Oggi come ieri rossi e autoferrotranvieri! - di Tania Assandri

Grande partecipazione allo sciopero e alla manifestazione nazionale del trasporto pubblico locale l’8 novembre scorso.

“Oggi come ieri rossi e autoferrotranvieri!”, citano i compagni e le compagne della Liguria con uno striscione seguito da un corposo corteo, alla manifestazione che si è svolta l’8 novembre a Roma. Una manifestazione organizzata in occasione dello sciopero degli scioperi degli autoferrotranvieri.

Agitazione nazionale “senza fasce” in tema di rinnovo contrattuale. “Senza fasce” chiaramente rimane virgolettato, in quanto per tutelare il diritto costituzionale alla mobilità di tutte e tutti è stato comunque garantito un 30% di servizio all’interno delle fasce di garanzia onnicomprensivo di trasporti minimi essenziali (minori, disabili, porti e aeroporti).

Lo sciopero ha avuto una grande adesione in tutta Italia, esprimendo tutta la forza della categoria. Il segretario generale della Filt Cgil, Stefano Malorgio, ha detto: “Gli autoferrotranvieri sono quel comparto di lavoratrici e lavoratori, che ogni giorno muovono milioni di persone in tutto il paese; coloro che hanno lavorato sotto il Covid quando non c’erano mascherine, coloro che garantiscono il servizio ogni giorno, festivi e domeniche comprese, notte e dì, nonostante aggressioni quotidiane”.

Questo non è stato uno sciopero contro l’utenza, anzi le lavoratrici e lavoratori del Trasporto Pubblico Locale (Tpl) hanno deciso di perdere un’intera giornata di stipendio, sia per migliorare le proprie condizioni contrattuali che per rendere il servizio più ecologico, capillare e inclusivo.

Mentre nella maggior parte dei paesi europei si cerca di incentivare il Tpl, in Italia la legge di bilancio non tiene conto dei servizi pubblici. Quotidianamente assistiamo a dimissioni volontarie del personale Tpl, a causa di orari insostenibili e salari inadeguati al costo della vita, e le stesse aziende non sanno più che pesci pigliare, addirittura le campagne di reclutamento personale arrivano anche nei supermercati.

I sindacati e le stesse associazioni datoriali richiedono di concerto l’incremento del Fondo nazionale trasporti per migliorare la qualità del servizio di Tpl, ormai giunto allo stremo, e per migliorare le condizioni contrattuali del personale.

L’8 novembre il personale del Tpl di tutta Italia è sceso in piazza a Roma di fronte al ministero dei Trasporti, per chiedere un rinnovo del contratto nazionale (scaduto il 31 dicembre scorso) che preveda un salario tale da permettere a tutti e tutte di vivere e non sopravvivere, che consenta una gestione del tempo di vita attraverso orari sostenibili, e che limiti i divari sociali che interessano alcuni settori del Tpl.

Lo sciopero è pienamente riuscito e non è stato affatto un attacco all’utenza, proprio perché siamo consapevoli che spesso coloro che utilizzano i mezzi pubblici sono in condizioni simili o peggiori delle nostre. Il problema non è il disservizio creato dallo sciopero, ma i disservizi quotidiani che sono dovuti alla mancanza di personale, e ai mancati investimenti in infrastrutture che costantemente ricadono sul personale e utenza, spesso messi gli uni contro altri.

Solo soddisfacendo i bisogni delle lavoratrici e dei lavoratori, contestualmente a quelli degli utenti, si riuscirà a restituire un modello di trasporto collettivo degno di una paese tra i più ricchi e sviluppati del mondo.

 

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