Il progetto politico della Via Maestra prosegue, e mette al centro sempre la nostra Costituzione ed un’idea differente di società e di politica. Nell’appello per la manifestazione di Napoli dello scorso 25 maggio erano presenti tutti i temi che in questi mesi di lavoro la coalizione ha portato avanti. La guerra e la pace come premessa di tutto. Non c’è futuro senza pace, non c’è politica sociale senza pace, non esiste giustizia sociale senza pace.
I cambiamenti climatici vengono sempre più negati da parte delle forze politiche di governo a livello globale: ciò che era una priorità adesso è stata messa in soffitta, come se il mondo fosse diventato improvvisamente pulito e senza inquinamento. Il ruolo dell’Unione europea in questo scenario diventa ancor più fondamentale: anche su questo è importante l’appello al voto che la Cgil ha diffuso.
Ci sono poi i temi della libera informazione e delle politiche economiche. Ma è su un tema che voglio concentrarmi, così come hanno fatto i manifestanti: la “riforma” dell’autonomia differenziata. La riforma politica e istituzionale che è anche il motivo per cui la Cgil e le tante associazioni della Via Maestra hanno scelto di proseguire la mobilitazione al sud, a Napoli, la mia città.
Il progetto dell’autonomia differenziata è uno dei peggiori che questo governo potesse portare avanti. Da uomo del Meridione, che conosce i limiti di un paese diviso in tante parti in cui le opportunità non sono le stesse, pensare che la politica invece di annullare queste differenze tenti di aumentarle mi fa arrabbiare e sopratutto indignare.
Dietro la falsa idea che si debba offrire maggiore autonomia ai territori, si cerca di assegnare maggiori risorse a chi già ne detiene e diminuirle a chi ne avrebbe bisogno. Credo non sia necessario entrare nel tecnicismo degli interventi, serve analizzare ciò che un programma politico potrà determinare: voglio ricordare che l’autonomia differenziata è parte del grande scambio di governo che le destre stanno conducendo ai danni delle cittadine e dei cittadini. Da un lato il presidenzialismo e la riforma costituzionale, dall’altra l’autonomia differenziata. Uno scambio che pesa tutto sulla vita delle cittadine e dei cittadini del sud del paese. La Lega di Salvini che porta il proprio risultato per le regioni, ricche, del nord, e il partito della primo ministro Meloni che ottiene la riforma presidenzialista del cosiddetto “premierato”.
In questo scambio si mette in discussione la possibilità di costruire un quadro organico degli interventi che sarebbero necessari per il Meridione. Una rete di infrastrutture logistiche indispensabili: la situazione della viabilità e dei trasporti al sud è spesso drammatica. Se si escludono le autostrade e una parte della rete ferroviaria che collega le grandi città, il resto del territorio è ancora collegato male o per nulla, con difficoltà immense di spostamento. Il ponte sullo Stretto è l’esempio lampante della follia delle politiche messe in atto.
Poi la rete delle infrastrutture sociali indispensabili: la rete idrica avrebbe bisogno di essere ammodernata e manutenuta. Idem per la rete fognaria.
La sanità: attraverso la discussione sui Lep e la riduzione progressiva delle risorse economico-finanziarie, la situazione della sanità nel Meridione potrebbe peggiorare ulteriormente. Ricordo come una quota enorme di cittadine e cittadini meridionali siano costretti a lunghi viaggi per cercare cure efficaci e di qualità.
L’istruzione: se il Meridione ha una grande tradizione culturale lo deve anche al grande prestigio di alcuni istituti universitari. Oggi abbiamo bisogno però di una politica che rimetta la scuola pubblica al centro di un progetto di rilancio dei territori meridionali. Edilizia scolastica in primo luogo.
Ho solo accennato ad alcuni dei temi che la riforma potrebbe mettere in crisi.
La Cgil in questi mesi, anche grazie alla grande alleanza definita nel percorso politico della Via Maestra, è stata capofila nell’opposizione a questo progetto (che purtroppo anche le forze di centrosinistra sembrano assecondare). La scelta di portare a Napoli la grande manifestazione del 25 maggio è stata molto opportuna: una grande giornata di lotta, e fondamentale il fatto che molte compagne e compagni provenissero dal nord Italia.
È all’interno della nostra organizzazione che si può costruire un’idea rinnovata di solidarietà nazionale, che coniughi le giuste autonomie territoriali con le politiche di coesione e di diritti universali per tutto il paese. Eravamo quasi centomila in piazza per dire “no” a riforme che distruggono la democrazia e svuotano il futuro del paese, e dire “sì” a un progetto politico e sociale alternativo e utile alle persone.
Questa destra, il cui bacino elettorale è soprattutto al sud, sta dimostrando la propria indifferenza e falsità. Per mero calcolo elettorale renderà il Meridione sempre più povero e il nord sempre più ricco. La Cgil e la Via Maestra” dimostrano che un’idea diversa si può e si deve praticare.