L’esperienza intergenerazionale dei campi della legalità - di Luigi Antonucci e Leopoldo Tartaglia

Anche in questa estate, da giugno a settembre, centinaia di volontari, giovani e anziani, hanno animato i campi organizzati in molte località del nostro paese nei terreni e nelle proprietà confiscati alla criminalità organizzata, e restituiti alla collettività per il loro riuso pubblico e sociale.

Sono oltre mille i soggetti della società civile che gestiscono beni confiscati, tra associazioni, cooperative di lavoro, scuole. E all’interno di molte di queste proprietà ogni estate, da una ventina d’anni, una rete della quale fa parte lo Spi Cgil, insieme a Libera, Arci, Rete degli studenti medi, Unione degli universitari e altre associazioni, promuove campi della legalità.

Impossibile dare conto di tutte le numerose e ricche esperienze, ampiamente documentate sul sito di Liberetà (https://www.libereta.it/). Cerchiamo di ricordarne alcune.

Pietralunga, piccolo paese di 2mila abitanti al confine tra Umbria e Marche, è l’ultimo posto dove ti aspetteresti di incontrare la mafia. Invece qui si trova il primo bene confiscato in Umbria - quasi cento ettari di terreno sottratti alla ‘ndrangheta - e qui ogni anno si svolge un campo di E!State Liberi! intitolato “Vecchie e nuove resistenze”, un filo rosso tra la lotta partigiana al nazifascismo e quella, che continua oggi, per la legalità e la giustizia contro le mafie. Vi hanno partecipato trenta giovani e meno giovani da tante diverse parti d’Italia. La settimana di campo (19-25 agosto) ha prodotto molti frutti a partire da quelli della terra, coltivata a patate dalla cooperativa Pane e Olio (del circuito Arci) che oggi gestisce il bene.

A Bosco Marengo, ragazzi giovanissimi, provenienti da tutta Italia, hanno fatto la loro prima esperienza sociale con Libera e lo Spi Cgil. Il campo si è svolto nell’antico complesso monumentale di Santa Croce e Tutti i Santi e Cascina Saettanel primo bene confiscato alla mafia in provincia di Alessandria. Il nome della cascina, che apparteneva alla cosca Fiandaca-Emmanuello, vicina al clan dei Madonia, viene dal magistrato Antonio Saetta, fatto assassinare dai Madonia nel 1988. Dopo un tortuoso cammino di più di dieci anni, il bene è stato finalmente restituito alla comunità grazie all’impegno del coordinamento provinciale di Libera e all’associazione Parcival, che vi coltivano fiori e piante nel laboratorio di idroponica ospitato nella serra. Una parte dei giovanissimi partecipanti si è dedicata alle coltivazioni e una parte alle attività di pulizia e cucina nell’enorme convento di Santa Croce, dove i ragazzi alloggiavano.

Dipingere un murale dedicato al “sindaco pescatore” Angelo Vassallo, ammazzato in un agguato di camorra il 5 settembre 2010 per le sue battaglie in difesa dell’ambiente e della legalità, è invece quel che hanno fatto, tra il 27 luglio e il 2 agosto, un gruppo di ragazze e ragazzi nel campo ad Aielli (L’Aquila)un paesino medioevale di mille e trecento anime nel cuore del Parco nazionale del Sirente-Velino. Quest’anno, per la prima volta, è stato sede di “E!state Liberi. La storia di Aielli è quella di un progetto di rigenerazione urbana attraverso la street art: dal 2015, pittori di fama internazionale hanno portato a nuova vita con le loro opere ogni angolo, vicolo o edificio del centro storico. Ai campisti sono stati consegnati materiali sulla vita del coraggioso sindaco di Pollica, e assistiti dai formatori di Libera e da due volontari dello Spi Cgil di Bologna, hanno trasposto nel dipinto la loro personale narrazione della figura del “sindaco pescatore”.

San Sebastiano del Po, in provincia di Torino, la rivincita sulla ‘ndrangheta arriva perfino dal nome: Cascina Cacciaintitolata al magistrato Bruno Caccia, caduto in un agguato ordinato dal boss mafioso Domenico Belfiore che ne era il proprietario prima della confisca. Cascina Caccia oggi è una comunità di vita, residenziale, in cui vivono cinque ragazzi tra i 25 i 30 anni che hanno scelto uno stile di vita comunitario. Ma anche un Cas, un centro di accoglienza straordinaria per migranti gestito da una cooperativa che si occupa anche di lavorare i prodotti dell’orto attraverso il laboratorio di gastronomia. Sul finire di luglio, la Cascina ha accolto decine di minori provenienti da tutta Italia (uno da New York)volontari dello Spi Cgil da Emilia Romagna e da Torino per un campo antimafia. I ragazzi hanno partecipato a lavori di manutenzione, ritinteggiatura, rigenerazione.

