Vi chiediamo di sostenere, condividere e far conoscere la campagna di raccolta fondi online per costruire insieme Casa Rider.
Sono ormai sei anni che, anche a Firenze, la Cgil si batte per dare le giuste tutele ai ciclofattorini del food delivery. Ci sono state alcune importanti conquiste, nonostante questo piattaforme come Deliveroo, Glovo e, fino a poco tempo fa, Uber, sono riuscite ad evitare ogni regolamentazione, contrariamente a quanto ribadito dalle sentenze della giurisprudenza.
Le società hanno modificato il proprio modello di lavoro per estremizzare ancora di più le logiche della finta autonomia e della concorrenza, contando su un esercito in sovrannumero e approfittando dello stato di bisogno dei propri rider. La platea dei ciclofattorini infatti negli anni ha radicalmente cambiato volto, diventando, quantomeno a Firenze, migrante.
L’80% dei rider fiorentini proviene da paesi terzi, e questo è solitamente il primo lavoro che trovano per facilità di accesso e per la possibilità di lavorare anche senza conoscere la lingua italiana. Molti scelgono di investire l’intera giornata in questa attività, con connessioni alla piattaforma che superano le 13 ore giornaliere, per mettere insieme a fine mese una retribuzione che consenta di sopravvivere, pagare i debiti del viaggio e inviare le rimesse nei paesi d’origine. Infatti il modello di organizzazione e retribuzione basato sul lavoro autonomo e sulla paga a consegna costringe ad essere sempre disponibili, e a sostare per l’intera giornata nelle cosiddette aree ad alta domanda con qualsiasi condizione atmosferica.
Così, dopo un percorso condiviso con un gruppo di rider, abbiamo deciso insieme di aprire uno spazio, una “casa”, dove potersi riparare e riposare, bere un bicchiere d’acqua, mangiare un pasto caldo, accedere ai servizi igienici, condividere problemi e necessità e organizzarsi per cambiare questo modello opprimente di lavoro. Uno spazio di ascolto e di confronto in cui mettere a disposizione primi servizi di informazione e orientamento per rompere la condizione di isolamento in cui vivono molti rider, che portano con sé percorsi migratori, di vita e familiari molto complessi a cui la città rischia di essere impermeabile. Se questo modello di sfruttamento si fonda sullo stato di bisogno dei lavoratori, noi dobbiamo farcene carico se vogliamo che si organizzino per contrastarlo.
Per questo, in partenariato con alcune associazioni che si occupano della condizione delle persone migranti (L’Altro Diritto, Oxfam, Cat, Nosotras), e a partire dalle richieste e dai bisogni emersi dalla comunità dei rider, abbiamo immaginato i servizi e le attività di Casa Rider. Uno spazio di riparo e riposo nella fascia pomeridiana tra i picchi di lavoro del pranzo e della cena, luogo di ristoro con servizi igienici, accesso all’acqua, utilizzo di un microonde; possibilità di ricarica degli strumenti di lavoro (cellulare, batterie bici, ecc.), di accesso ad attrezzature per piccoli interventi di riparazione della bici e utilizzo di prodotti per la pulizia degli zaini portavivande.
In aggiunta percorsi di socializzazione, sensibilizzazione e formazione a partire da corsi di lingua italiana (per diverse fasce), diritti del lavoro e tutele sociali, salute e sicurezza sul lavoro, fino alle norme del codice della strada. Ancora, l'attivazione di uno sportello di informazione e consulenza sulle problematiche lavorative del settore del Food Delivery e di altri settori, per la prevenzione e il contrasto di fenomeni di sfruttamento lavorativo.
Infine un primo orientamento sulle questioni giuridiche sull’immigrazione e l’accesso ai diritti sociali, come il titolo di soggiorno, le problematiche inerenti all’accesso a sanità, tutele sociali, ricerca di nuova occupazione, indirizzando gli utenti per una presa in carico mirata ai servizi del Comune di Firenze, e delle organizzazioni e istituzioni presenti nel territorio.
Oltre ai servizi, la prospettiva è che Casa Rider sia un un luogo di socialità dove costruire relazioni e rapporti di fiducia con gli operatori delle associazioni che animeranno lo spazio, per far diventare questo luogo il punto di riferimento informativo per le comunità di cittadini migranti, e per coinvolgere sempre di più i fruitori nella progettazione e nella autogestione.
Portare uno sportello sociale all’interno delle mura cittadine va, a suo modo, in controtendenza al modello di città della rendita, con l’obiettivo più ampio di ricreare una comunità coesa anche nella parte di città più colpita dal turismo di massa.
Il progetto è sostenuto dal fondo di reinsediamento della Cgil per coprire le spese di gestione dello spazio. Ma sono necessari lavori per sistemare i locali assegnati dal Comune in via Palmieri, per un totale di 30mila euro. Per questo abbiamo lanciato una campagna di raccolta fondi online che vi chiediamo di sostenere, condividere e far conoscere, per costruire insieme Casa Rider!
Qui il link https://www.