Accordo di cooperazione tra Flai Cgil e Mediterranea Saving Humans.
Nel pomeriggio del 9 ottobre scorso la Mare Jonio, nave di Mediterranea Saving Humans, unica battente bandiera italiana della flotta civile di soccorso dei migranti, è salpata dal porto di Trapani in direzione Lampedusa per la sua diciannovesima missione nel mar Mediterraneo centrale. Una missione dedicata alla memoria di Giacomo Gobbato, attivista del centro sociale Rivolta ucciso da una coltellata mentre, il 20 settembre scorso a Mestre, cercava di difendere una donna vittima di rapina: “Con Jack. Non ci volteremo mai dall’altra parte”, si può leggere da oggi sulla fiancata della nave Mare Jonio.
Si è trattato di una partenza inattesa dopo che, il 17 settembre, un’ispezione straordinaria a sorpresa, ordinata senza alcuna giustificazione dal ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, si era conclusa con l’ordine di sbarcare le attrezzature per il soccorso che si trovavano a poppa della nave sul ponte di coperta. In particolare i container destinati all’accoglienza delle persone soccorse, quello dell’infermeria, i bagni chimici, le docce e i due gommoni veloci “rhib”. Se la Mare Jonio non avesse ottemperato, la minaccia ultimativa delle autorità consisteva nel ritiro del Certificato d’idoneità, indispensabile per navigare.
“Si tratta di un ordine del tutto illegittimo - ha dichiarato Alessandro Metz, armatore sociale di Mediterranea Saving Humans - un’imposizione il cui vero obiettivo è cercare di fermare una volta per tutte la Mare Jonio. Abbiamo attivato i nostri legali e stiamo facendo ricorso a ogni livello contro questo provvedimento ingiusto. Ma non possiamo sospendere le attività in attesa che un giudice si pronunci”.
Per questa ragione l’equipaggio ha ottemperato alle prescrizioni, scaricando il materiale richiesto, per poter partire comunque e ritornare là dove la presenza della nave può fare la differenza, pronti in ogni caso a rispondere a situazioni di pericolo, ad assistere le persone in difficoltà e ad intervenire in soccorso se necessario.
Ma la missione ha anche un’altra significativa particolarità: “Non è un caso che questa missione sia resa possibile dal sostegno di Flai Cgil, il sindacato confederale particolarmente attivo nella lotta al caporalato e allo sfruttamento in agricoltura” - ha dichiarato Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans. Infatti pochi giorni prima la Flai Cgil e Mediterranea Saving Humans avevano stretto un patto di cooperazione: “Insieme, perché chi salva una vita salva il mondo intero. E nessuno si salva da solo, come insegna la storia del sindacato”. “Abbiamo deciso di dare un aiuto concreto alla ong che soccorre i migranti nel Mediterraneo, per sostenere le loro spese legali e far fronte insieme ai costi del carburante e dell’equipaggiamento di bordo”, aveva subito comunicato la Flai nazionale.
Per Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil “di fronte a una Fortezza Europa che chiude i suoi confini a chi è in fuga da guerre, miseria e stravolgimenti climatici, le navi di Mediterranea e di tutta la flotta civile rappresentano una delle pochissime ancore di salvezza per restare umani”. Dal canto suo Laura Marmorale, presidente di Mediterranea Saving Humans, aggiungeva: “Sappiamo bene che la tutela dei diritti e della dignità delle persone che soccorriamo in mare non si esaurisce nel momento in cui raggiungono terra. Le leggi securitarie che governano l’immigrazione in questo paese le espongono continuamente a condizioni di pericolo. Stringere un patto di alleanza e cooperazione con la Flai Cgil rappresenta per noi l’opportunità di tracciare una continuità di idea e azione fra mare e terra”.
Con l’inasprirsi delle tensioni internazionali e a causa delle politiche migratorie italiane ed europee, Mediterranea - nata sei anni fa, di fronte alle decisioni criminali di chiusura dei porti dell’allora ministro dell’Interno - è andata incontro alle persone in mare, organizzando poi missioni di terra sia sulla rotta balcanica che nello scenario di guerra in Ucraina. E, negli ultimi mesi, anche in Cisgiordania.
Per la Flai, è un altro aspetto di quel ‘sindacato di strada’ che è bussola della sua azione quotidiana; andare incontro a uomini e donne che hanno bisogno di aiuto. Come con le ‘Brigate del lavoro’ che portano i diritti direttamente nei campi, dove si lavora la terra spesso in condizioni disumane, dove i permessi di soggiorno possono trasformarsi in arma di ricatto, dove la non conoscenza della lingua è un ulteriore fattore che rende ricattabili. Attiviste e attivisti di Mediterranea si uniranno alle Brigate del lavoro della Flai, avviando una collaborazione fruttuosa per la difesa di chi ha meno diritti e meno tutele.