Macerata: il perimetro dei carabinieri e la presunta dispersione scolastica di studenti maggiorenni - di Serena Cavalletti

L’episodio è solo l’inizio della quasi onnipotenza di perimetri repressivi con l’approvazione del pacchetto Piantedosi?

A scuola insegniamo che il perimetro è ciò che delimita: un confine che sia geografico, umano o sociale, il raggio d’azione, la pertinenza, la libertà, in una parola la forma, qualsiasi accezione le si voglia dare. Il perimetro è spesso garanzia della libertà e della salvaguardia dell’altro, del rispetto, implica il proprio ridimensionamento e impedisce l’invasione, lo sconfinamento; spesso il perimetro dei sistemi sociali è uno dei pilastri di un sistema democratico.

Sfugge il perimetro nella vicenda occorsa nei giorni scorsi nel maceratese, e lascia aperto più di un interrogativo. È accaduto che un’operazione nata come antispaccio a cura dei carabinieri locali sia finita con la segnalazione ai propri Istituti scolastici di dodici maggiorenni colti in flagranza di relax, nel giorno in cui avevano deciso di “marinare” le lezioni.

Questo il risultato di un dispiego di forze pari al presidio di dodici zone, con aiuto di unità cinofile a Macerata città e in almeno tre cittadine della provincia: 44 persone identificate, trenta veicoli controllati e nemmeno un grammo trovato, nemmeno un reato contestato ad eccezione di una sanzione amministrativa di poco più di un centinaio di euro a un veicolo per una targa provvisoria.

Saremmo sul ciglio del ridicolo, di facili ironie, battute e barzellette, se questa vicenda invece non fosse terribilmente seria. In che modo un’operazione antidroga finisce con un’evidente violazione della privacy a carico di dodici giovani? In base a quale allargato perimetro si acquisiscono i dati personali, e si interviene sulla libera scelta di un maggiorenne dotato della capacità di intendere e volere per “correggere” una condotta che non costituisce reato?

La stampa locale in un primo momento ha pubblicato solo la cronaca, il giorno successivo invece gli articoli riportavano un’integrazione in cui si chiariva che quest’azione era stata messa in atto a contrasto della dispersione scolastica. Ma da quando nel perimetro delle forze dell’ordine compare la dispersione scolastica?

L’intervento in questo senso non può essere autoconvocato su maggiorenni, dovrebbe essere ufficialmente richiesto dai dirigenti scolastici o dai servizi sociali nel caso di grave inadempienza dell’obbligo scolastico, ovvero su famiglie o tutori di alunne o alunni minori di sedici anni. La segnalazione al proprio Istituto di un maggiorenne invece è un’invasione ingiustificata nella vita di un adulto che ha un impatto emotivo: l’Arma non è un’opera pia, quando arriva non ha l’aspetto di un gruppo di missionarie della San Vincenzo che ti viene in aiuto nel discernimento, è una divisa dello Stato italiano, ne è l’estensione e si deve muovere con cognizione di causa, non tutto le è permesso, non tutto le è concesso.

Vengano a scuola a parlare di legalità, di sicurezza digitale, dicano alle ragazze che lo stalking si può denunciare, e che se dovessero vivere un episodio di violenza hanno porte aperte in cui saranno accolte. Si educa al futuro profilando possibilità e opportunità, non con le segnalazioni inutili.

È lecito temere che sia solo l’inizio, e che dopo l’approvazione del pacchetto Piantedosi alcuni perimetri saranno molto più stretti, mentre altri diventeranno quasi onnipotenti.

 

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