“La terza Roma si dilaterà sopra altri colli, lungo le rive del fiume sacro, fino alle sponde del Tirreno”. Questa frase, declamata da Mussolini nel 1925 e riportata sul frontespizio del Palazzo degli Uffici (primo edificio dell’Eur ultimato prima della guerra, nell’ambito del faraonico progetto dell’Esposizione Universale di Roma per il 1942) sintetizza in breve ciò che Ostia avrebbe dovuto essere nei disegni del regime e non fu mai, neanche dopo.
Il Fascismo – nei suoi sogni monumentali – assegnava all’Eur il ruolo di città nuova e a Ostia la sua naturale conclusione sul mare. Rispolverando i fasti dell’impero, voleva restituire all’antica grandezza quello che ne era stato per lungo tempo il più grande porto, tanto da candidare Roma alle Olimpiadi del 1944 pensando di fare di Ostia non solo il terminale della Terza Roma, ma addirittura città olimpica.
E invece Ostia e il suo territorio sono stati lasciati ai margini di Roma.
Invece di valorizzare l’immenso patrimonio storico, ambientale agricolo, si è lasciato crescere un tessuto di insediamenti abitativi e industriali senza un piano. Ed ecco il simbolo di Ostia e di tutto il territorio (quello la Cgil nel 2013 chiamò “Ager Ostiensis” proponendo una visione unitaria e progettuale di sviluppo territoriale, riunendo Ostia, Ostia Antica, Acilia, Casalpalocco e Infernetto in un unicum antropico, culturale, storico e ambientale): pieni e vuoti, fratture e discontinuità tra la città e il suo litorale.
Vuoti creati dal Fascismo, vuoti creati dall’espansione edilizia di Roma nel dopoguerra fino ai tempi più recenti. Vuoti lasciati dall’assenza di governo.
E i vuoti – si sa – sono fatti per essere riempiti.
Si è preferito il lassez faire: qui le ville di Casapalocco, lì l’Infernetto, costruito in una zona ad elevatissimo rischio idrogeologico e a lungo privato di infrastrutture necessarie ad una popolazione in continua crescita, poi la zona industriale di Acilia e infine Ostia ponente, un tempo chiamata Nuova Ostia, ai confini dell’Idroscalo. Un quartiere nel quartiere, ormai noto a tutto il paese come proscenio di un novello “Romanzo Criminale”, dove delinquenti e fascisti oscurano i tentativi faticosi di una società civile di reagire e ricostruire.
Ostia e il suo Municipio vanno riprogettati e ricostruiti, vincendo sui simboli negativi di questi anni: dall’abuso permanente sul litorale, dove le attività balneari sono segnate dall’abusivismo e dal lavoro nero, alla crisi delle attività produttive (la chiusura dei cantieri navali), dalla mobilità “bloccata” (il tristemente noto trenino della Roma Lido, tormento per pendolari e conducenti, e le ingolfate vie Colombo, Ostiense e del Mare), al dissesto idrogeologico (ad ogni pioggia si allaga), dal degrado urbanistico all’assalto continuo al patrimonio ambientale (i ripetuti incendi che hanno devastato la pineta di Castelfusano).
Le risorse ci sono e le energie pure. Le prime sono nell’incredibile patrimonio del territorio e le seconde sono i giovani (è uno dei municipi più giovani di Roma), gli uomini e le donne che non si arrendono. Ne sono esempio i tentativi di Libera, supportati dalla Cgil, di recuperare beni sequestrati alla criminalità, tentativi ostacolati dai poteri forti del litorale e dai troppi anni di assenza di un governo del Municipio. Ne sono esempio i tentativi di recuperare e far vivere i beni comuni (come il Teatro del Lido e gli spazi delle ex colonie Vittorio Emanuele). Ne sono esempio le attività associative che cercano, tra mille difficoltà, di ricreare una società civile sana, quella vista in piazza in questi ultimi giorni per reagire alla criminalità organizzata (che, come per la Banda della Magliana, vede inquietanti alleanze con le formazioni neofasciste).
La Cgil, che ha appena costituito il comitato territoriale degli iscritti e delle iscritte del X Municipio con l’obiettivo di valorizzare in modo partecipato, condiviso e democratico le energie dei propri militanti, sta cercando di svolgere un ruolo nuovo. Soprattutto convogliando le sue energie in una vertenzialità territoriale che, in rete con le realtà associative, può e deve inserire nel Tavolo per Roma i bisogni di Ostia e del suo territorio. Prima delle elezioni municipali si è tenuto un confronto pubblico con i candidati alla Presidenza del Municipio, mettendo in evidenza le emergenze e chiedendo impegni a chiunque avrebbe vinto la competizione elettorale. A breve si farà il punto della situazione con le associazioni territoriali e le forze politiche che vorranno impegnarsi nelle vertenze necessarie per liberare Ostia dal dominio dei poteri forti e della criminalità e restituire ai cittadini la speranza che un altro mondo è possibile.