Con la scusa dei flussi, il governo vara nuove misure repressive contro migranti e Ong - di Sinistra Sindacale

Dimostrando ancora una volta la sua totale insensibilità nei confronti della tragedia inflitta a migranti e richiedenti asilo, alla vigilia del 3 ottobre - dal 2016 “Giornata della Memoria e dell’Accoglienza” in ricordo delle 368 vittime del naufragio di Lampedusa - il governo ha varato l’ennesimo decreto di criminalizzazione degli immigrati.

Doveva trattarsi di un intervento sul Decreto flussi, con l’obiettivo di “semplificare, ridurre i tempi e assicurare regole certe”. Ma alla fine del Consiglio dei ministri, dopo un rinvio e non poche tensioni dentro la maggioranza e tra ministri sulle attribuzioni delle misure securitarie, ne è emerso un Decreto con “disposizioni urgenti in materia di ingresso in Italia di lavoratori stranieri, di tutela e assistenza alle vittime di caporalato, di gestione dei flussi migratori e di protezione internazionale, nonché dei relativi procedimenti giurisdizionali”.

Un testo, composto da 18 articoli, che conferma il carattere securitario e punitivo delle politiche italiane sull’immigrazione. Infatti il decreto inasprisce le regole per chi effettua operazioni di soccorso in mare, modificando il decreto Lamorgese del 2020 e quello sulle Ong del 2023. Si ridefiniscono i requisiti per le operazioni di salvataggio e si introduce un nuovo regime di ricorso contro il fermo delle navi, con tempi ridotti per fare appello. Viene anche sancito l’obbligo per gli aerei delle Ong, come quelli di Sea Watch, di informare immediatamente l’Enac e il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo in caso di emergenze, pena multe fino a 10mila euro e il fermo dell’aereo.

Nella conferenza stampa di presentazione, il sottosegretario Mantovano ha annunciato che entro metà ottobre dovrebbe entrare in funzione il primo dei due centri per migranti in Albania. Intanto, il decreto consente agli agenti di Pubblica sicurezza la “visione del telefono cellulare” o di altri dispositivi elettronici dei migranti privi di validi documenti. I poliziotti non avranno “accesso alla corrispondenza e a qualsiasi altra forma di comunicazione” e il controllo del cellulare avverrà davanti a “un mediatore culturale”, con un verbale e il vaglio entro 48 ore di un magistrato. Ancora, per i richiedenti asilo, si dimezza da 14 a 7 giorni il tempo per fare ricorso contro il rigetto della domanda. E si prevede il trattenimento del richiedente, se non identificabile o se “non presta idonea garanzia finanziaria”, nonostante le bocciature già sentenziate da diversi tribunali italiani, da Catania, a Firenze e Palermo.

Sui flussi, che dovevano essere l’unico oggetto del decreto, non ci sono novità sostanziali per le quote d’ingresso nel triennio (452mila). E non si prevedono “sanatorie” per i lavoratori stranieri irregolari già presenti in Italia, come richiesto dalla società civile e dalla stessa Cgil. Vengono introdotte nuove procedure per la richiesta di manodopera, con l’aumento dei ‘click day’, diversificati per categorie, e la previsione, in futuro, di una programmazione regionale piuttosto che nazionale. Le nuove tecnologie, come l’uso di parametri biometrici, la firma elettronica e la trasmissione telematica dei documenti, dovrebbero velocizzare i procedimenti amministrativi, eliminando l’obbligo di presentarsi allo Sportello unico per firmare i contratti. Ogni imprenditore potrà presentare un numero massimo di domande, in base alle dimensioni dell’azienda. E chi non finalizza i contratti rischierà sanzioni. Per accelerare i tempi di gestione delle istanze, verranno prorogati i 1.120 contratti interinali del Viminale e assunti 500 assistenti amministrativi.

I lavoratori stranieri il cui contratto è scaduto avranno 60 giorni per trovarne uno nuovo, senza la necessità di un altro permesso di soggiorno. Se ottengono un nuovo contratto, potranno poi avere un nuovo permesso, al di fuori del decreto flussi. Per il 2025, inoltre, si prevedono 10mila permessi extra quota per l’assistenza sociosanitaria e familiare.

La ministra del Lavoro Calderone ha annunciato un permesso di soggiorno speciale per le vittime di caporalato che denunciano gli sfruttatori, con una durata iniziale di 6 mesi, rinnovabile per un ulteriore anno.

“Il governo non si smentisce. In un incontro del 23 settembre ci era stato annunciato un decreto legato esclusivamente ai flussi, invece hanno aggiunto elementi in continuità con le scelte restrittive compiute nell’ultimo anno e mezzo, a partire dal cosiddetto Decreto Cutro”, è il commento della Cgil. La Confederazione esprime anche dubbi anche sull’efficacia delle misure di semplificazione dei flussi. Finora, infatti, sono stati attivati contratti per meno del 20% dei nulla osta richiesti. Ma il punto centrale, per la Cgil, è la mancanza di qualsiasi strumento di regolarizzazione delle 450mila persone presenti sul territorio nazionale senza un valido titolo di soggiorno.

Critici anche i partiti di opposizione e la Campagna “Ero straniero”, per la quale si tratta al massimo di palliativi che lasciano in piedi un sistema che continuerà a creare irregolarità.

 

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