Perdite pubbliche, profitti privati - di Riccardo Chiari

Mancano i soldi per la scuola, per la sanità, per i servizi sociali, per i settori industriali e produttivi più in difficoltà dopo dieci anni di crisi? Dai palazzi della politica, e da (quasi) tutti i commentatori dei media, viene invariabilmente risposto che lo Stato, a causa del debito pubblico, non può fare di più. Poi però succede che 17 miliardi della collettività vengono messi a sostegno di almeno 10 miliardi di crediti inesigibili, e per altri 5 miliardi a un’azienda privata come Banca Intesa, che si prenderà la parte buona delle due banche venete e lascerà i debiti ai contribuenti. Negli Usa, Bloomberg Tv chiede al ministro Padoan “se l’operazione sulle banche venete pubblicizzi le perdite per privatizzare i profitti”. “Non è un salvataggio - è la laconica risposta – tutto è stato fatto secondo le regole”.

Sempre negli Usa, il Wall Street Journal annota che l’accordo rafforzerà gli utili di Intesa del 5-7% entro il 2020, senza costare un centesimo. Infatti le azioni della banca sono subito salite di alcuni punti percentuali, aumentando la sua capitalizzazione di almeno un paio di miliardi. Serve a far capire un po’ più dell’Italia odierna il fatto che le osservazioni di Bloomberg, bibbia del capitalismo mondiale, siano identiche a quelle di Sinistra italiana e Rifondazione comunista: “Si procede con un salvataggio in cui la logica della privatizzazione degli utili e socializzazione delle perdite è spinta a livelli parossistici”, segnala il Prc. Mentre Si aggiunge: “Si poteva e doveva percorrere un’altra strada: l’ingresso pubblico nel capitale delle banche per gestire, insieme ai crediti in sofferenza, anche gli asset”. Che genereranno utili. Ma il governo risponde: “Chi parla di regalo ai banchieri fa solo cattiva propaganda”.

La fanno anche Bloomberg e il Wall Street Journal?

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