Violenza di ogni genere, narcos che la fanno da padroni, disuguaglianza sociale, enormi problemi ambientali: potremmo dire che l’America Latina, praticamente da sempre e con alterne vicende, non se la passa tanto bene. Eppure, sul fronte della partecipazione delle donne ai vertici della politica – a sinistra, ma in misura minore anche a destra - non ha eguali e surclassa un’Europa decisamente carente anche su questo fronte. Ora a Nicaragua, Honduras, Colombia, Perù, Brasile, Cile e Argentina si è aggiunto anche il Messico, dove lo scorso 2 giugno si è affermata, come previsto, Claudia Sheinbaum Pardo, esponente di Morena, il partito di governo di sinistra capeggiato dal presidente uscente e fondatore del partito Andrés Manuel López Obrador, più noto con l’acronimo Amlo.
La sua erede ha battuto con il 61,16% dei consensi Xóchitl Gálvez (sostenuta da Pan, Pri e Prd) che ha ottenuto il 28,11%, mentre il candidato del Movimiento ciudadano, Jorge Álvarez Máynez ha conseguito il 10,57% dei voti.
Sheinbaum si è presentata alla testa della coalizione “Sigamos haciendo historia” che comprende appunto Morena, il Partito del Lavoro e i Verdi. Le sue origini sono ebraiche - i nonni erano aschenaziti provenienti dalla Lituania, i genitori di sua madre erano sefarditi di origine bulgara – e tutti i suoi parenti emigrarono in America Latina per sfuggire all’Olocausto. Figlia di scienziati, ha alle spalle una carriera universitaria di tutto rispetto: è stata ricercatrice di fisica presso la Universidad nacional autónoma de México, e ha conseguito un master e un dottorato in fisica ambientale a Berkeley.
Proprio all’università ha cominciato la sua attività politica nel movimento studentesco: nel 1987 si batté contro il rettore Jorge Carpizo, che voleva introdurre nuove tasse universitarie. Collaborò anche con il democratico americano Al Gore - che per un soffio nel 2000 mancò la Casa Bianca - al conseguimento nel 2007 del Nobel per la pace al Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico. È stata sindaca di Città del Messico.
La sua affermazione nazionale si è estesa anche a livello regionale, più esattamente in sette degli otto Stati del gigante latino-americano, confermando anche a Città del Messico i consensi che aveva durante il suo mandato di sindaca.
Per l’opposizione va registrata la dura sconfitta dello storico Pri (Partito rivoluzionario istituzionale) che ha governato il Paese per settantadue anni. Ha eletto 42 deputati contro gli 80 del Pan (Partito di azione nazionale), l’organizzazione di destra iper-liberista.
La presidenta dovrà affrontare sfide enormi come tutti coloro che si trovano alla guida dei paesi latino-americani. Malgrado le decine di migliaia di morti che insanguinano ogni anno la patria di Emiliano Zapata, Sheinbaum non ha messo la lotta alla criminalità organizzata al centro del suo programma di governo preferendo puntare sui programmi sociali di welfare e sulla lotta alla carenza idrica e al cambiamento climatico. Un po’ come il suo predecessore Amlo, che aveva infatti messo fine alla “dichiarazione di guerra” dei precedenti governi ai cartelli dei narcos, che aveva solo fatto crescere in maniera esponenziale il macabro conteggio delle vittime, circa trentamila l’anno, preferendo agire su altri fronti. Amlo aveva avviato una sorta di pacificazione nazionale comunicata con lo slogan “Abrazos, no balazos”. La stessa ricetta dovrà caratterizzare la politica della presidenta.
“Che Claudia Sheinbaum non abbia messo al centro la lotta al narcotraffico è vero – sostiene in un’intervista a Fanpage.it Massimo De Giuseppe, professore associato di Storia contemporanea presso l’Università Iulm di Milano – questo perché Morena ha puntato su altri temi, in primis sulla redistribuzione delle ricchezze e sul welfare, elementi che ne hanno trainato il consenso. Il programma Sembrando Vida nelle aree rurali, ad esempio, ha generato una buona redistribuzione. Claudia Sheinbaum sa che la partita vera si giocava sulle questioni sociali e sul contrasto alla povertà”.
Certo la lotta al narcotraffico, che ha trasformato il Messico in un Paese in guerra, resta il “Problema” con la P maiuscola. Secondo De Giuseppe, per mettere fine a questa tragedia, o più realisticamente ridimensionarla, sarà fondamentale il rapporto con l’esercito: “A differenza degli altri Paesi dell’area il Messico, fin dalla rivoluzione del 1910-20, ha tenuto le forze armate un po’ ai margini della vita pubblica. Dal 2006 in poi però l’esercito ha assunto un’importanza sempre maggiore e Claudia Sheinbaum dovrà essere brava a trovare un equilibrio tra i suoi poteri, quello dei governatori e il ruolo delle forze armate”. Stando ai risultati ottenuti a Città del Messico quando era sindaca, si potrebbe azzardare un cauto ottimismo in un Paese tra i più complicati da governare nel pianeta.