Una Commissione guerresca e trasformista - di Roberto Musacchio

In un passaggio del suo intervento al Parlamento europeo nella sessione che approvava la sua Commissione, Von der Leyen ha detto che mentre la Russia spende il 9% del suo Pil per il militare, l’Unione europea sta sotto il 2%.

A parte constatare che quel quasi 2% dà una cifra superiore al 9% russo essendo il Pil della Ue assai più consistente, c’è veramente da chiedersi se si sia capito tra noi comuni cittadini dove pensano di andare a parare i dominanti di questa strana creatura che è la Unione europea. Una entità senza Costituzione, che si fonda su un assetto che è un mix di funzionalismo e inter-governativismo, di élites e nazionalisti, sostanzialmente a-democratica, che pensa ormai in sue parti importanti di impiantarsi sul vecchio “sogno” che fu di altre epoche europee di spianare la Russia.

Che debbano rendersi conto gli europei lo chiede un alto funzionario della Nato, europeo, che ci invita a prepararci ad una lunga guerra che, dice, si vincerà con i civili consapevoli.

Il Parlamento europeo arriva a votare, nella stessa sessione, una ennesima risoluzione guerresca in cui si sdoganano i missili a lungo raggio e addirittura le mine antiuomo. E si permette, il Parlamento europeo, di censurare il Cancelliere tedesco per la sua telefonata a Putin. E gli europarlamentari della Spd non si scagliano contro. Non credo per europeismo superiore ma, immagino, perché ormai c’è un clima che chiederebbe uno scatto che non hanno.

Comunque sia, malessere e divisioni ci sono. La Commissione Von der Leyen, infatti, è approvata con molti voti del gruppo di Meloni ma con meno consensi e perdendo pezzi verdi e socialisti, ma non il Pd. Anche se a posteriori Schlein prende le distanze e dichiara di non sentirla come propria. Il dato dice 370 voti a favore 282 contro e 36 astensioni. La presidente aveva a suo tempo ottenuto 401 voti a favore 284 contro e 15 astensioni. Nel 2019, prima Commissione Von der Leyen, i voti in più erano stati 93.

Si assottiglia dunque la maggioranza che ora comprende Popolari, Socialisti, Verdi europei e Fratelli d’Italia con parti del gruppo Ecr, ma con significative defezioni tra Verdi e Socialisti (la Spd si astiene). Una maggioranza tenuta insieme dalla guerra, dall’inter-governativismo, dalla convergenza tra “europeisti reali” e sovranisti e dal trasformismo. Una Unione europea sempre più a-democratica a cui affidare un esercito senza Costituzione e senza garanzie politiche e democratiche, sarebbe un ulteriore gravissimo errore.

Alla lettura dei voti, dal gruppo Ecr (quello di Meloni) sono arrivati ben 33 voti, con 4 astenuti e 40 contrari. Verdi italiani contro, arrivando a 20 Verdi per il no più 6 astenuti. Contro anche Strada e Tarquinio, arrivando a 25 socialisti contro più 18 astenuti. Tra questi la Spd.

Riprendendo il discorso iniziale, bisognerà ragionare molto su come si muoverà Von der Leyen. Ormai la geopolitica della guerra è dominante. Ma non è per nulla chiara. A lei servono l’Italia di Meloni e quello che si porta appresso. E la Polonia di Tusk. Ma Meloni gioca sia per la guerra che per Trump-Musk. Che non sappiamo che gioco giocheranno.

Intanto c’è la Germania sull’orlo di una crisi strutturale e di nervi. E che va al voto e deve decidere dove buttarsi. Da alcuni Land, per iniziativa della Alleanza Sahra Wagenknecht (Bsw), nascono governi con preamboli pacifisti. Mentre i Grunen sembrano disponibili a governare con la Cdu convergendo sulla guerra, come si evince dai voti al Parlamento europeo. Un risiko mortale tra bombe sempre più pesanti. La Spd sembra in grande difficoltà e seguire, come fa il Pd, vecchi schemi, oltre ad essere inaccettabile non sembra neanche una grande mossa.

Piuttosto servirebbe un cambio totale di paradigma. Nel 2025 saranno cinquant’anni da Helsinki, la Conferenza che vide la firma di accordi importantissimi per la pace in Europa sottoscritti anche da Usa ed Urss. Eppure non erano tempi facili, con la guerra fredda, l’Ungheria, la Cecoslovacchia, Cuba e il Vietnam. Eppure si cercarono vie di convivenza pacifica.

Si disse, dopo l’89, che tutto sarebbe stato meglio. Gorbaciov propose la casa comune europea, sulla scia dei Brandt, dei Palme, dei Berlinguer. Altri pensarono invece che era il tempo del suprematismo. I neocon in Usa e, ora lo vediamo, molti europeisti reali. Ma un suprematismo ne chiama altri. E la guerra si è fatta calda, caldissima.

Bisognerebbe urgentemente lavorare a una nuova Helsinki.

(30 novembre 2024)

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