La contromanovra di Sbilanciamoci! - di Monica Di Sisto

 

Una manovra “vorrei ma non posso”: è così che la Campagna Sbilanciamoci, che da 19 anni mette al lavoro circa 50 organizzazioni della società civile su una manovra “alternativa” che dia priorità a diritti, pace, ambiente e lavoro, ha definito la Legge di Bilancio del governo Gentiloni.

Ai circa 20,4 miliardi di euro essenzialmente elettorali e ai 4mila emendamenti che lasciano al governo che verrà la patata bollente di una crisi strutturale e una ripresa troppo timida, Sbilanciamoci! risponde prontamente, proponendo 111 soluzioni possibili e praticabili da subito con una Contromanovra da 44,2 miliardi di euro che finisce, come ogni anno, in pareggio.

Il Ddl di Bilancio del governo Gentiloni, pur rallentando il raggiungimento del pareggio di bilancio e riconoscendo che questo vincolo imposto dall’Europa implica tagli alla spesa pubblica e aumenti delle entrate insostenibili sul piano economico e sociale, accetta comunque le regole dell’austerità. Il governo si impegna a ridurre il deficit nel 2018 dello 0,3% del Pil portandolo a un’incidenza dell’1,6%. Ciò mentre la stima del debito pubblico pesa ancora per il 131,6% nel 2017 e per il 130% nel 2018 (nel 2007 era pari al 99,8% del Pil). L’incerta ripresa risente dei limiti delle politiche economiche adottate in questi anni che hanno preferito sostenere l’offerta (imprese) rispetto alla domanda interna (consumi delle famiglie, spesa pubblica e investimenti). Anche il tanto declamato Fondo Investimenti istituito con la Legge di Bilancio 2017 ha una dotazione di 47,55 miliardi su 15 anni. 1,9 miliardi sono stati stanziati l’anno scorso per il 2017, 3,15 miliardi per il 2018 e 3 miliardi l’anno per gli anni successivi. Ma Sbilanciamoci! ricorda che il decreto salva banche, adottato a fine 2016, ha generato impegni sino a 20 miliardi di euro e che la spesa militare prevista per il solo 2018 ammonta a 25 miliardi. I 3/4 delle risorse mobilitate dalla manovra di quest’anno (15,7 miliardi di euro) sono di nuovo impegnati per impedire l’aumento dell’Iva. Il resto privilegia il dissennato rilancio degli incentivi per le assunzioni a tempo indeterminato (che riducono il costo del lavoro, ma non aumentano i salari), gli stanziamenti aggiuntivi per il Rei (sul 2018 pochi, 300 milioni) e le agevolazioni fiscali per le imprese (proroga iper e super ammortamento). Le coperture (incerte) sono affidate all’indebitamento, a maggiori entrate fiscali, alla riduzione della spesa pubblica e alle privatizzazioni.

Nel complesso la manovra 2018 mantiene un impianto recessivo, non in grado di rimettere in moto l’economia del Paese.

Le priorità che guidano la struttura della Contromanovra, invece, sono 7: un fisco e una finanza più equi per la lotta all’elusione e all’evasione; un’economia al servizio della società e capace di generare occupazione ben retribuita e qualificata; politiche ambientali lungimiranti necessarie per mettere in sicurezza il nostro territorio e assicurare uno sviluppo sostenibile; istruzione, cultura e conoscenza per tutti; un sistema di servizi e infrastrutture di welfare che non deleghi alle famiglie la protezione sociale e che risponda ai bisogni di una società che cambia; una riduzione delle spese militari a favore di interventi di pace e di cooperazione internazionale; il sostegno alle sperimentazioni sul territorio di nuove forme di economia solidale.

Quella che, dall’interno di Sbilanciamoci!, giudichiamo come una vera prova della miopia di questa maggioranza è ignorare ancora che le esperienze di economia solidale e trasformativa che sperimentano a livello locale modelli alternativi di produzione, distribuzione, consumo e risparmio assicurano reddito e occupazione a migliaia di persone in tutta Italia e sono caratterizzate dall’autorganizzazione e quindi dall’autonomia; avvicinano migliaia di persone, differenti per età, estrazione sociale, sensibilità culturale e politica; favoriscono la ricomposizione delle relazioni sociali e il legame tra le persone e l’ambiente naturale.

Sbilanciamoci! propone di investire quasi 44,7 milioni di euro per queste forme di Altra economia. Propone di istituire tre Fondi specifici per il commercio equo e solidale (1 milione), per l’economia solidale (1 milione), per la riconversione ecologica delle imprese (10 milioni); di implementare due Piani strategici nazionali per la Piccola distribuzione organizzata (10 milioni) e per la garanzia partecipata (10 milioni); di sostenere una rete nazionale di mercati e fiere eco&eque (10 milioni) e di avviare un Piano per lo sviluppo degli Open Data per l’economia solidale (1 milione). Proposte che scivoleranno – sfortunatamente – intatte sul tavolo del prossimo esecutivo, in attesa della necessaria lungimiranza.

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