In Parlamento è stato approvato il decreto ‘salva Milano’. La denominazione nasce dalla scrittura di un provvedimento il cui obiettivo è porre fine all’indagine della Procura che ha sospeso nel territorio cittadino le attività di diversi cantieri, finalizzati alla realizzazione di immobili figli della cosiddetta rigenerazione urbana.
La Procura di Milano ha da diverso tempo avviato un’indagine per presunto danno erariale per un utilizzo considerabile ‘disinvolto’ della normativa urbanistica, dove l’utilizzo di procedure autorizzative per la ristrutturazione di stabili ha fatto nascere veri e propri grattacieli.
Mentre a Milano si estrae ricchezza dalla rigenerazione urbana realizzando appartamenti che i lavoratori neanche lontanamente si possono permettere, nella stessa Milano si chiudono gli spazi sociali. Di seguito riportiamo l’appello che Cgil di Milano e Cnca Lombardia hanno lanciato lo scorso 10 dicembre, in concomitanza con l’avviso di sfratto del centro sociale Leoncavallo, proprio perché in quell’area si realizzerà l’ennesima rigenerazione urbana.
“La Milano sociale per il Leoncavallo, oltre il 10 dicembre”, ne è il titolo. “A Milano – è scritto nell’appello - molte cose funzionano e molte altre potrebbero andare meglio. Spesso la nostra città è raccontata come ricca di opportunità lavorative, ma noi sappiamo che in tante e tanti vivono in condizioni di povertà, precarietà e difficoltà a raggiungere la fine del mese. Milano è portata come esempio di città dalla grande offerta culturale, ma noi sappiamo che molto spesso tantissime piccole realtà che promuovono percorsi culturali importanti, soprattutto nelle periferie, lo fanno tra mille difficoltà e con pochissimo aiuto e supporto”.
“Diversi quartieri di Milano sono ormai da tempo riferimenti importanti per la vitalità aggregativa – continua l’appello - per la grande quantità di luoghi di incontro, socialità, musica, divertimento, ma noi sappiamo che ci sono tantissimi quartieri in cui gli spazi di aggregazione mancano completamente, e quei pochi che vi sono esistono grazie all’impegno di operatori, volontari, attivisti che li animano con passione e fatica”.
“Milano – sottolinea l’appello - è una città che sempre più spesso viene scelta, anche a livello internazionale, come luogo moderno ed europeo dove vivere, ma noi sappiamo che parti importanti della popolazione cittadina fanno sempre più fatica a potersi permettere una casa dignitosa ad un prezzo compatibile con stipendi bassi che non crescono. Questi sono solo alcuni esempi di un territorio che ormai contiene come minimo due storie, due narrazioni, due facce: una che corre e una che arranca, una che risplende e una nell’ombra, una che vive senza pensieri e una che ha mille preoccupazioni”.
“Noi sappiamo tutto ciò perché come operatori e operatrici sociali e culturali – si segnala nell’appello - come educatori, educatrici, professioniste e professionisti di servizi pubblici e del privato sociale, come volontari e volontarie di associazioni e comitati, come attivisti e attiviste di realtà di base, come sindacaliste e sindacalisti di tante categorie e realtà lavorative ci confrontiamo quotidianamente con entrambe le facce di questa città, perché spesso siamo parte importante delle cose più belle e significative che la abitano, e al contempo siamo sempre concretamente in campo per contrastare e affrontare i problemi e le difficoltà di tante e tanti, compresi gli eventuali fallimenti di quanto tutti assieme cerchiamo di fare”.
Conclude l’appello: “In questo ‘noi’ in cui ci riconosciamo da tantissimo tempo fa parte anche il Leoncavallo, con una storia e un presente importante che hanno reso ormai da tempo questo luogo, le associazioni e le realtà che lo animano, un punto di riferimento imprescindibile della nostra città. Per questi motivi a partire da oggi, 10 dicembre 2024, da questo presidio che si è tenuto davanti al Leoncavallo, crediamo fondamentale che l’amministrazione comunale, a cominciare dal sindaco Sala e in tutte le sue componenti di giunta e Consiglio, si attivi concretamente per impedire questo sfratto, e per dar vita a soluzioni reali che non privino la nostra città di questa esperienza”.
Interrogarsi su quello che accade, sul governo del territorio come strumento della coesione sociale, sul contrasto alle ingiustizie, sull’esercizio dei diritti collettivi a partire da quello all’abitare, significa interrogarsi su come salvare la parte migliore della città che non trova spazio e spazi in un decreto fatto per garantire la rendita di pochi. La vicenda descritta nell’appello è un efficace paradigma del modello di sviluppo che ha caratterizzato la vita cittadina dall’Expo in avanti.
C’è una Milano da salvare.