Addio Michele Tedesco, sindacalista, compagno, amico - di Luigi Antonucci

Il 4 novembre scorso, dopo una serie di avversità di salute che lo avevano minato nel corpo ma non nella sua voglia di vivere, ci ha lasciati il compagno Michele Tedesco di Andria.

Michele, insieme ad altri compagni della Bat (Barletta-Andria-Trani), aveva deciso con convinzione di aderire a Lavoro Società. In quel settembre di tre anni fa fu proprio lui ad aprire la nostra iniziativa regionale nella quale ci presentavamo pubblicamente.

Dal punto di vista umano sarcastico e sornione, dal punto di vista lavorativo competente e combattivo, così lo descrive Liana Abbascià, già segretaria generale della Funzione pubblica Bat, che lo ha avuto come responsabile delle autonomie locali. Il segretario della Cisl ha detto di lui: “Tante volte con idee diverse su alcune situazioni, ma sempre insieme nella difesa dei lavoratori”.

Alcuni suoi colleghi al funerale tra le lacrime affermavano che se ne sarebbe sentita la mancanza. Anche se era un pensionato continuava ad essere un punto di riferimento per tutti loro. Sempre pronto a esserci per i lavoratori. Sempre sorridente, sempre con la battuta pronta, è stato anche un maestro per tutti coloro che muovevano i primi passi nell’organizzazione.

La Cgil e la politica erano le sue passioni, coniugate sempre con uno sguardo al presente. Si informava leggendo tanti giornali, anche se il suo preferito era il Corriere della Sera, e quando qualcuno gli faceva notare che leggeva il quotidiano della borghesia del nord, rispondeva che per confrontarsi con la controparte di classe bisognava conoscerne il pensiero.

Poi l’amicizia, aveva tanti amici ma uno speciale, Raffaele Di Renzo. Con lui aveva cominciato il lavoro da dipendente comunale come autista degli autobus urbani, con lui l’iscrizione alla Cgil, con lui la creazione della cellula comunista nel comune.

La sua presenza nelle lotte e nelle contrattazioni lo hanno portato prima nel direttivo della Funzione pubblica del comune di Andria e poi in quello del comprensorio nord barese, come si chiamava alla fine degli anni novanta.

In un congresso lui era il compagno designato alla segreteria generale, gli fu chiesto un sacrificio, eleggere una compagna. Con il suo spiccato senso dell’organizzazione, dopo un primo momento di scoramento, accettò la presidenza del direttivo. Un gesto non da tutti. Anzi.

Su trecentocinquanta dipendenti ben centodieci erano iscritti alla Cgil, un numero che nelle prime elezioni delle Rsu portò la Fp a essere il primo sindacato con ben cinque eletti, posizione reiterata nelle elezioni successive.

Durante un incontro per la contrattazione integrativa, il sindaco e l’assessore di turno, respingendo la proposta dei sindacat,i lo sfidarono a svuotare gli uffici comunali con uno sciopero come Michele aveva paventato. Il giorno dello sciopero solo i servizi essenziali erano presenti (convincere i lavoratori di quegli uffici a non partecipare allo sciopero fu per lui una fatica improba). Non era ancora finita la manifestazione che la delegazione trattante venne richiamata al tavolo, per firmare l’accordo. Tutte le richieste erano state accettate. Un trionfo che lo portò ad avere il distacco sindacale per poter lavorare su tutto il territorio.

Al momento del pensionamento, gli iscritti e la gran parte dei lavoratori gli fecero promettere che non li avrebbe abbandonati. Lui promise e mantenne la promessa sino al momento del primo problema di salute.

Una doppia operazione al cuore lo tenne lontano per molto tempo dalla Lega Spi dove, in collaborazione con il Caaf, dava una mano alla compilazione delle dichiarazioni dei redditi degli iscritti alla Funzione pubblica. Poi, quando sembrava che tutto fosse risolto, un ictus molto pesante lo ha portato a essere ricoverato presso strutture dove, a quanto raccontato dalla moglie sulle carenze di assistenza, che in un caso lo hanno portato a cadere dalla sedia a rotelle, si è di fatto aggravata la sua situazione sanitaria.

Al funerale la chiesa era strapiena di gente, i muri della Camera del Lavoro e della sua abitazione ricoperti di innumerevoli manifesti di condoglianze. Era orgoglioso dei suoi figli perché avevano trovato la loro strada solo con le loro forze.

Addio compagno e amico Michele. Con te abbiamo lavorato e combattuto nella nostra Cgil per il bene dei lavoratori, abbiamo vinto e abbiamo perso ma sempre senza tirarci indietro di fronte a nulla.

Sei stato maestro per me nei primi passi del lavoro sindacale. Non sei stato capito e a volte addirittura osteggiato. Ma sei sempre e tenacemente stato dalla stessa parte.

Mi mancheranno le nostre chiacchierate.

La vita dei morti dura nella memoria dei vivi” (Cicerone)

 

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