E' stata presentata nel mese di giugno, ed è attualmente sottoposta alle lavoratrici e lavoratori nelle assemblee, la piattaforma per il rinnovo del Ccnl edilizia, che riguarda circa un milione di lavoratori per il triennio 2024-26. Ambiziosa e necessaria sia nella parte economica che nella parte normativa rispetto ad alcuni nodi centrali, primo tra tutti la questione della sicurezza nei cantieri. Ambiziosa, perché chiede un atto di responsabilità alle aziende del settore, che in questi anni hanno goduto di un trend positivo grazie ai bonus governativi, e continueranno a godere nei prossimi anni con le opere legate al Pnrr. Necessaria perché la piattaforma si pone come obiettivo un salto di qualità per il settore, che necessita di ancora più formazione e qualificazione sia per gli addetti che per le imprese, perché le stragi quotidiane - i morti e gli infortuni - che non accennano a diminuire sono spesso figlie di una errata organizzazione del lavoro, di una mancanza di qualificazione rispetto alle complessità delle opere e, purtroppo, dell’ingresso incontrastato di soggetti che si improvvisano imprenditori senza alcuno spirito imprenditoriale e, ce lo dicono le cronache quotidiane, senza rispetto per il valore sociale del lavoro.
La piattaforma prevede una richiesta economica di 275 euro al primo livello, quello dei “manovali”, un cifra che va oltre l’inflazione. Non è una richiesta campata per aria. E’ la quota con la quale viene sfidata l’imprenditoria che ha di fronte una scelta strategica: oggi il rischio enorme per l’edilizia è di disperdere le professionalità esistenti, quelle professionalità che vengono contese da una azienda all’altra e che non si formano in poche settimane di cantiere. Oggi gli imprenditori devono dire se sono per una messa in trasparenza del settore per quanto riguarda i salari reali di lavoratrici e lavoratori (operai ed impiegati), oppure vogliono continuare con un modello ormai conclamato, che vede salari “ufficiali” poveri e arrotondamenti economici figli dei superminimi e lavoro grigio.
In più, nei prossimi anni ci sarà bisogno di nuova manodopera qualificata (direttiva case green e rigenerazione urbana), e il rischio della fuga delle giovani generazioni dal settore, a fronte della fatica e dei bassi salari, è concreto. Continuiamo ad assistere ad un fenomeno per cui il cantiere è il primo passo per l’ingresso nel mondo del lavoro, ma appena possibile lo si abbandona per settori più remunerativi, mettendo in forte crisi la continuità aziendale e la crescita professionale in seno all’azienda.
Le scelte del governo in materia di subappalti e lo stravolgimento, nei fatti, della “patente a punti” che pure era una richiesta del sindacato per elevare la qualità in materia di sicurezza, obbliga ad una riflessione sugli intendimenti del legislatore. La sensazione è che la vita dei lavoratori non sia una priorità, o meglio che i provvedimenti, anche in salute e sicurezza, siano subordinati al primato del mercato.
Dove non arriva il legislatore, il Ccnl deve svolgere la sua azione proattiva. Puntiamo a rafforzare il ruolo dei Rappresentati per la Sicurezza Territoriali, cioè quelle figure che si sostituiscono agli Rls laddove le dimensioni aziendali non ne consentono l’elezione. Perché, occorre ricordarlo sempre, la frammentazione e il nanismo continuano ad essere un elemento critico anche in termini di capacità di organizzazione del lavoro, e la deresponsabilizzazione del committente negli appalti a cascata aggrava la situazione.
Accanto a ciò chiediamo stringenti ed applicabili norme per debellare il fenomeno degli Rls “di comodo”, nominati dalle aziende per impedire le verifiche sulla documentazione e sulle reali condizione dei cantieri. In questo senso, anche l’introduzione in piattaforma della responsabilizzazione e della centralità del ruolo del preposto, ormai previsto per legge dal Testo Unico, attribuendo il congruo inquadramento e tutelandolo con una apposita assicurazione, perseguono la strategia di qualificare i lavoratori quale grimaldello per qualificare l’impresa.
Ora la parola alle lavoratrici ed ai lavoratori in assemblea, e poi la sfida alle organizzazioni imprenditoriali su questi temi.