Una lotta senza tempo - di Caterina Posterino

L’Assemblea nazionale delle donne Cgil “Belle Ciao 2024”.

Il titolo scelto per la nostra assemblea evoca a tutti noi la memoria delle donne che hanno attraversato la nostra organizzazione, della loro tenacia e della forza che ci hanno consegnato, e delle battaglie per i diritti che hanno condotto.

Il video che ha aperto l’iniziativa ha proprio messo al centro la strada percorsa da quel lontano 1954, quando fu organizzata la prima Conferenza delle donne lavoratrici proprio a Firenze, che portò alla stesura della Carta dei diritti delle donne lavoratrici. Nel video si sono ricordati alcuni dei passaggi più rilevanti della lunga marcia per l’acquisizione dei diritti delle donne: dalla legge del 1963 che introdusse il divieto di licenziamento per matrimonio delle donne lavoratrici al nuovo diritto di famiglia approvato nel 1975, dalla legge sull’interruzione di gravidanza del 1978 a quella che modificò il reato di stupro, sancendo che si tratta di un reato contro la persona e non contro la morale pubblica, fino ad arrivare al 2022, con l’introduzione del rapporto biennale sulla situazione del personale maschile e femminile da parte delle aziende pubbliche e private che occupano più di 50 dipendenti, e della certificazione di parità di genere

La prima immagine che restituisce il senso della giornata, è però quella della segretaria Lara Ghiglione che fa la sua relazione al centro del palco di fronte alla platea di compagne arrivate da tutta Italia. Tante sono state le suggestioni del suo intervento, dalle rivendicazioni della nostra piattaforma di genere al ragionamento sulla nostra Cgil. Le sue parole ci hanno ricordato, così come il video di avvio, la strada percorsa per la parità, ma soprattutto il ruolo che hanno avuto le donne della Cgil nell’acquisizione di alcuni di quei diritti che oggi si tenta di minare o depotenziare.

È di questi giorni l’approvazione del Senato di una norma nel decreto Pnrr che permetterà l’ingresso alle associazioni antiabortiste nei consultori. La Cgil rivendica la necessità di avere ostetriche, ginecologhe, psicologhe, assistenti sociali e supporto nei consultori pubblici, supporto che al momento non è garantito, anche a causa dello smantellamento della sanità pubblica. Come ribadito da Ghiglione, “le donne c’erano, ci sono e ci saranno”, e saranno promotrici dello sviluppo sociale e del progresso del paese in un momento in cui si percepisce un arretramento della cultura dei diritti.

La nostra piattaforma di genere è frutto di una riflessione condivisa e porta avanti la necessità di garantire alle donne un lavoro stabile e ben retribuito, una maggiore tutela del diritto alla maternità contro i part time involontari, un miglioramento dei servizi pubblici, in primis degli asili nido, l’introduzione di un congedo parentale paritario, la lotta alla segregazione verticale e orizzontale, la necessità di controlli e sanzioni nei confronti di chi non redige i rapporti biennali, così come la necessità di modificare l’approccio in materia di salute e sicurezza con l’introduzione di Dpi che siano adeguati ai corpi delle donne, e un modulo specifico nei corsi sulla sicurezza sulla prevenzione delle violenze e le molestie nei luoghi di lavoro.

Lara Ghiglione si è poi rivolta alla nostra organizzazione perché è necessario modificare il paradigma, e contrastare la segregazione orizzontale che spesso porta ad attribuire alle donne deleghe su questioni legate alla cura ed al sociale, così come contrastare la segregazione verticale. Un passo importante è stato riservato a come agire il potere e far convivere gentilezza e dialogo, perché l’autorevolezza non può essere misurata in termini machisti e noi tutte possiamo essere “gentili e dialoganti” ma anche “decise e solide”.

Si è ricordato che, per preparare l’assemblea del 1954, sono state fatte 20mila riunioni in cui sono state ascoltate due milioni di donne. Si è quindi lanciata per il prossimo autunno una campagna straordinaria di assemblee, incontri, eventi e riunioni, per promuovere percorsi condivisi e riprendere quel filo mai spezzato che ci accomuna a 70 anni fa. Siamo legate alle donne che hanno combattuto nel passato, ma anche a quelle che stanno conducendo la loro lotta oggi, e il nostro pensiero va ad Ilaria Salis.

Ritengo molto suggestiva l’immagine finale, che rende pienamente il senso della giornata: siamo cucite le une alle altre e dobbiamo continuare con determinazione, con le “nostre cicatrici e le nostre cuciture”, le nostre battaglie con l’obiettivo di non lasciare nessuna indietro.

L’assemblea è proseguita con tre “panel” di interventi su molestie, contrattazione, lavoro, in cui si sono avvicendate compagne delle diverse categorie che hanno messo al centro la nostra azione nelle contrattazioni ed il ruolo della Cgil in tante delle acquisizioni degli ultimi anni. Ascoltare quanto si fa nelle aziende attraverso la contrattazione di primo e secondo livello ha dato a tutte noi una grande carica, perché faticosamente, ma con tenacia, dietro ogni obiettivo raggiunto c’è un pezzetto di ognuna di noi.

