A Milano lavorano una ventina di operai florovivaisti di Euroambiente srl, azienda di manutenzione del verde con sede a Pistoia. Questi lavoratori fanno parte del gruppo di aziende che entro la fine del 2025 cesseranno l’appalto di manutenzione del verde pubblico del Comune di Milano, appalto che sarà affidato in house a MM a fine 2025, e alla cui forza lavoro si applica la contrattazione provinciale agricola del territorio di Milano e Monza Brianza.
Forse non tutti sanno che il settore florovivaistico e agricolo è normato, oltre che dal contratto nazionale, anche dalla contrattazione provinciale (Cpl), che si sviluppa quindi nelle diverse province italiane con modalità e differenze, in alcuni casi piuttosto accentuate. I demandi affidati alla contrattazione provinciale sono molto numerosi e includono temi quali la retribuzione (che il Ccnl norma solo inserendo salari “minimi” di riferimento), trattamento di malattia e infortunio, tutele in caso di lavoro in appalto, strumenti per l’applicazione delle norme in materia di salute e sicurezza.
La vicenda che coinvolge i lavoratori di Euroambiente dell’appalto di Milano riguarda proprio una sorta di dumping contrattuale che si è venuto a creare tra le differenze di trattamento di malattia e infortunio previste rispettivamente nel Contratto Provinciale Agricolo di Pistoia e quello di Milano e Monza Brianza. In sostanza, a fronte di un verbale di cambio appalto in cui si dispone l’applicazione del Cpl di Milano e Monza Brianza, Euroambiente ha ritenuto di applicare, per ciò che riguarda il trattamento economico e normativo della malattia e dell’infortunio, le previsioni del Cpl di Pistoia, provincia dove ha appunto la sua sede legale e dove si trova la maggior parte dei cantieri di appalto da essa gestiti.
Le motivazioni fornite dall’azienda risiedono in difficoltà tecniche legate al versamento dei contributi a Inps e agli Enti bilaterali settoriali della provincia di Milano. Non si può fare a meno di notare, però, che questo ha permesso a Euroambiente di prelevare, in una sorta di menu à la carte dei contratti provinciali a sua disposizione, il trattamento che risulta anche complessivamente più vantaggioso in termini economici.
Il risultato è che questi lavoratori si sono trovati nelle proprie buste paga un trattamento di malattia e infortunio peggiorativo rispetto a quanto prevede il Cpl di Milano, con una perdita di salario sia per ciò che compete da Inps che per le integrazioni previste dai fondi settoriali provinciali.
Dopo aver dunque rilevato le difformità nelle buste paga, la prima difficoltà è stata proprio riuscire a identificare quale criterio informasse il trattamento di malattia che si riscontrava applicato nei cedolini, che erano composti da voci afferenti Contratti Provinciali diversi.
Dopo molti tentativi, insieme all’ufficio vertenze, siamo riusciti a ricostruire e a riconteggiare i periodi di malattia interessati, e appurare che dall’inizio del 2024 questi lavoratori si sono visti retribuire la malattia solo in parte, e spesso non hanno percepito le integrazioni previste dal fondo bilaterale.
La vertenza sta dunque proseguendo per tutelare i lavoratori e assicurare loro il recupero di quanto avrebbero dovuto percepire secondo le previsioni del Cpl di Milano, ma soprattutto per ristabilire il diritto a vedersi applicare i trattamenti di malattia secondo il giusto contratto di riferimento. Su questo secondo aspetto, in particolare, la Flai Cgil di Milano sta operando affinché venga positivamente ricomposta la vertenza attraverso un accordo che valga per tutti i lavoratori, in modo da evitare se possibile le cause singole e garantire il diritto collettivo.
La vicenda desta peraltro alcune riflessioni che probabilmente superano l’ambito della contrattazione di categoria: qui infatti si racconta di lavoratori di un’azienda cosiddetta “plurilocalizzata” che opera su diversi territori in Italia tramite la partecipazione a gare d’appalto pubbliche e private, ma numerosi possono essere gli esempi in cui i contratti collettivi siano utilizzati dalle aziende in modo strumentale, e producano una vera e propria competizione o contraddizione all’interno di gruppi omogenei di lavoratori.
Inoltre, il caso dei lavoratori di Euroambiente è utile per ragionare sul modello di contrattazione agricolo, che è messo a dura prova dalle difficoltà e dai diminuiti rapporti di forza. L’ultima tornata di rinnovi ha visto un insufficiente recupero del potere d’acquisto, ma se questo è un problema ormai trasversale in tutti i settori e sul quale abbiamo appena scioperato il 29 novembre, emerge sempre di più il tema delle accentuate differenze, anche sul piano normativo, che esistono nei contratti provinciali.
Allora per i lavoratori di Euroambiente, per tutti i lavoratori agricoli, abbiamo bisogno di una contrattazione più forte, più omogenea e meno frammentata per salvaguardare un settore, l’agricoltura, così fragile e così decisivo. l