Dal 22 al 27 luglio, tra Campegine e Gattatico (Reggio Emilia), nella casa in cui nel 1934 si stabilì la famiglia Cerviuna ventina di studenti tra i sedici e i venti anni e un gruppo di anziani dello Spi hanno partecipano al campo della legalità, il quarto che si tiene qui dal 2019. Il 25 luglio 1943, al ritorno dal lavoro nelle campagne, appreso della destituzione di Mussolini e della caduta del governo fascista, i Cervi avevano deciso di festeggiare distribuendo pastasciutta alla popolazione. Da lì è nata la tradizione popolare antifascista celebrata oggi in tanti comuni italiani. Quest’anno, nella casa che ospita il museo Cervi, hanno partecipato oltre quattrocento personeE’ stata anche l’occasione per consegnare a Casa Cervi la raccolta fondi promossa dalla Cgil nazionale dopo il furto dell’incasso della festa del 25 Aprile scorso. Sin dalle prime ore del mattino tutti i volontari del campo hanno cominciato a preparare l’enorme tavolata per l’appuntamento serale. Era il quarto giorno di intense attività nel campo della legalità gestito da Liberadall’Istituto Cervi, dallo Spi Cgil di Reggio Emilia, di Parma, e dall’Auser.

Entrare nel cuore della storia del territorio, dei suoi luoghi più significativi, delle vicende criminali legate alla ‘ndrangheta, del narcotraffico e scoprire i percorsi di riscatto: sono stati giorni intensi quelli che hanno visto protagonisti quindici ragazzi e ragazze che dal 19 al 24 luglio sono stati impegnati a Riace, nel campo “E!state Liberi!” organizzato da coordinamento Libera Locride, Spi Cgil e Centro Don Milani onlus, con il supporto della Caritas Locri Gerace. E' stata anche l’occasione di entrare in contatto con il modello Riace di accoglienza e integrazione. I partecipanti al campo hanno vissuto in prima persona la realtà del Villaggio Globale, impegnandosi nella realizzazione di lavori di riqualificazione e immergendosi tra le botteghe e i murales. Non sono mancati momenti carichi di memoria come la visita del Porto di Roccella Jonica e la passeggiata “Sentieri della Memoria” fino a Pietra Cappa per ricordare Lolló Cartisano e tutte le vittime della ‘ndrangheta.

Il campo si è concluso con l’organizzazione della Pastasciutta antifascista nella piazza di Riace, di fronte alle cucine popolari. Come noto, Riace è un piccolo borgo dell’entroterra nel basso Jonio reggino, dove Mimmo Lucano - tornato finalmente sindaco oltreché parlamentare europeo - per contrastare lo spopolamento ha iniziato ad accogliere piccoli gruppi di migranti che sbarcavano in Calabria. Grazie all’impegno di Lucano e della cooperava Città Futura nel borgo sono nate diverse esperienze sociali: un asilo infantile con la mensa per i bambini, cooperative agricole, orti sociali, una biblioteca, attività di produzione artigianale e, soprattutto, tanta solidarietà attiva.

A Roma, otto ragazzi e ragazze hanno passato una settimana con Libera e i volontari dello Spi Cgil, visitando i murales del Quadraro, che ricordano la lotta al nazifascismo, e alcuni esercizi commerciali che si sono distinti nella lotta alle mafie. Una fitta agenda di appuntamenti, organizzata con il contributo della Lega VII dello Spi Cgil. Centrale il tema dell’antimafia e della presenza criminale sul territorioI ragazzi hanno potuto, ad esempio, ascoltare la storia de  Roxy Bar, i cui gestori furono alcuni anni fa al centro di un aggressione da parte di alcuni esponenti del clan dei Casamonica. Oppure visitare il Blue room, un locale che si è distinto nella lotta alla ludopatia. Tra i percorsi più apprezzati dai ragazzi, la visita ai murales del Quadraro, un quartiere molto attivo nella Resistenza. I murales fanno riferimento al rastrellamento che avvenne il 24 aprile del 1944. Il quartiere veniva chiamato dai nazifascisti Nido di vespe”.

Come trasformare l’alternanza scuola-lavoro in un periodo della vita da ricordare? È ciò che lo Spi Cgil di Verona e di Vicenza hanno contribuito a fare al campo della legalità ad Erbè, un paese di poco meno di duemila abitanti in provincia di Verona. In quest’area sono stati confiscati alla criminalità organizzata venticinque proprietà, tra le quali un’azienda e diversi immobili: edifici, capannoni, terreni agricoli, fabbricati rurali. Questa bella storia inizia alcuni anni fa, quando un gruppo di docenti del liceo scientifico G. B. Quadri di Vicenza presenta un progetto coraggioso: far svolgere ai propri studenti la formazione-lavoro nel campo della legalità ad Erbè. Anche l’Istituto tecnico Silvio Ceccato di Montecchio Maggiore si è impegnato nel progetto. Quest’anno, dal 13 al 21 giugno, il campo della legalità ha aperto le porte a trenta studenti dei due istituti scolastici. Quasi tutto, dalla progettazione delle attività formative e ricreative al tutoraggio, fino alla preparazione dei pasti, è stato reso possibile grazie all’impegno di volontari e funzionari dello Spi Cgil di Verona e di Vicenza.

 

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