Poste Italiane: un servizio pubblico da salvaguardare - di Massimo Balzarini

 

Un convegno per fare il punto sulla ristrutturazione e sulle spinte alla privatizzazione. Mentre l’azienda pubblica deve rispondere ai bisogni dei cittadini e ai diritti dei lavoratori.

Si è svolto lo scorso 10 aprile a Milano, presso la Camera del Lavoro Metropolitana, un convegno sul futuro del gruppo Poste Italiane, organizzato da Slc Cgil Lombardia e Milano. Hanno partecipato, oltre ai dirigenti sindacali di categoria e confederali, gli onorevoli Franco Bordo e Chiara Scuvera, membri delle commissioni parlamentari interessate al tema, Roberto Scanagatti per Anci Lombardia, e Rosario Trefiletti per Federconsumatori

Nelle relazioni introduttive della Slc Lombardia e della Slc di Milano si è fatto il punto sulla privatizzazione del gruppo, avviata nel 2015 e che sarà rimandata ai nuovi vertici aziendali che si stanno insediando in questi giorni, e un bilancio sul triennio dell’amministratore delegato Caio, con i problemi che rimangono aperti per il sindacato e le ricadute sui lavoratori, nonché sull’organizzazione del lavoro.

Di fatto si avvertono le ricadute molto negative causate dalla riorganizzazione già attuata in via sperimentale del recapito a giorni alterni, e la carenza strutturale di personale negli uffici per i lavoratori, a fronte delle centinaia di uscite annue per esodi incentivati che comportano spesso la messa in discussione di diritti contrattuali. Al contempo permangono forti le pressioni commerciali e la tendenza a collocare prodotti finanziari a rischio, contravvenendo le stesse etiche di comportamento di cui Poste si fa vanto.

Non vanno sottovalutate le ricadute della privatizzazione e le conseguenze che possono derivarne per i cittadini. Sono infatti da ricordare non solo i gravi disservizi nella consegna della posta ma il ruolo di presidio del territorio dei singoli uffici postali, e le ricadute sui consumatori derivate della vendita di prodotti ad elevato rischio finanziario.

A contrastare una ristrutturazione del gruppo che ha ricadute negative sui lavoratori e sui cittadini, a fronte delle difficoltà nei rinnovi contrattuali, ricordiamo lo sciopero nazionale unitario di Poste Italiane proclamato lo scorso 4 novembre in continuità alle numerose mobilitazioni territoriali, a partire dallo sciopero regionale della Lombardia del maggio 2016, dell’Emilia in luglio e di molte altre iniziative, unitarie e non, realizzate in altre regioni.

Restano molti nodi da sciogliere in attesa che la politica decida per un vero piano industriale, anche verso scelte di innovazione tecnologica, per un gruppo rilevante nel panorama nazionale, che non deve solo produrre utili ma fare scelte etiche come il presidio del territorio e la commercializzazione di prodotti finanziari etici. Allo stesso modo, la politica non può non farsi carico delle condizioni di lavoro all’interno del gruppo, sia dei dipendenti diretti che dei precari, in crescente aumento, e per la difesa dei salari, procedendo rapidamente al rinnovo del contratto nazionale di lavoro. Non solo: le sperimentazioni introdotte rischiano di compromettere la sicurezza dei lavoratori, e i ritmi incidono negativamente sulla loro salute.

Sono domande e riflessioni che sono state rivolte ai politici presenti al convegno, con la precisa richiesta che possano farsi attivi portatori di problemi sempre più urgenti, su cui i lavoratori del gruppo e l’intero paese attendono risposte positive.

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