Siamo agli albori di una nuova rivoluzione industriale e tecnologica che mostrerà alcune innovazioni di rilievo nel mondo del lavoro, in particolare nel settore del commercio, dei servizi e specialmente del terziario avanzato. Siamo passati dal secolo del petrolio e dell’atomica al secolo dei dati e delle informazioni. In questa transizione si è generata una nuova immensa ricchezza personale, che ha portato alla vetta mondiale dei ricchissimi alcuni imprenditori di questa new economy: Bill Gates, Jeff Bezos, Mark Zuckerberg, ad esempio.
Il terziario avanzato, definito spesso “quaternario”, è l’insieme delle attività economiche nei settori delle nuove tecnologie dell’informazione: telecomunicazioni, aziende informatiche, di new media e servizi di consulenza e di elaborazione delle informazioni.
L’avvento di processi produttivi e di procedure sempre più automatizzate, con ritmi spesso h24, 7 giorni su 7, 365 giorni l’anno, affidati ad algoritmi (elenchi d’istruzioni dettagliate, elaborate per svolgere una determinata attività o risolvere un problema specifico), all’intelligenza artificiale e agli automi, rischia di produrre l’espulsione dal mondo del lavoro di quantità sempre maggiori di lavoratori, molto spesso non ricollocabili.
Alcuni esempi: call center dove al posto di un operatore umano c’è una voce sintetica; grandissimi operatori di e-commerce (Amazon, Alibaba, ecc.) che applicano il just-in-time con algoritmi alla produttività dei magazzinieri sottoposti a ritmi insostenibili; fabbriche dove l’operaio in catena è sostituito da macchine robotizzate; addirittura nelle guerre moderne i droni hanno già sostituito gli attacchi dei piloti, e probabilmente è imminente l’uso di androidi al posto dei soldati.
Siamo già di fatto nella “gig economy”: termine con cui si intendono modelli di business che utilizzano lavoratori “a chiamata”, organizzandoli tramite app o altri strumenti digitali: ad esempio gli autisti di Uber o i fattorini di Deliveroo sono sottoposti alle regole di algoritmi che impongono risultati di produttività sempre più esasperati per percepire un reddito sufficiente. Nel futuro prossimo ci saranno addirittura gli automezzi “driverless” (senza pilota) a sostituire il lavoro degli autisti e dei rider.
Gli algoritmi gestiscono, spesso in autonomia, l’andamento delle borse mondiali e arbitrariamente decidono se vendere o acquistare grandi volumi di titoli. Gestiscono anche i rating delle aziende e dei privati, per minimizzare i rischi di esposizione dei prestiti. Quindi anche professioni ad alto tasso di scolarizzazione vengono progressivamente sostituite dai programmi di potenti elaboratori elettronici.
Analizzando il Ccnl rinnovato in queste settimane si trova una novità di grande rilievo: il raggruppamento di tutte le professioni del mondo IT suddivise per livello contrattuale. Alcune figure professionali sono state classificate con livelli più bassi rispetto al passato, ma è la conseguenza di un adeguamento alle categorie europee. In ogni caso è una scelta contrattuale i cui effetti dovremo valutare con il tempo. Non dimentichiamo che spesso nelle aziende dell’informatica e della “gig economy” convivono diversi contratti nazionali che rischiano di entrare in conflitto concorrenziale fra di loro, e la classificazione rappresenta uno dei punti più delicati nel rapporto fra questi contratti.
Un altro punto saliente è l’attenzione che è stata posta alla non assorbibilità degli aumenti contrattati, salvo eccezioni ben definite. In passato per valorizzare economicamente le figure professionali dell’IT veniva introdotto un importo di “superminimo”, di entità commisurata al valore professionale del dipendente, e si sommava alla paga base; spesso riassorbibile dai futuri aumenti contrattuali. Il fatto di aver inserito una norma che limita questa opportunità da parte delle imprese è di grande importanza, e riconsegna al contratto nazionale quell’autorità salariale che nel terziario avanzato sembrava persa definitivamente.
Una nuova sfida che il lockdown ha posto ad aziende e lavoratori è stata la diffusione massiva dello smart working, particolarmente nel terziario avanzato. Le aziende, dopo aver verificato il mantenimento della produttività, hanno scaricato molti costi (elettricità, connessione, microclima, ecc.) sui lavoratori, in parte ammortizzati dalle minori spese di trasporto. Una conseguenza di questo nuovo modo di produrre così parcellizzato, di cui solo nel medio periodo si vedranno le conseguenze, è la mancanza di socialità nei luoghi di lavoro.
In conclusione, per il mondo del lavoro si prospettano grandi incognite, in particolare proprio nel terziario avanzato. Servirà un sindacato sempre più attrezzato culturalmente ad affrontare queste nuove sfide per la difesa del lavoro e dei lavoratori.
Mai come oggi è indispensabile la regia confederale su questo settore, per non naufragare in sterili tentazioni corporative.
(Un articolo più ampio su REDS: https://www.lavorosocieta-filcams.it/index.php/periodico-reds/reds-n-07-2024/il-contratto-del-terziario-e-le-grandi-incognite-del-settore-quaternario-di-marco-ercoli)