Esternalizzare vuol dire perdere competenze - di Giuseppe Nardozza

Il caso Nielsen e il ruolo delle società di consulenza.

Gran parte delle multinazionali negli ultimi decenni si sono sempre più affidate ad aziende di consulenza per la gestione delle loro riorganizzazioni, sia dal punto di vista operativo che da quello finanziario. Le impronte che questi interventi lasciano sono indelebili e le conseguenze drammatiche: migliaia di posti di lavoro persi.

Sono Giuseppe Nardozza, delegato Filcams Milano e anche componente dei Comitati Aziendali Europei (Cae). Lavoro presso Nielsen Media Italy, azienda che rileva i dati di ascolto. In meno di 18 mesi sono state aperte tre procedure di mobilità. Procedure giustificate dall’introduzione di automatismi di analisi dei dati, sviluppo di Ai per la produzione dei dati, learning machine, per sostituire la mano e la mente dell’essere umano. Nulla di questo è ancora stato implementato.

In realtà dietro tutto ciò vi è solo la volontà di tagliare i costi del personale per garantire sempre più utili e profitti ai fondi di investimento che detengono la proprietà della corporate. Ma ancora dietro tutto ciò c’è la presenza costante delle aziende di consulenza.

Che ruolo hanno le società di consulenza quando vengono ingaggiate dalle multinazionali? Prendiamo in considerazione alcuni punti tipici del loro agire, per dimostrare il disastro che procurano al tessuto sociale e lavorativo locale ed europeo.

In primo luogo, le società di consulenza propongono costantemente alle aziende di tagliare gli investimenti in ricerca e sviluppo. Gli investimenti in ricerca e sviluppo hanno ha un costo elevato e una incertezza di fondo. Non sempre quello che viene sviluppato trova riscontro sul mercato. Ma è la funzione stessa della ricerca che ha in sé queste incertezze, che vanno comunque calcolate e gestite come costo a fronte di successi o insuccessi.

Le società di consulenza hanno l’attitudine a suggerire che questi costi vengano drasticamente tagliati, per esempio là dove si utilizza un 15% dei ricavi netti per la ricerca, si passa a uno scarso 2%. Questo vuol dire non fare più ricerca e innovazione e perdere le competenze necessarie nei settori di ricerca e sviluppo.

In secondo luogo, la strategia delle multinazionali, sempre suggerita dalle aziende di consulenza, prevede che si possa compensare la riduzione degli investimenti su sviluppo e ricerca con l’acquisizione di aziende che abbiano prodotti utili al mercato in cui operano, con la presunzione di crescere acquisendo altre aziende, utilizzando soldi in prestito per le acquisizioni e facendo aumentare il debito in modo spropositato.

In seguito a queste acquisizioni si riduce il personale e si perdono le competenze che quelle lavoratrici e lavoratori avevano: una mattanza sociale.

In terzo luogo, i “big manager” hanno interesse a far sì che i suggerimenti delle società di consulenza vengano applicati il più velocemente possibile.

Nella maggior parte dei casi l’esternalizzazione di funzioni fondamentali e di attività produttive ha conseguenze molto gravi per quanto riguarda le capacità future di innovazione. Questo non impedisce alle società di consulenza di suggerire comunque che, in questo modo, si massimizzi il valore per l’azionista attraverso il ridimensionamento della forza lavoro, determinando nel breve termine un aumento dei rendimenti delle azioni. Quindi i big manager sono incentivati a procedere velocemente su questa strada, perché parte del loro compenso è sotto forma di premi azionari (uno studio ha rilevato che gli amministratori delegati delle aziende che annunciano licenziamenti vedono crescere la loro retribuzione complessiva nell’anno successivo del 22,8%).

Inoltre assoldare le società di consulenza consente ai manager di scaricare su qualcun altro la colpa dei tagli occupazionali e limitare l’opposizione della forza lavoro e dei sindacati, legittimando e confermando questi tipi di processo.

In conclusione possiamo dire che questo tipo di approccio porta a perdere lo sviluppo collettivo di un’azienda, conoscenze stratificate negli anni: risorse fondamentali che un’azienda deve avere per innovarsi e sviluppare competenze.

I licenziamenti su larga scala danneggiano seriamente la capacità di apprendimento, generando la perdita di competenze fondamentali. E l’errore più grande è non apprendere nulla dagli errori già commessi nel passato. Questo è grave per le aziende in generale e nello specifico per quelle multinazionali che vantano principi etici. I dirigenti che prendono decisioni sbagliate sono sempre al loro posto, e non pagano mai in prima persona per le scelte intraprese.

Le società di consulenza, con la loro opera, contribuiscono ad “infantilizzare” le aziende cui vendono i loro servizi, rendendole incapaci di decidere. A cosa servono i dirigenti, molto ben retribuiti, se hanno sempre bisogno di una o più società di consulenza per prendere ogni tipo di decisione?

 

 
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