La manifestazione nazionale organizzata a Latina dalla Cgil contro ogni forma di sfruttamento e illegalità ha avuto una partecipazione straordinaria: sono arrivati da tutta Italia lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati, studenti e rappresentanti di associazioni. Erano presenti esponenti di molte istituzioni nazionali, regionali e del territorio, sia di governo che di opposizione, insieme a tantissime associazioni di volontariato e della società civile.
Un corteo rosso ha attraversato le strade della città di Latina, partendo dalle autolinee e arrivando davanti la Prefettura in piazza della Libertà. Una piazza gremita di persone per chiedere a gran voce diritti e libertà, per ricordare Satnam Singh ma soprattutto per chiedere di fermare un sistema perverso d’impresa che sfrutta e uccide. Vogliamo che nel nostro Paese siano rese concrete e applicate le leggi di contrasto al caporalato, e che siano cambiate quelle che alimentano lo sfruttamento e l’illegalità.
Dal palco il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha iniziato il suo discorso dicendo: “Siamo tutti di Latina, siamo ‘clandestini’, da ora non guardiamo più in faccia nessuno e chiediamo di denunciare senza paura”. Ed ha continuato dicendo che per primi noi del sindacato presenteremo una denuncia alla Procura della Repubblica, perché c’è un sistema da cambiare. Un sistema illegale che colpisce non solo i lavoratori ma anche gli imprenditori onesti e tutta la filiera produttiva.
Va cambiata, anzi abrogata, la legge Bossi-Fini, anche perché nei prossimi anni ci saranno richieste per 500-600mila posti di lavoro e l’arrivo di altrettanti immigrati. È necessario dare i permessi di soggiorno a chi lavora, perché questo fa sì che esistano. Solo così si può restituire la dignità a questi lavoratori, cancellando la barbarie dello sfruttamento. Solo al 20% viene riconosciuto il permesso di soggiorno, gli altri sono ‘clandestini’, e la storia purtroppo continua con distorsioni inaccettabili che hanno provocato le degenerazioni che conosciamo.
Questa lotta va fatta in ogni posto di lavoro e in ogni luogo. Al fianco della Cgil si sono schierate molte associazioni, e insieme stiamo lavorando per raggiungere l’obiettivo del riconoscimento dei diritti, della libertà e della democrazia. Occorre soprattutto affermare con forza e senza infingimenti la dignità sul lavoro: essere liberi significa anche non dover più morire sui luoghi di lavoro.
È giunto il momento che anche i cittadini migranti, che vivono e lavorano nel nostro Paese, abbiano il diritto di voto. Landini, a questo proposito, ha concluso il comizio citando l’articolo 3 della Costituzione “che dice: tutte le persone devono avere gli stessi diritti e non ci devono essere ostacoli di alcun genere”. Inoltre, senza eguaglianza e giustizia sociale non c’è libertà. La nostra è una Repubblica democratica, che ha combattuto e sconfitto il fascismo, per cui non abbiamo nessuna intenzione di fermarci.
La manifestazione nazionale promossa dalla Cgil è stata dedicata a Satnam Singh e agli oltre mille morti sul lavoro che ogni anno si verificano in Italia: una vera e propria strage. Non possiamo in alcun modo pensare che sia un problema che riguarda solamente il settore agricolo, ma deve essere percepito come un’emergenza prioritaria di tutti.
Per molti anni ho svolto il ruolo di segretario generale nella Camera del Lavoro di Frosinone-Latina, conosco molto bene la realtà del territorio del Lazio meridionale, e posso affermare con assoluta certezza che la Cgil e le sue categorie hanno da sempre svolto un ruolo importantissimo nella lotta contro il caporalato, per il riconoscimento dei diritti e della libertà dei lavoratori.
Purtroppo devo anche constatare che da soli è difficile ottenere dei risultati. Per questo è necessario creare una sinergia tra le forze sane del territorio, a cominciare dalle istituzioni, le forze dell’ordine, le associazioni e i sindacati, per promuovere una cultura e una educazione alla legalità al fine di affermare, in un clima di maggiore libertà, più diritti per tutti i lavoratori.