A quattro anni dall’omicidio del giovane cooperante, la Cgil sostiene la famiglia nella sua battaglia per verità e giustizia.
Lo scorso 4 luglio la Cgil di Napoli ha ricordato, insieme alla famiglia, il trentatreenne cooperante dell’Onu Mario Paciolla, torturato e assassinato a San Vicente del Caguán in Colombia il 15 luglio 2020. Per non dimenticare l’assassinio e continuare a chiedere che verità sia fatta, è stato affisso uno striscione presso la sede della Cgil in via Toledo a Napoli.
Trasferitosi in Colombia nel 2016 con un progetto della Ong internazionale Peace Brigades International, nel 2018 Paciolla ha iniziato la collaborazione con le Nazioni Unite come osservatore per la verifica del corretto svolgimento degli accordi di pace tra il governo colombiano e le Farc, Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia. I genitori di Mario, nell’incontro con la Cgil e i suoi militanti, hanno ricordato che il loro figlio amava la vita, il suo lavoro, la sua città, e nulla avrebbe potuto far pensare al suicidio, così come motivato da funzionari e autorità dell’Onu, motivazione non plausibile anche perché il loro ragazzo già possedeva il biglietto dell’aereo che, da lì a poche ore, lo avrebbe riportato nel nostro paese.
Tutti i contorni della vicenda smontano la versione del suicidio, e sono tali da far dire che vi sia stato un omicidio a seguito di torture subite da Mario. Lui aveva lavorato a un dossier che documentava l’uccisione di bambini durante un bombardamento ad opera di forze governative. Nell’autunno del 2019 un senatore colombiano denunciò la strage, e il ministro della Difesa fu costretto alle dimissioni.
Inoltre rimane oscura l’attività del responsabile della sicurezza della missione Onu, che, dopo il ritrovamento del corpo, igienizzò la casa di Mario, facendo scomparire tracce di prove, e trafugò suoi oggetti e documenti personali.
La Napoli civile, sensibile, non dimentica quanto è avvenuto e chiede al governo, al Parlamento e alla magistratura italiani di adoperarsi per fare piena luce sull’omicidio del giovane cooperante. Con l’iniziativa del 4 luglio la Cgil ha manifestato ai genitori di Mario e ai legali della famiglia vicinanza e sostegno, per far sì che sia fatta verità e giustizia e che i responsabili siano identificati, trovati e giudicati.