Il 25 Aprile a Venezia c’è sempre stata una doppia festa: per ricordare la Liberazione dai nazifascisti e la festa di San Marco, patrono della città. Quest’anno sarà però ricordato come la prima volta in cui un turista deve pagare per entrare in città, con qualsiasi mezzo arrivi. Precisiamo: devi pagare solo se sei un turista cosiddetto “mordi e fuggi”, cioè il giornaliero, quello che non pernotta nel comune. Uno di quelli più poveri, insomma, di quelli che non si possono permettere di pagare l’hotel nella città forse più bella del mondo, ma sicuramente anche la più complicata e costosa.
Si tratta di una vera novità a livello mondiale. Il sindaco Brugnaro spiega che questo contributo serve per gestire meglio i flussi turistici. L’assessore al bilancio Michele Zuin, dopo gli inevitabili dubbi e proteste (anche della ministra Santanchè), spiega che i numeri troppo elevati di turisti fanno aumentare anche i costi di gestione: trasporti, igiene ambientale, servizi.
Quest’ultima affermazione ha un fondo di verità. Per fare un esempio, il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti è pagato con la Tari, cioè dai residenti. Chi pernotta in hotel è tenuto al pagamento della tassa di soggiorno che però ha un altro scopo, quello di promuovere il turismo e migliorare le strutture o i servizi offerti ai visitatori. Ecco iniziamo a concentrarci su quest’ultima affermazione: la tassa di soggiorno versata attraverso hotel e bed and breakfast fino ad oggi ha effettivamente svolto la sua funzione? I servizi ai visitatori sono migliorati?
Sarebbe sufficiente intervistare un qualsiasi veneziano per avere una risposta negativa. Servizi pubblici sempre più scadenti, continui tagli e dodici mesi all’anno sovraffollati. Bisogna pensare che per molti veneziani spostarsi in vaporetto è un obbligo, poiché tanti abitano in qualche isola. Ma anche spostarsi a piedi è sempre più complicato.
Già il primo giorno ci sono state molte proteste, associazioni come “No Grandi navi”, Ambiente Venezia, Asc Assemblea Sociale per la Casa e Arci, che ha prodotto un finto passaporto consegnato ai visitatori. All’interno si cita l’articolo 16 della Costituzione sulla libera circolazione dei cittadini. L’Asc ha consegnato un biglietto che ricalca lo stesso font e colori del ticket del Comune per la campagna informativa sul ticket. Dietro si legge: “Il biglietto è valido per visitare tutta l’area di Venezia Museo. Non oltrepassare le recinzioni, potrebbero costituire pericolo. Per favore, non date da mangiare ai veneziani e non lanciate loro oggetti, neanche per attirare la loro attenzione”.
Venezia ormai da decenni si sta svuotando, i residenti in centro storico sono scesi sotto quota 50mila. I giovani non trovano casa, e quelle in vendita hanno una quotazione di mercato eccessiva per qualsiasi lavoratore. Le case pubbliche vuote ormai sono più di duemila, e non vengono ristrutturate perché costa troppo farlo anche per gli enti pubblici. Inoltre, come si è visto nei telegiornali, il personale pagato dal Comune (dai veneziani) è molto numeroso. Solo il 25 Aprile si sono registrati 113mila turisti giornalieri. Di questi un terzo sono stati paganti.
In fondo a Venezia i turisti pagano già più di sette volte, rispetto ai residenti, i biglietti per i trasporti (9,50 euro a fronte di 1,50), pagano i musei, pagano tutto. Far pagare per entrare a piedi significa equipararla ad un museo, dove si deve pagare l’ingresso.
Non esiste al mondo che si debba pagare per entrare in una città. Si paga la Ztl, la tassa di circolazione. Alcuni monumenti possono essere interdetti o limitati per salvaguardarli. Ma l’ingresso a piedi in una città non deve essere pagato. E la cosa singolare è che i media trattano questa cosa come se fosse normale: si dice che “bisogna fermare il turismo mordi e fuggi”. Ma se una persona fa turismo “mordi e fuggi”, evidentemente è perché è l’unico tipo di turismo che può economicamente permettersi.
Può essere negata, o comunque ostacolata, la possibilità di accedere alle bellezze di Venezia solo perché un individuo è povero? In molti paesi il turismo, anche “mordi e fuggi”, è una risorsa, a Venezia diventa un problema, anzi, un’emergenza. In definitiva l’impressione è che sia un’ulteriore limitazione della libertà individuale. Il tutto in un paese governato da forze che si dicono liberali. E il fatto che sia iniziato il giorno della Liberazione ha il sapore di un’ulteriore beffa!