Dovere dello Stato è proteggere l’integrità fisica, la salute, la dignità delle persone, a maggior ragione quando gli sono affidate. La Costituzione stabilisce che le pene non devono mai consistere in trattamenti inumani, degradanti, lesivi della dignità delle persone.
In un paese civile e democratico, in una Repubblica fondata sulla Costituzione, non è tollerabile un sottosegretario, in questo caso il sottosegretario alla giustizia Delmastro, che si esprima in totale disprezzo della nostra Carta fondamentale, dei diritti da questa sanciti, della dignità delle persone, che tali restano sempre, anche quando abbiano commesso reati: il codice stabilisce le pene, non altri. E la Costituzione attribuisce alle pene valore rieducativo e risocializzante, affermando che i trattamenti non devono essere mai inumani o degradanti.
A maggior ragione risulta intollerabile in un momento come questo, quando le uniche misure che il governo prende sono a carattere esclusivamente giustizialista, 'panpenalista', e mai, con buona pace dei costituenti, ed anche di Beccaria, di prevenzione della commissione dei reati, con politiche sociali, economiche, educative. Anzi, questo è il governo che opera tagli alla scuola, alla sanità, alle politiche sociali, mentre aumenta le fattispecie di reato e aumenta le pene già previste, arrivando fino a cinque anni di reclusione per il reato di resistenza passiva in carcere. Mentre depenalizza reati legati, ad esempio, all’abuso di ufficio che vedono coinvolti i colletti bianchi.
L’aumento degli atti di autolesionismo, il numero impressionante di suicidi di persone ristrette, che quest’anno supererà ogni dato precedente, ci dice della necessità di intervenire per migliorare la situazione delle carceri in Italia. Secondo i dati del Garante nazionale, all’11 novembre di quest’anno i suicidi erano 76 (e sono 81 al 20 novembre) e 11.029 gli atti di autolesionismo, i tentati suicidi 1842. Sono dati che devono far riflettere.
Non può bastare il riferimento che il sottosegretario ha fatto, per giustificare le proprie dichiarazioni, al 41 bis, ai grandi criminali, all’alta sicurezza, perché neanche in questi casi il sistema, lo Stato, i suoi rappresentanti, possono contravvenire il principio rieducativo della pena che non si sostanzia mai nell’afflizione, il principio di clemenza, il rispetto della dignità delle persone. Giustizia non è mai violenza, mai sopraffazione, mai vendetta. In nessun caso, anche per i reati più gravi. Dovrebbero far riflettere i numerosi rilievi, della Corte e non solo, al regime di 41 bis.
“Non lasciamo respirare chi è nel blindato … gioia nel non far respirare i detenuti” sono frasi che non vorremmo davvero mai sentire, soprattutto da rappresentanti dello Stato, che richiamano periodi bui della nostra storia, inammissibili da parte di chi rappresenta le istituzioni.
Invece di spendere soldi per l’acquisto di vetture ipertecnologiche con i vetri oscurati, quando negli istituti penitenziari spesso manca anche l’acqua calda, sarebbe necessario investire per migliorare e rendere dignitoso lo stato delle carceri, per chi ci vive e per chi ci lavora.
La criminalità organizzata non si sconfigge, come ancora Delmastro ha dichiarato, con la “corsa tecnologica” ma con azioni concrete di antimafia, intervenendo laddove il potere occulto si esercita e trova spazi, creando le condizioni perché non trovi terreno fertile per i propri affari.
Quelle del sottosegretario sono parole che rivelano ancora una volta l’ossessione giustizialista del governo, che rischiano di giustificare comportamenti come quelli a cui abbiamo assistito, che sono stati denunciati, come a Santa Maria Capua Vetere, a Reggio Emilia, al Beccaria di Milano. Forse anche in qualche modo volte al superamento del reato di tortura, faticosamente inserito nel nostro ordinamento, ben dopo che altri paesi europei lo avevano fatto, e con i limiti a suo tempo segnalati.
L’istigazione alla tortura, quella è un reato, la tortura non è mai ammessa e giustificabile, e chi ricopre ruoli istituzionali lo dovrebbe sapere. Così, invece, eventuali reati compiuti dietro vetri oscurati diventerebbero impunibili. Non solo, anche motivo di gioia, a suo dire, per il sottosegretario. Purtroppo sappiamo cosa significa togliere il respiro, ricordiamo tutti le persone morte per soffocamento, le loro suppliche per non riuscire a respirare, e lo sappiamo perché non c’erano vetri oscurati a proteggere.
La conferenza nazionale dei Garanti, in un comunicato, ha dichiarato la propria profonda indignazione: “Parole prive di umanità e dignità istituzionale … di una gravità inaudita perché pronunciate da un rappresentante del governo che ha giurato sulla Costituzione … che alimentano un clima di odio”.
In uno stato civile, in una Repubblica democratica, chi ha pronunciato frasi di questo tenore dovrebbe rassegnare le dimissioni. Chi siede in Parlamento dovrebbe chiederne con forza le dimissioni. Il 29 novembre dobbiamo essere in piazza anche per questo: per i diritti di tutti e tutte, in maniera particolare di chi ha meno voce.