Governo repressivo e biscazziere - di Denise Amerini

Il 7 novembre è scaduto il termine per la presentazione degli emendamenti al Ddl sicurezza, sul quale già abbiamo scritto, preoccupati dalla deriva giustizialista e securitaria che rappresenta. Inasprimento delle pene, introduzione di nuovi reati, riduzione della possibilità di esprimere in maniera pacifica, non violenta, democratica, il dissenso. E poi donne in carcere anche se incinte, bambini in carcere, detenuti che non potranno più esprimere nessuna forma di protesta non violenta, a fronte delle condizioni in cui sono costretti a vivere.

Abbiamo ripetutamente affermato come oggi il carcere sia un contenitore di povertà, di marginalità, di disagio. Oggi sono in carcere 62.110 persone, a fronte di una capienza regolamentare di 51.181. E sappiamo quanto la capienza effettiva sia inferiore per le celle inagibili, non regolamentari.

Si avvierà adesso la discussione in aula sul Ddl, ma i segnali che giungono non lasciano presagire nulla di buono. E’ fresco il ricordo, e ne portiamo ancora l’amarezza, lasciato dall’impossibilità di procedere, nel marzo del 2023, con la legge Siani-Serracchiani, che prevedeva le case famiglia per le donne madri ristrette con i loro bambini, con i presentatori costretti a ritirarla per la mole di emendamenti, peggiorativi, presentati dalle forze di maggioranza di destra.

Con il Ddl sicurezza si va nella direzione esattamente opposta. E nessun provvedimento, nessun segnale che ci sia intenzione di adottare misure veramente deflattive. Nessun provvedimento che vada nel senso della giustizia sociale, della prevenzione vera dei reati.

Che né la povertà  la salute delle persone siano fra le preoccupazioni e le priorità di questo governo lo dice pure la legge di bilancio per l’anno 2025, anch’essa in discussione in questi giorni: i provvedimenti adottati peggioreranno ulteriormente le cose. Il fondo sanitario si riduce, non si affronta l’emergenza abitativa, non vengono rifinanziati i fondi di sostegno all’affitto, non c’è nessun provvedimento che vada nel senso dell’inclusione e della lotta alla povertà. L’unico settore che vede un incremento di risorse è quello della spesa militare.

Nella legge di bilancio ci sono alcuni articoli che meritano di essere evidenziati, perché, insieme alle misure inique che contiene, sono paradigmatici di quello che il governo pensa, e fa, nei confronti della salute dei cittadini, del loro benessere, del contrasto alla povertà.

Sono gli articoli che riguardano il gioco d’azzardo: da una parte si sopprime l’Osservatorio a suo tempo istituito presso il ministero della Salute, e si elimina il fondo di 50 milioni di euro finalizzato alla prevenzione ed alla cura della patologia, della dipendenza da azzardo. Nonostante la dipendenza da azzardo sia una patologia riconosciuta dalla comunità scientifica internazionale, e sia stata inserita da diversi anni nei Livelli Essenziali di Assistenza. Viene sostituito da un fondo di 44milioni da ripartirsi fra le Regioni, riferito in maniera generica a tutte le dipendenze patologiche.

Accanto a questi provvedimenti, si stabilizza una estrazione aggiuntiva di lotto e superenalotto, e si prorogano le concessioni di due anni, concessioni che vanno avanti in regime di proroga ormai da dieci anni. Le motivazioni sono che senza i proventi dell’azzardo non si chiudono i bilanci dello Stato, che sono risorse fresche nelle casse dello Stato, e che con quei soldi si potranno anche finanziare interventi per curare chi sviluppa una patologia. Ovviamente per propria colpa, perché chi gioca responsabilmente non ha conseguenze. Di più, con i proventi della estrazione aggiuntiva si potranno finanziare interventi in caso di calamità naturali.

Eppure non ci sono politiche serie di prevenzione, di tutela del suolo, dell’ambiente, di manutenzione e cura degli spazi urbani ed extraurbani: abbiamo soltanto un fondo per rimediare ai danni provocati da politiche ambientali inesistenti.

In definitiva siamo di fronte ad uno stato biscazziere, che pensa di far cassa sulle fragilità delle persone: i dati ufficialdicono che oltre l’80% degli introiti è dovuto ai giocatori compulsivi, che giocano molto di più le persone povere, le persone con un lavoro precario, le persone con bassa scolarità. Uno Stato che privilegia gli interessi del capitale rispetto a quelli delle persone.

E non possono essere sufficienti, tanto meno soddisfacenti, i richiami al “gioco responsabile”. Sappiamo quanto sia difficile accorgersi, e poi ammettere, di aver sviluppato comportamenti compulsivi, di aver sviluppato una dipendenza.

La responsabilità è dello Stato, di chi amministra e gestisce l’offerta, che va assolutamente ridotta e regolamentata. Non si possono anteporre gli interessi economici alla salute delle persone. La Costituzione dice che la salute è un diritto fondamentale di ogni persona, che viene anche in questo modo minato. Un ennesimo attacco, per quanto meno evidente rispetto ad altri, alla nostra Carta costituzionale. Ed è anche per questo che saremo in piazza il 29 novembre.

 

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