Come è noto il governo di centro-destra, sulla base dell’ideologia securitaria, repressiva e razzista che lo contraddistingue, ha programmato nel corso dell’anno 2024 l’assunzione negli apparati della Polizia di Stato di 11.936 persone, e di altre 10.225 nell’Arma dei Carabinieri. Diversamente le cose vanno per gli altri settori e comparti della Pubblica amministrazione, in quanto tra tagli alla spesa pubblica pregressi e tagli che si profilano per il futuro, in conformità con il patto dell’austerità siglato con l’Unione europea, è prevedibile un ulteriore calo degli organici, tra l’altro già insufficienti e ben al di sotto della media dei principali paesi europei.
Fra i comparti “negletti” ha fatto scalpore la vicenda degli archivisti di Stato, ovvero dei precari della cultura, che solo un ampio servizio pubblicato sul quotidiano 'il manifesto' del 6 novembre, a firma Luciana Cimino, ha portato alla cronaca, segno di quanta attenzione il ministero della Cultura presti alla pletora di figure precarie che da anni conservano la memoria e la mettono a disposizione di quanti si dedicano alla ricerca negli archivi del nostro paese.
Detto che una denuncia delle organizzazioni sindacali risalente al 2022 aveva evidenziato una carenza degli organici afferenti al settore diretto dal ministero della Cultura pari a meno il 44%, nel 2023 si era svolto il concorso nelle due sessioni scritte e orali per 268 archivisti all’interno di una selezione che prevedeva l’assorbimento complessivo di 518 tecnici. Al termine del suddetto concorso erano risultate idonee 340 persone. Sennonché, mentre per altre figure professionali, dagli archeologi ai paleontologi, il Mic aveva provveduto all’assunzione di 700 funzionari tecnici, nel caso degli archivisti di Stato la Commissione interministeriale per l’attuazione del Progetto di riqualificazione della Pubblica amministrazione (Ripam) non ha provveduto a compilare la graduatoria, ai fini dell’immissione in ruolo dei vincitori di concorso.
Questa situazione di stallo ha quindi determinato uno stato di agitazione del personale, che comunque con la sua opera ricopre incarichi indispensabili per la funzionalità sia degli Archivi di Stato che delle Sopraintendenze, vista la fuoriuscita per aver raggiunto l’età pensionabile di un intera generazione di archivisti. Al punto che in molti casi nelle figure direttive degli archivi vi sono persone con professionalità non coerenti al compito precipuo di questi enti.
Oltre alle organizzazioni sindacali, anche l’Associazione Archivisti Italiana e il Comitato Idonei Concorsi hanno sollecitato il ministero a risolvere una situazione al limite dell’insostenibile, poiché queste figure professionali, oltre a svolgere da anni compiti qualificati a metà dello stipendio di chi è regolarmente assunto, poiché prevalentemente con rapporti di lavoro a partita Iva, si trovano a dover fare i conti con le questioni materiali della sopravvivenza quotidiana e del raggiungimento dell’agognato lavoro a tempo indeterminato, quando la soglia dei trent’anni per molti è superata da un pezzo.
Fortunatamente la denuncia de 'il manifesto' è stata ripresa e amplificata da altri quotidiani e da Radio Popolare, cosicché venerdì 8 novembre la Ripam ha emesso la graduatoria, che successivamente verrà inviata al Mic, che quindi provvederà a pubblicarla ufficialmente, avviando la parola fine ad una vicenda davvero indecorosa per uno Stato rispettoso del dettato costituzionale.