Pensando solo al settore che seguo nella mia attività sindacale, il contratto scuola è stato acquisitivo rispetto ai diritti delle donne: parlo dei trenta giorni aggiuntivi per le donne vittime di violenza, e della possibilità di essere trasferite dopo l’inserimento in un percorso di protezione in deroga alle norme vigenti.

Un punto di riflessione necessario riguarda l’investimento sulla formazione dei nostri delegati e dei nostri dirigenti, partendo dalla base, dall’uso delle parole e del linguaggio anche al nostro interno. Un’osservatrice attenta si accorge che ci sono dei “lavori in corso” in Cgil in questo senso, e che sicuramente siamo sulla strada giusta ma ancora c’è tanto da fare. Spesso capita di sentire ancora compagni che utilizzano un linguaggio inopportuno nei loro interventi senza neanche accorgersene o battute riuscite male, e questo è il dato da cui partire.

Dobbiamo essere i primi promotori del cambiamento e, da questo punto di vista, la proposta contenuta nella nostra piattaforma di inserire un modulo specifico nella formazione su salute e sicurezza riguardo la prevenzione delle molestie e delle violenze nei luoghi di lavoro parla anche a noi.

Il momento politico che stiamo attraversando ci deve indurre a rilanciare questi temi, a partire dalla formazione dei giovanissimi. Dalla scuola, che non può immaginare di affrontare il problema con l’indecente proposta di Valditara di introdurre delle ore di educazione al rispetto e all’affettività senza investire nulla sulla formazione dei propri docenti.

La platea rossa, con giovanissime delegate accanto a compagne che tanto hanno dato della loro vita per renderci quello che siamo oggi e che oggi chiedono attenzione alla medicina di genere, restituisce una sensazione di compattezza, orgoglio e forza. Un oceano di donne, con il rosso prevalente, ricorda a tutti che ci siamo e che “siamo qui per restare” e che, come è stato fatto con noi, accompagneremo le nuove delegate e le supporteremo, facendo sentire la nostra sorellanza, supportando il loro percorso e facilitandolo. Questo significherà alle volte riorganizzare gli orari dei nostri incontri, ma vorrà dire anche mettere tutte nella condizione di poter conciliare la partecipazione sindacale con la vita familiare.

L’intervento finale, sotto forma di intervista, è stato affidato al segretario generale Maurizio Landini che, sollecitato dalle domande della giornalista della redazione fiorentina di Repubblica, Azzurra Giorgi, ha parlato di problema culturale che riguarda gli uomini e della regressione in atto con un aumento della cultura del possesso e del controllo. Ci ha ricordato che le fasi di maggiore emancipazione delle donne sono state le fasi di maggiore crescita e progresso del paese, e che la regressione che stiamo vivendo la misuriamo anche con l’aumento dei femminicidi.

Dunque è necessario un cambiamento culturale maschile, ha continuato Landini, un cambiamento che costa fatica e sul quale il nostro contributo è decisivo. La priorità è il divario occupazionale tra uomini e donne e questo non può lasciarci indifferenti, così come è indispensabile la lotta alla precarietà e all’attuale modello di funzionamento del mercato del lavoro.

Tutto quello che noi facciamo può incidere anche nel modo di fare politica in un paese in cui metà dei cittadini non va a votare. Coloro che non vanno a votare, sottolinea Landini, sono coloro che stanno peggio e che noi vogliamo rappresentare, e per questo è necessario restituire fiducia. Stiamo attraversando una crisi democratica pericolosa dove è in atto un attacco alla democrazia nata dalla Resistenza. Lo abbiamo visto con la precettazione, con l’attacco alla magistratura, con il tentativo di monopolizzare l’informazione pubblica, con la delega fiscale e la politica dei condoni.

In questo momento noi stiamo difendendo la Costituzione che è stata conquistata dalle lotte dei lavoratori. “La democrazia la difendi praticandola”, e in quest’ottica abbiamo presentato quattro referendum che puntano a rendere i lavoratori più liberi. Landini ha poi dedicato una battuta ad “imparare ad ascoltare”; credo che questo messaggio abbia un forte carattere simbolico, così come simbolica in avvio è stata l’esposizione, da parte di tutte noi, dei cartelli con scritto “Cessate il fuoco” perché non è possibile rimanere inerti di fronte a quanto sta avvenendo, e noi donne, che siamo quelle che subiscono gli effetti peggiori della guerra, dobbiamo ancora di più essere costruttrici di pace.

Questa è stata “Belle Ciao” a 70 anni dalla nostra prima assemblea, con una forte piattaforma rivendicativa di genere che ognuna di noi porterà nei propri luoghi di lavoro. Con l’obiettivo ambizioso di ridare parola alle donne con una campagna straordinaria di assemblee che si metta in ascolto delle donne che in questo paese promuovono lo sviluppo, partendo da una condizione di svantaggio che è nostro compito rimuovere, e abbattendo con la forza che ci contraddistingue il soffitto di cristallo che ci impedisce la piena realizzazione.

 

Noi siamo pronte. E voi?

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