Piena tutela dei diritti di tutti i lavoratori e le lavoratrici di Risparmio Casa - di Massimo Cuomo

Quella che sembrava essere la felice conclusione di una vertenza storica si è trasformata in un incubo per decine di lavoratrici e lavoratori di “Risparmio Casa”, catena della distribuzione organizzata specializzata in accessori per la casa, prodotti per la pulizia e tutto quanto serve alla gestione domestica. È una grande azienda, presente in tutto il territorio nazionale, che lo scorso anno concluse un importante accordo con Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs per l’acquisizione di una parte consistente della vecchia catena Grancasa.

Grancasa, catena di negozi di arredamento e prodotti per la casa, ha vissuto una crisi pesantissima durata circa cinque anni, durante i quali la vita delle lavoratrici e dei lavoratori è stata condizionata dal costante ricorso degli ammortizzatori sociali, che non hanno permesso, però, di salvare lo storico marchio milanese.

Con la dichiarazione di crisi, e le procedure seguenti, si era riusciti a trovare una strada per assicurare un futuro diverso, sereno e senza più l’incubo dei tagli salariali, a tutte e a tutti gli occupati dell’azienda. Questa strada aveva portato le parti sociali ad esprimere un parere favorevole sulla possibile acquisizione dei diversi rami aziendali da parte di Ri.Ca. Gest. Srl (marchio Risparmio Casa). Parere espresso nell’ambito dell’udienza prevista dalla procedura di “Composizione Negoziale della Crisi” che ebbe luogo ad agosto 2023. A questo atto era seguita la sottoscrizione dell’accordo sindacale con cui si sanciva il passaggio definitivo di 350 lavoratrici e lavoratori alla nuova realtà. Accordo siglato a settembre 2023.

Una storia faticosa - fatta di paura, sacrificio, attesa e ansia, comune a tutte le crisi aziendali -sembrava essersi conclusa positivamente. Un nuovo datore di lavoro, solido e dinamico, un nuovo marchio commerciale, che superasse le difficoltà del precedente, erano gli ingredienti che davano speranza per un futuro diverso. Ma alle volte ci si sveglia dai sogni in modo brusco e inatteso: solo un anno dopo il sogno è tornato ad essere l’incubo degli anni precedenti.

Oggi non c’è una crisi conclamata (il marchio “Risparmio Casa” va bene, svolge l’attività commerciale di sempre e continua a fare nuove aperture, basta andare sul sito internet della società per verificarlo), ma l’azienda ha scelto di non pagare la retribuzione ad alcune decine di lavoratrici e lavoratori impiegati nei negozi della Lombardia. In particolare, parliamo delle retribuzioni dei mesi di luglio e agosto e la 14esima mensilità. La cosa drammatica è che oltre a non pagare gli stipendi (non a tutti, anche questo fatto espone a molte considerazioni), l’azienda si nega dal dare spiegazioni su questo comportamento.

Si può immaginare la situazione di chi si ritrova nuovamente in una condizione di incertezza: da un lato le difficoltà economiche segnate dalle crisi precedenti (da cui risalire è complesso e può non essere sufficiente un anno di stipendi pieni), dall’altro la sensazione di un momento senza fine. “Ma come, siamo appena usciti da una situazione pessima e dobbiamo nuovamente crollare?” Probabilmente nella mente delle lavoratrici e dei lavoratori risuoneranno parole meno delicate, ma il senso è questo.

La Filcams Cgil di Milano e della Lombardia, in sinergia con la Filcams nazionale, si è subito attivata per salvaguardare i diritti di queste persone, molte nostre iscritte dai tempi delle crisi di Grancasa. Sono partite immediatamente le procedure per il recupero dei crediti (messa in mora della società e successivi decreti ingiuntivi), è stato avviato lo stato di agitazione con iniziative di lotta che ci vedono impegnati in queste settimane, fino a depositare un esposto presso l’Ispettorato del Lavoro.

Purtroppo la situazione non è semplice. Spesso nelle crisi si accentuano elementi di debolezza delle persone, costrette a fare i conti con le urgenze e le necessità immediate. Così invece della lotta la strada migliore diventa la fuga. È umano, è comprensibile, forse è giusto alle volte.

Di imprese scaltre che conoscono bene questa dinamica e la sfruttano a proprio vantaggio ce ne sono tante. Abbiamo affrontato molti casi di grandi o piccole società, le quali durante le fasi di acquisizioni, fusioni o ristrutturazioni, dopo aver sfruttato la debolezza contrattuale, per mantenere la pace sociale e favorire l’operazione in corso non hanno ridotto il personale in forza in quel momento, e invece di avviare procedure di licenziamento, costose e complicate agli occhi dell’opinione pubblica, hanno sfiancato le persone fino a convincerle ad andarsene. Comportamento da condannare con fermezza.

In questi anni si è cercato di elaborare strategie e strumenti normativi che apparentemente limitassero questi rischi, ma questa vicenda dimostra che c’è ancora tanta strada da fare.

Certamente non è da un governo come quello attuale che possiamo attenderci attenzione ed interventi fattivi di fronte a tali problemi. Quello che possiamo fare adesso è impegnarci per assistere nella maniera migliore possibile le lavoratrici e i lavoratori di “Risparmio Casa”.

 

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