Sulla pelle dei migranti - di Riccardo Chiari

Come evidenziato da Carlo Freccero in molte occasioni, i meccanismi di scelta delle opzioni politiche da parte del M5S possono essere sintetizzate come “il risultato della discussione al bar”. In altre parole, potendo contare sulla buona capacità di rilevazione delle tendenze in corso da parte della Casaleggio & associati, la scelta finale cade quasi invariabilmente sul senso comune maggioritario su questo o quell’argomento. L’analisi di Freccero, intellettuale a 360 gradi, profondo conoscitore del mezzo televisivo e dell’influsso che l’effetto tv provoca nell’opinione pubblica, trova conferma anche nell’atteggiamento da tenere verso il quotidiano calvario dei migranti in fuga da guerre, carestie, condizioni di vita insostenibili nei loro paesi di origine. Al bar – ma spesso anche (ahinoi) nelle case del popolo e nei circoli Arci – la questione epocale delle migrazioni viene sempre discussa in modo men che riduttivo, echeggiando peraltro quanto viene “narrato” su questo o quel media televisivo. Risultato: l’Italia profonda, quella che nell’ultimo quarto di secolo ha portato un assai discusso tycoon delle televisioni per molte volte a Palazzo Chigi, premia l’opzione fascio-leghista: si va dall’ “aiutiamoli a casa loro”, all’ancora più diretto “prima noi poi loro”. Questo atteggiamento è maggioritario nel paese. E il Movimento 5 Stelle, che vuole essere maggioritario nel paese, agisce di conseguenza. Nel segno di un marketing elettorale che, a ben vedere, è una costante di quasi tutte le forze politiche italiane. Con l’esclusione della sola sinistra di alternativa, che anche per questo non riesce ad uscire dalle secche di consensi elettorali ad una sola cifra. Anche se poi la storia – vedi l’opposizione ai Trattati europei di Maastricht e di Lisbona - le dà ragione. 

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