L’ottava edizione dell'African Diaspora Cinema Festival - di Fide Dayo e Simona Fabiani

L’African Diaspora Cinema Festival (Adcf) è un festival di cinema indipendente dedicato alla promozione di storie e immagini nere attraverso film, arti visive e altre espressioni creative. Rappresenta un incontro cardine per e con la diaspora africana, offrendo un’occasione unica di riflessione, espressione e condivisione.

Fondato nel 2013 da Fide Dayo, filmaker nigeriano e direttore artistico, il festival è giunto all’ottava edizione, rafforzando il suo carattere itinerante e le collaborazioni con cinema e realtà associative sul territorio. Il team è composto da un gruppo di volontari di carattere internazionale. Fra le collaborazioni figurano lo Spi Cgil, Villa Romana, Black History Month, The Recovery Plan, New York University e Cinema Giunti Odeon di Firenze, il Cinema Farnese di Roma, il Giardino Segreto di Siena. L’ingresso al Festival è gratuito: una scelta politica per abbattere le barriere economiche che spesso ostacolano la libera fruizione di arte e cultura.

Adcf è un evento annuale che dà potere agli artisti neri e mette in mostra un’ampia gamma di contenuti di intrattenimento realizzati da e su persone di origine africana e sui paesi africani, da registi di varie provenienze e culture. Un’esperienza unica in Italia, anche per essere il solo film festival con un direttore artistico africano.

L’edizione 2024 è partita a maggio con la proiezione di due cortometraggi alla New York University di Firenze: “Mosiah” diretto da Jirard e “I am more dangerous dead” diretto da Majiye Uchibeke. Il primo racconta la storia di Marcus Mosiah Garvey, politico e scrittore giamaicano, fondatore nel 1914 della Universal Negro Improvement Association allo scopo di unire tutte le persone di discendenza africana in una grande organizzazione per migliorare le proprie condizioni di vita contro la discriminazione razziale e l’oppressione coloniale dei bianchi, che promosse una campagna per il ritorno in Africa di 30mila famiglie afroamericane. Il secondo racconta la vita di Ken Saro-Wiwa, scrittore e attivista nigeriano, portavoce negli anni ’80-’90 delle rivendicazioni delle popolazioni Ogoni del Delta del Niger contro la Shell, responsabile di continue perdite di petrolio che danneggiavano le colture di sussistenza, l’ecosistema e la vita delle comunità locali. Nel 1995 Saro-Wiwa venne processato e impiccato con altri otto attivisti del Movimento per la Sopravvivenza del Popolo Ogoni.

A giugno sono stati proiettati i tre corti “Moyo” diretto da Henry J. Kamara, “Umoja” diretto da Michael Maurissens, e “Weree” diretto da Tal Amiran, al Recovery Plan di Firenze, un centro di ricerca per lo scambio transnazionale sulle culture e i popoli afrodiscendenti. “Moyo” è un ritratto crudo e poetico dei bambini che vivono nel centro Jipe Moyo a Musoma, in Tanzania, trasformando le difficoltà in coraggio e dimostrando la loro forza con l’amore per l’arrampicata. “Umoja” indaga il rapporto tra danza tradizionale e contemporanea nel contesto dell’Africa orientale, mentre “Weree” racconta la storia dell’artista Johnson Weree, fuggito dalla guerra civile liberiana, che cerca asilo nei Paesi Bassi dove vive senza documenti e senza fissa dimora.

Ci sono state poi due anteprime al Cinema Farnese e al Cinema Giunti Odeon con la proiezione di “Un paese di resistenza”, documentario diretto da Catherine Catella e Shu Aiello, sulle vicende politico-giudiziarie del sindaco di Riace, Mimmo Lucano, e di “City of a million dreams”, documentario diretto da Jason Berry che esplora la cultura nera resistente delle tradizioni funerarie jazz di New Orleans, la città più africana d’America.

Le giornate centrali del festival si sono svolte, infine, nel parco di Villa Romana a Firenze dal 27 al 30 giugno.

I film selezionati, candidati su apposita piattaforma online, sono stati 30 da 22 paesi. Rappresentano la storia, le tradizioni, i simboli e la cultura africana, affrontano temi di politica, attivismo, difesa della propria identità e della propria terra, scelte di vita, sogni e desideri, disuguaglianze, colonialismo, violenza, razzismo. Storie che è difficile vedere nel circuito cinematografico italiano mainstream, e per questo offrono un’opportunità straordinaria al pubblico, alla critica e ai distributori. Il film premiati sono stati: “Mosiah” miglior feature film, “Weree” miglior corto. A “The New Face of Salone”, diretto da Robert Asimba Ngoge e Moses Mutabaruka Dushimimana, un documentario che esplora l’attesa ascesa dei giovani leader in Sierra Leone, il più giovane governo d’Africa, è andato il premio Adcf Award, mentre a “Moyo” è andato il Villa Romana Awards.

Quest’anno il festival ha ospitato una delegazione di Nollywood Travel Film Festival, una piattaforma che promuove la seconda industria cinematografica del mondo, quella nigeriana, e ha visto la partecipazione di registi e produttori dei film in concorso Chantelle Karia, Tal Amiran, Jirard, Kingsley Omoefe, Mauro Bucci, Henry J Kamara.

 

Sul sito potete trovare tutta la documentazione, anche delle edizioni precedenti, foto e schede dei film:  https://www.africandiasporacinemafestival.com/

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