La terza alluvione nel giro di poco più di un anno in Emilia Romagna è cartina di tornasole di uno stravolgimento climatico che è ormai un dato di fatto. Prima di arrivare in Italia, il ciclone Boris ha provocato devastazioni in mezza Europa, allagando vastissimi territori in Austria, Repubblica Ceca, Germania, Ungheria, Polonia, Slovacchia e Romania. Ma di fronte all'evidenza di un cambiamento che sta portando gli addetti ai lavori a studiare la pur complessa revisione, già in corso, degli attuali modelli meteorologici alla luce degli stravolgimenti del clima, i governanti fanno spesso e volentieri orecchie da mercante. Prova ne sono, solo per fare un esempio, le accuse di “settarismo ambientalista” e di “follia arcobalano” che stanno connotando la campagna elettorale della destra in Austria. Oppure, per restare in casa nostra, i tentativi del governo Meloni di rinviare la progressiva uscita dalle fonti fossili, adducendo crisi occupazionali che nulla hanno a che fare con la transizione ecologica.
Uno studio del World Weather Attribution registra che l’estremizzazione del clima comporta il raddoppio delle possibilità di eventi estremi di pioggia. Precipitazioni che hanno portato le città a essere colpite da volumi di acqua che avrebbero avuto la metà delle probabilità di verificarsi, se gli esseri umani non avessero riscaldato il pianeta. “La tendenza è chiara - ha tirato le somme Bogdan Chojnicki, coautore dello studio e scienziato del clima all’Università di Poznań – se continuiamo a riempire l’atmosfera con emissioni di combustibili fossili, la situazione sarà ancora più grave”. E nonostante le misure di adattamento che hanno ridotto il bilancio delle vittime, rispetto alle inondazioni simili che avevano colpito le stesse zone nel 1997 e nel 2002, le acque alluvionali hanno comunque ucciso persone, devastato città, distrutto migliaia di case, e costretto l’Ue a stanziare aiuti per 10 miliardi di euro.