Madame Lagarde tra Trump e Draghi-von der Leyen - di Alessandro Volpi

Le politiche monetarie europee stanno facendo solo danni, ora minacciano una guerra finanziaria e, al contempo, una sottomissione commerciale verso gli Usa. 

Il successo elettorale di Trump e la composizione della sua squadra sembrano aprire un varco nello strapotere delle “Big Three” - BlackRock, Vanguard e State Street - e rendono assai più critica l’idea di un’Europa delle esportazioni verso gli Stati Uniti.

In questa prospettiva, i vertici della finanza europea paiono intenzionati a reagire e dare corpo ad un pezzo del “progetto Draghi”, non a caso immaginato come possibile presidente della Commissione europea in caso di eccessiva debolezza della von der Leyen. Prima l’allarme lanciato dalla Bce sulla possibile bolla, sul punto di esplodere, generata dall’eccessiva concentrazione del valore azionario delle Borse americane, poi l’insistenza, sempre ad opera di madame Lagarde, sull’urgenza di creare un mercato unico dei capitali europei, superando l’attuale frammentazione.

L’obiettivo di queste mosse è possibile che sia quello di evitare la costante trasmigrazione dei 33mila miliardi di euro di risparmio europeo verso i titoli degli Stati Uniti. Il messaggio di Lagarde è chiaro: i colossi del risparmio gestito Usa dovranno fare i conti, dopo anni, con un governo non troppo amico, e quindi saranno più deboli, meno in grado di garantire super dividendi, come del resto sta dimostrando il caso Nvidia, a cui sembra svanita la patina di imbattibilità. La società quotata con la maggiore capitalizzazione al mondo, infatti, ha presentato la trimestrale con risultati record; i profitti sono raddoppiati, arrivando a 19,3 miliardi di dollari e il giro d’affari è cresciuto del 94 per cento, superando i 35 miliardi.

Nonostante questo il titolo Nvidia ha perso valore, segnando un chiaro rallentamento rispetto ad una corsa che sembrava inarrestabile. Forse la guerra interna al capitalismo finanziario Usa sta facendosi sentire, e non bastano neppure gli ottimi risultati della società dell’Intelligenza artificiale a sostenerne il titolo. L’asse si sta spostando verso i Bitcoin, verso il private equity e verso gli hedge, insomma verso l’universo di Trump, di Vance e dei nuovi ‘ministri’. Dunque i risparmiatori europei dovrebbero affidare le loro risorse a “campioni” del Vecchio Continente, magari rafforzando i monopoli già esistenti, a partire dalla Francia, ai quali dovrebbe essere messo a disposizione un mercato unico e senza troppi vincoli, così da costruire una vera e propria “industria” della finanza europea. A ciò dovrebbe contribuire la difficoltà in cui potrebbe incorrere la già ricordata vocazione all’esportazione verso gli Stati Uniti, che potrebbe essere “sostituita” nella logica Lagarde-Draghi-von der Leyen da una finanziarizzazione dell’economia europea - più risorse gestite in termini finanziari - e dalla “rinascita” di una manifattura bellica e dell’innovazione tecnologica, finanziata proprio dalla mobilitazione del risparmio europeo.

L’impressione è che la “nuova” maggioranza che sostiene la Commissione von der Leyen si muova in tale direzione: smontare la spesa sociale degli Stati, trasformare il maggior numero di cittadini e cittadine in “clienti”, pressoché “obbligati” dei grandi fondi e procedere all’“europeizzazione” di tale risparmio, sfruttando possibili debolezze americane e anticipando gli effetti dei dazi di Trump. Naturalmente allo stesso scopo sono orientate le regole di bilancio dell’austerità, e il rifiuto di un debito comune finanziato dalla Bce.

La vittoria di Trump diventa così l’occasione per un’Europa ancora più dominata dalla finanza e ancora meno sociale. Alla destra Usa l’Europa di Lagarde, Draghi e von der Leyen risponde con una destra che vuole vincere la guerra finanziaria. Peraltro Lagarde, in termini commerciali, sembra meno “dura” nei confronti della potenza d’oltreoceano, arrivando ad esprimere dichiarazioni che ormai superano ogni immaginazione. La presidente della Bce, infatti, per scongiurare i dazi di Trump ha invitato gli europei a “comprare americano”, in maniera da riequilibrare la bilancia commerciale con gli Stati Uniti. Ha affermato, con perentoria convinzione, che la strada da seguire è questa perché le “guerre commerciali” sono sbagliate. Lagarde non ha specificato cosa comprare, quanto ciò possa incidere sull’inflazione e quanto pesi sulle filiere produttive del Vecchio Continente; si è limitata allo slogan “buy American”.

Del resto queste estemporaneità sono lo specchio di un’Europa dove le politiche monetarie stanno facendo solo danni e ora, in maniera incredibile, rischiano persino di indebolire troppo l’euro senza toccare i tassi d’interesse al ribasso, minacciando una guerra finanziaria e, al contempo, auspicando una sottomissione commerciale.

(1 dicembre 2024)

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