Alla sua decima edizione il Festival Sabir sbarca a Roma - di Leopoldo Tartaglia

Con la decima edizione (seconda parte) Sabir - Festival diffuso delle culture mediterranee è finalmente sbarcato nella capitale, alla vigilia dell’ennesima criminalizzazione istituzionale dei migranti con l’apertura dei centri di identificazione e detenzione in Albania.

“Abbiamo scelto Roma - scrivono gli organizzatori, Arci, Acli, Caritas e Cgil con la collaborazione di Asgi e Carta di Roma - come sede della seconda edizione di questo decimo anniversario del Festival Sabir, e di dedicare impegno e attenzione alla dimensione della solidarietà internazionale con il protagonismo della società civile e di chi in prima persona ha lottato per esercitare il proprio diritto a migrare e a ricevere protezione.

Il Festival Sabir è nato un anno dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013, per dare voce a quel Mediterraneo che non vuole arrendersi alle morti di frontiera e alla criminalizzazione della solidarietà e delle persone in movimento. Sabir, la lingua comune dei marinai del Mediterraneo fino all’inizio del secolo scorso, richiama la necessità di ricostruire un linguaggio comune, a partire dalla società civile.

Il festival costituisce uno spazio aperto nel quale si sviluppano relazioni, si consolidano legami anche attraverso forme di socialità e diversi linguaggi culturali e artistici, caratteristici delle organizzazioni e delle reti che vi partecipano. In questa edizione romana sono state almeno duemila le attiviste e gli attivisti che hanno partecipato alle diverse attività: seminari, convegni, presentazioni di libri, incontri di formazione, mostre, cinema e musica.

E’ ovviamente impossibile dare conto della ricchezza e articolazione delle presenze e delle iniziative. Ci limiteremo a provare a raccontarne alcune, anche seguendo le attività della Cgil e di alcune sue categorie.

La Funzione pubblica Cgil, nella mattinata dell’11 ottobre, ha affrontato il tema del rafforzamento dei servizi pubblici per garantire accoglienza e inclusione, in Italia e in Europa. Un viaggio attraverso la rete, a dir poco trascurata dal governo, dei servizi pubblici per l’immigrazione. Ospiti e relatori lavoratrici e lavoratori che, con professionalità diverse, fanno parte della filiera dell’accoglienza: da quando il migrante arriva a quando si inserisce effettivamente nella società. Insieme alle e agli italiani, una rappresentante del sindacato spagnolo Fss di Comisiones Obreras, Yolanda Gil Alonso e l’inglese Hector Wesley del sindacato Pcs, che hanno fornito uno sguardo europeo sul fenomeno, confermato che le politiche securitarie e discriminatorie sono purtroppo la regola quasi ovunque in Europa, e condiviso la necessità di costruire una rete europea dell’accoglienza, la sola dimensione possibile per affrontare i flussi migratori.

“Nessuno sceglie di essere un rifugiato, nessuno vuole rischiare la sua vita partendo se non è più rischioso restare - ha affermato Giordana Pallone, segretaria nazionale Fp Cgil, nell’introduzione - se non esiste un modo legale di arrivare e l’alternativa è la morte, si tenta il mare e ogni altra via, per quanto pericolosa”. Ma il sistema accoglienza e le professionalità coinvolte sono da tempo sotto pesante attacco: dai decreti sicurezza del governo giallo-verde, tra l’altro con l’azzeramento dell’insegnamento dell’italiano nella prima accoglienza, fino al “decreto Cutro” che ha tagliato l’assistenza legale. Con un tratto di penna si stanno smantellando i servizi pubblici per i percorsi di inclusione.

E’ tra l’altro emersa una notizia poco nota, quella dello sciopero, nei mesi scorsi, dei lavoratori delle Commissioni territoriali che esaminano le richieste di protezione internazionale: pochi, precari, sottopagati, sottoposti a ritmi di lavoro e a crescenti pressioni politiche (per il diniego) per aumentarne la produttività, cioè l’esame dei casi, come se non si trattasse di questioni, spesso, di vita o di morte per le persone coinvolte.

Ha trovato il giusto spazio a Sabir anche l’iniziativa, promossa dalla Cgil all’indomani del criminale assalto fascista alla sede nazionale il 9 ottobre 2021, della “Rete internazionale dei sindacati antifascisti”, con un incontro nel pomeriggio dell’11 ottobre. A discutere dei rischi attuali e futuri e delle strategie di contrasto a discorsi e pratiche di razzismo e xenofobia, purtroppo diffusi in tutti i paesi europei, c’erano Susanna Florio dell’Anpi, Emmanuel Achiri dell’European Network Anti-Racism, Jan Robert Suesser, vicepresidente di European Civic Forum, l’eurodeputato Sandro Ruotolo, Riz Hussain, responsabile Antirazzismo del Trades Union Congress inglese e Salvatore Marra, coordinatore dell’area Politiche europee e internazionali della Cgil.

Era stata la segretaria confederale Maria Grazia Gabrielli, il 10 mattina, ad aprire il Festival, insieme ai rappresentanti di Arci, Acli e Caritas: “Siamo qui per discutere di diritti e di un modello sociale italiano ed europeo fondato sulla solidarietà e sull’accoglienza, contro il nuovo patto europeo sull’immigrazione che insiste sui respingimenti e sulla esternalizzazione delle frontiere”.

 

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