrazione, volta a nascondere il vero problema della riduzione del pubblico a vantaggio delle privatizzazioni.
Ovvero, lo smantellamento del sistema di welfare, con il disastro della sanità pubblica e l’attacco alla scuola pubblica della Costituzione con la legge 107, ai diritti del lavoro con il jobs act e la precarizzazione imperante, l’attacco alle pensioni.
La Cgil ha contrastato questa deriva turbo-liberista. Siamo il sindacato del Piano per il lavoro e della Carta dei diritti universali, su cui sono state raccolte milioni di firme per una proposta di legge d’iniziativa popolare, incardinata nei lavori della Camera.
Dall’attacco al pubblico non sono stati esonerati i settori della conoscenza, dove la nostra Flc ha contrastato la riforma Brunetta e la “buona scuola” di Renzi con un movimento di massa e unitario che ha messo in campo tutto il mondo della scuola e, per la prima volta, alle strette il governo, su una vertenza del mondo del lavoro culminata con lo sciopero del 5 maggio 2015. Per non parlare dell’azione di contrasto alle riforme del sistema universitario - che hanno prodotto l’attuale deriva di un sistema irrimediabilmente spaccato fra un nord che attrae risorse e studenti e un sud sempre più impoverito – e ai tagli alla ricerca e alla sua autonomia.
La precarizzazione dilagante ci ha visti impegnati nelle rivendicazioni a sostegno della stabilizzazione dei precari, ottenuta sia con l’immissione in ruolo del personale precario della scuola, che con le risorse contenute nell’ultima legge di bilancio destinate ai precari della pubblica amministrazione.
Frutto anche dell’azione giudiziaria promossa dalla Flc Cgil a livello europeo per contrastare la reiterazione dei contratti flessibili nella pubblica amministrazione. Azione giudiziaria intrapresa e vinta anche nei confronti del governo, con il pronunciamento della Corte Costituzionale che ha riconosciuto il diritto al rinnovo dei contratti pubblici e permesso la riapertura della stagione contrattuale.
In questo quadro durissimo e complesso, siamo riusciti a portate a casa il rinnovo del contratto dell’Istruzione e ricerca, dopo 9 anni dall’ultimo rinnovo dei comparti scuola, università, ricerca e Afam.
Un risultato niente affatto scontato, che ci ha visti impegnati sul tema delle risorse aggiuntive per la scuola sottratte dalla legge 107, quelle destinate alla ‘premialità’ dei docenti, riportate al contratto grazie alla nostra azione, per incrementare le retribuzioni di tutti (circa 200 milioni di euro complessivi).
Il rinnovo contrattuale è un risultato straordinario. Al di la dei contenuti, rimette in moto un meccanismo che si era inceppato, di cui non era scontata la ripresa. Soprattutto rimette al centro il sindacato e le relazioni sindacali, rilancia la contrattazione integrativa, strozzata dalla Brunetta e dai mancati rinnovi contrattuali, rilancia il protagonismo, a partire dalle assemblee di consultazione sull’ipotesi di accordo che la Flc Cgil sta tenendo, unica organizzazione sindacale, in questi giorni.
Per tutto quello che abbiamo fatto e intendiamo fare nei prossimi mesi in difesa dei diritti dei lavoratori, per rilanciare la partecipazione a partire dai luoghi di lavoro e rimettere al centro il lavoro, per rafforzare i presidi di democrazia, è necessario votare il sindacato confederale, sostenere le liste della Cgil in tutto il pubblico impiego e votare le liste della Flc Cgil nei settori della conoscenza.
Abbiamo bisogno del voto delle lavoratrici e dei lavoratori della scuola, università, ricerca e Afam, per rafforzare la nostra azione e poter dire sempre “Su le teste!”.