L’Europa senza popolo. Il paese reale vuole risposte - di Giacinto Botti

Lo scontro elettorale per l’Europa è finito. Male, sul piano dei risultati e della partecipazione. Il paese reale, le condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone si ripresentano con crudezza nella loro materialità. Il nodo da sciogliere è come si esce dalla crisi di sistema e si conquista il cambiamento radicale di cui c’è bisogno. Il voto europeo non ha determinato cambiamenti favorevoli al mondo del lavoro, al contrasto alla guerra e alle politiche di distruzione del pianeta.

L’Italia, con questa pericolosa destra al potere, vive una situazione di forte incertezza sul futuro. Le storiche distorsioni si sono accentuate: una nuova e diffusa povertà, i salari più bassi d’Europa, il lavoro povero e precario, le pensioni utilizzate come bancomat dal governo, la disoccupazione giovanile e femminile, l’evasione e l’elusione fiscale, l’arretramento dello stato sociale, la privatizzazione della sanità e della scuola pubblica, l’assenza di politiche industriali, la corruzione e la criminalità organizzata tolgono il futuro alle nuove generazioni.

Lo sfruttamento, le morti e le malattie per lavoro a causa di leggi che vogliamo cancellare con lo strumento referendario e la contrattazione, per la responsabilità della politica e un padronato senza etica né morale: tutto questo mette alla prova una destra populista e liberista che vuole spaccare il paese con l’autonomia differenziata, snaturare l’assetto costituzionale e svuotare il Parlamento, disconoscere il ruolo del sindacato, della libera stampa e della magistratura, attribuendo, con il premierato, i poteri a un presidente del Consiglio eletto dal popolo.

E' una controriforma istituzionale, da sconfiggere costruendo un ampio fronte democratico in difesa della Costituzione.

L’Europa del futuro è una nebulosa, svuotata dai nazionalismi e dalle fallimentari politiche neoliberiste e di austerity; un’Europa delle lobby e dei poteri finanziari ed economici. Un’Europa bellicista, che investe in armamenti e privatizza i beni pubblici, lo stato sociale. Un’Europa priva di politica estera autonoma, senza ruolo nel disordine mondiale e nello scontro geopolitico e commerciale tra vecchie e nuove potenze.

Lasciamo ai politologi i giudizi sul risultato elettorale e sulle sue conseguenze, a partire dai nuovi equilibri a seguito dell’onda nera delle destre nazionaliste, negazioniste, populiste e razziste nei due paesi trainanti, Germania e Francia, i cui leader hanno perso per le loro politiche antisociali e guerrafondaie.

Il dato preoccupante è il delinearsi di un’Unione europea burocratica, finanziaria, senza popolo. L’astensione al voto della metà degli elettori europei, compresi quelli italiani, evidenzia la disaffezione, la disillusione, la lontananza della parte meno abbiente e più povera della popolazione, ridisegna la rappresentanza politica di una minoranza e premia il potere delle lobby e gli interessi corporativi.

Siamo dentro a una profonda crisi dei sistemi democratici dell’Occidente. La riunione del G7 a Brindisi non farà che confermare la crisi del sistema, e un'assente lungimiranza di leader che ci stanno portando verso il baratro di una guerra mondiale.

La Cgil, con le sue rivendicazioni e i progetti sul futuro rimane un punto di riferimento del paese; continua sulla “Via Maestra” intrapresa con le mobilitazioni e gli scioperi, portando a compimento la raccolta di firme sui quattro quesiti referendari, con quasi 600mila firme ciascuno.

Lo scontro generale tra capitale e lavoro, padroni e lavoratori, poveri e ricchi, sfruttati e sfruttatori rimane aperto e attuale.

 

 
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