La manifestazione nazionale del 19 ottobre delle lavoratrici e lavoratori pubblici: “Ce n’est qu’un debut” - di Antonio Bagnaschi

Piazza del Popolo comincia a colorarsi di rosso e di azzurro in una piovosa mattina di metà ottobre. Alla manifestazione nazionale organizzata da Fp Cgil, Uilpa e Uil Fpl, le lavoratrici e i lavoratori del pubblico impiego arrivano con bandiere, striscioni e con tanta, tanta rabbia. Le stime filtrate nei giorni precedenti rispetto alla manovra di bilancio restituiscono un quadro piuttosto chiaro di quanto sta per accadere: non ci sono i soldi per sostenere il rinnovo dei contratti nazionali per il settore del pubblico impiego.

Nella piazza, mentre si succedono gli interventi dal palco, i manifestanti fanno capannello e discutono animatamente tra loro: i più alterati, e a ragione, sono l’infermiere, scandalizzato dallo stato di abbandono della sanità pubblica, che discute con limpiegato del comune, a cui verrà offerto un rinnovo con un salario miserrimo.

È la fotografia di un paese che scende in piazza per difendere il proprio salario e, insieme, lidea di uno Stato in cui il lavoro pubblico sia finanziato con risorse certe, ovvero sia in grado di restituire un livello dignitoso di servizio alla cittadinanza. Non si tratta, infatti, solo di una manovra di bilancio, figlia di una scelta miope fatta da un governo troppo occupato a buttare i soldi per fare figuracce confinando i migranti dove non si può, cè molto, molto di più. Non finanziare il sistema pubblico significa rompere il patto sociale che caratterizza il nostro paese, ed è la premessa ad uno scontro che ci riguarda tutte e tutti.

Serena Sorrentino, segretaria generale della Fp Cgil, intervenuta dopo delegate e delegati di tutti i comparti, ha ricordato che è dal 2022 che viene riproposta la piattaforma per il rinnovo del contratto votata da lavoratori e lavoratrici, mentre il governo continua a proporre un aumento del 5,7% a fronte di un’inflazione che ha superato il 17%. “Non è vero quel che afferma il ministro Zangrillo, che i privati hanno fatto peggio. Il datore di lavoro pubblico è il peggiore del paese”. Mancato rinnovo significa blocco delle carriere, blocco del passaggio al nuovo ordinamento, blocco del salario accessorio. Stanno persino reintroducendo le pagelle al posto della valutazione.

Sulla sanità gli interventi dal palco sono netti e precisi, svelando le mistificazioni e le bugie della presidente del Consiglio Meloni. La spesa sanitaria in tutto il mondo si valuta in rapporto al Pil e quella prevista dalla manovra è inchiodata per il 2025 e per gli anni a venire al 6,3-6,2%, quando l’Ocse afferma che dovrebbe essere almeno al 7% per fornire una risposta minimamente adeguata alla domanda di salute.

Lattuazione della Costituzione è uno dei fili conduttori degli interventi così come delle conclusioni di Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, che ha ricordato come sia la riforma fiscale il centro del problema: lì si trovano le risorse per i contratti, la sanità, la scuola, le politiche per la casa, per le politiche industriali. Per Landini, la manovra di bilancio è una legge balorda, figlia della scelta di questo governo di votare e applicare le politiche europee che ripropongono l’austerità.

In un paese con oltre 90 miliardi di euro di evasione fiscale, dove le rendite e i profitti sono enormemente aumentati a scapito del potere dacquisto di lavoratori e pensionati, dove il lavoro dipendente viene tassato più del profitto, invece di tagliare il welfare occorrerebbe far aumentare le entrate applicando l’articolo 53 della Carta: “Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.

Per queste ragioni quello di Landini alla piazza è stato un “arrivederci”. Perché “quando si tagliano salari, si incentiva la precarietà, quando si taglia la sanità, l’istruzione, si riducono la democrazia e le libertà dei cittadini. È quello che sta succedendo, noi non siamo più disponibiliInfatti, non ci fermeremo davanti a niente e nessuno, quella di oggi non è una conclusione, abbiamo solo cominciato. Non ci fermeremo, non solo perché abbiamo la forza, ma anche la ragione dalla nostra parte”.

 

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