Italia e Unione europea: tra repressione e guerra - di Giacinto Botti

Cgil, Uil, Anpi, Arci e tante altre associazioni hanno manifestato il 25 settembre scorso in molte città del paese e davanti al Senato, dove a breve si discuterà il disegno di legge “sicurezza” già approvato alla Camera. Va contrastata con forza una norma che ha il chiaro intento di azzerare la libertà e il diritto delle persone a manifestare, introduce nuovi reati penali, e quindi il carcere, nei confronti di chi occupa strade, spazi pubblici e privati, limita l’iniziativa e le mobilitazioni sindacali per difendere i posti di lavoro e contrastare crisi aziendali e occupazionali.

Un provvedimento di stampo fascista e repressivo che chiude in carcere le donne in gravidanza o con figli entro un anno di età, introduce il reato di resistenza passiva, rendendo impossibile ogni forma pacifica di dissenso, anche dovuta alle condizioni disumane di molte carceri, ripropone interventi di criminalizzazione verso i migranti. Un’ulteriore pagina nera dell’azione del governo a guida neofascista.

L’articolo 14, la cosiddetta “norma anti-Gandhi”, prevede fino a due anni di carcere per chi, in gruppi di due o più persone, blocca strade o linee ferroviarie durante le proteste, una misura repressiva contro lavoratori e attivisti ecologisti, colpendo in particolare le proteste contro grandi opere, come il ponte sullo Stretto o la Tav. E'un avviso per la mobilitazione sindacale di autunno, a partire dallo sciopero unitario del settore auto del 18 ottobre?

Di fronte a emergenze come il caro affitti, gli sfratti e la precarietà lavorativa, la legge introduce il reato di “occupazione arbitraria di un immobile destinato a domicilio altrui”, punito con una reclusione tra 2 e 7 anni. C’è poi un ‘mostro giuridico’: l’aggravante per chi commette reati nelle stazioni e nelle metro. E si vieta anche la produzione e vendita di infiorescenze e derivati della canapa per uso ricreativo, colpendo i cosiddetti “cannabis shop”. Insomma, la guerra interna al dissenso e alla mobilitazione sociale.

Questo accade mentre il 19 settembre il Parlamento europeo - pessima la sua prima uscita - vota a larga maggioranza per intensificare la guerra e le sanzioni contro la Russia e per chiedere ai paesi europei – e quindi alla Nato – di dare il via libera al lancio dei propri missili dall’Ucraina sulla Russia. Il Parlamento europeo chiede cioè ai paesi europei membri della Nato di usare direttamente le proprie armi contro la Russia, quindi di aprire la terza guerra mondiale senza averla dichiarata, candidando il nostro continente ad ospitare un bel conflitto nucleare.

L’Ue dovrebbe, al contrario, promuovere il cessate il fuoco e la trattativa. Ma dopo quasi tre anni di conflitto, si conferma la responsabilità dell’Unione europea che non ha svolto un ruolo di pace ma sta alimentando l’inutile strage.

L’Italia dovrebbe avere il coraggio di uscire da questa guerra, sospendendo ogni invio di armi e assumendo un ruolo di mediazione coerente con l’articolo 11 della Costituzione.

E’ sempre più necessario ed imminente costruire la più ampia mobilitazione popolare e una grande campagna di massa per la pace, contro la guerra: in Italia e in tutta Europa!

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