Per un Mediterraneo di pace e diritti. La decima edizione del Festival Sabir - di Sinistra Sindacale

Si è conclusa a Prato il 20 aprile scorso la prima tappa della 10ma edizione del Festival Sabir, evento diffuso e spazio di riflessione sulle culture mediterranee promosso da Arci insieme a Caritas, Acli e Cgil, con la collaborazione di Asgi, Carta di Roma, Ucca, Arcs, A Buon Diritto e Unire, con il patrocinio del Comune di Prato. La tre giorni ha visto la partecipazione di oltre 1.600 persone e più di 80 relatrici e relatori per 45 eventi tra seminari, incontri, formazione, eventi culturali.

Il Festival è nato dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013 per dare voce a quel Mediterraneo che non vuole arrendersi alle morti di frontiera e alla criminalizzazione delle persone in movimento e della solidarietà. Sabir, la lingua comune dei marinai del Mediterraneo fino all’inizio del secolo scorso, oggi richiama la necessità di ricostruire un linguaggio comune, a partire dalla società civile.

Dopo Lampedusa, Pozzallo, Siracusa, Palermo, Lecce, Matera eTrieste, quest’anno si è scelta Prato per la sua storia di immigrazione forse unica nel quadro nazionale. Con una presenza di 58mila persone di origine straniera (circa il 25% dei residenti) e la comunità cinese più numerosa d’Italia (oltre 31mila), Prato ha rappresentato dagli anni ‘90 un laboratorio, non senza contraddizioni, di nuove pratiche di inclusione e partecipazione.

Il Festival si è focalizzato in prevalenza sul tema del lavoro e della cittadinanza, sulle prospettive delle politiche di ingresso e soggiorno, ma anche di detenzione e trattenimento, delle persone di origine straniera nel nostro Paese. In uno scenario di conflitti crescenti in Europa e nel mondo, si è innanzitutto ribadito che l’unica soluzione è rispondere alla guerra con la politica, e risolvere i conflitti con il diritto internazionale, a partire da un cessate il fuoco immediato e permanente a Gaza, in Ucraina, in tutto il mondo.

Il 18 aprile, giorno di apertura, ricorreva il nono anniversario di una delle più grandi stragi del Mediterraneo: morirono oltre 800 persone in una collisione tra l’imbarcazione che le trasportava e una nave commerciale. Dopo quella epocale tragedia e la crisi umanitaria causata dalla guerra in Siria prese il via la stagione dell’esternalizzazione delle frontiere. Prima l’accordo europeo con la Turchia, poi con la Libia e più di recente con Tunisia, Egitto e Albania.

L’Italia con l'intera Ue, anziché promuovere una missione permanente di ricerca e soccorso nel Mediterraneo e vie d’accesso legali e sicure, sono sempre più impegnate a scaricare le loro responsabilità in materia di asilo e gestione dei flussi migratori sui paesi vicini. La detenzione di stranieri in attesa di rimpatrio è diventata sempre più uno spazio nel quale vengono sperimentate pratiche di discriminazione giuridica con garanzie inferiori. L’ultimo di una lunga e inaccettabile serie di suicidi nei Cpr è quello di Ousmane Sylla, ventiduenne della Guinea, che si è tolto la vita il 4 febbraio scorso a Ponte Galeria.

La Cgil è stata presente in diversi appuntamenti del folto programma. All’inaugurazione la segretaria confederale Maria Grazia Gabrielli ha sottolineato che tra i diritti fondamentali della nostra Costituzione c’è in primis il diritto al lavoro: “Solo con un lavoro stabile, sicuro, dignitoso, tutelato passa l’inclusione delle persone migranti”. Ospite della prima giornata anche il segretario generale Maurizio Landini, che ha incontrato quattro lavoratori inseriti nei percorsi Sai. Terribili i racconti dei viaggi, ma anche delle prime esperienze In Italia. Intervistato dalla direttrice del quotidiano La Nazione, Agnese Pini, Landini ha parlato di migranti, lavoro e inclusione. Al centro c’è la richiesta di abolire la legge Bossi-Fini per eliminare la ricattabilità del lavoratore.

Nell’incontro conclusivo “Dove finisce l’Europa”, i promotori hanno lanciato un appello in vista delle elezioni europee con il decalogo “Per un’Europa dei diritti e dell’accoglienza”. “In questi anni – vi si legge - governi e parlamenti europei, con poche eccezioni, hanno puntato tutto sull’esternalizzazione delle frontiere, contrastando l’attività delle organizzazioni umanitarie e della società civile”. E l’approvazione del Patto su Asilo e Migrazione avrà implicazioni devastanti sul diritto d’asilo, violando i diritti fondamentali dei migranti. Su questo tema si gioca il futuro dell’Ue, che deve decidere se continuare sulla strada delle chiusure e dei muri, “o se cambiare direzione e avviare una nuova stagione di riforme volta a gestire concretamente il fenomeno delle migrazioni in maniera giusta ed efficace, rispettosa dei diritti fondamentali delle persone”.

(vedi https://www.arci.it/decalogo-festival-sabir/?fbclid=IwZXh0bgNhZW0CMTAAAR1qXmLm50Nr_9vvKZESPjQqZU9Anf1RL-Y5kBiImXVysK4oU9isVb_R5uc_aem_ARitusVF3Uk0EjiYMLOvVYrmhna5awuiNffbHNgSmLMAmXMxiPTcOD_3Al8tZKtvjCqlyD6jC4ynRWlzdsxK2_N5).

Prossimo appuntamento a Roma, dal 10 al 12 ottobre, insieme a tante reti e movimenti che in questi anni hanno attraversato il Festival e lo hanno reso un momento di grande rilievo per la società civile europea e del Mediterraneo.

 

 
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