Enel: una lotta per difendere un bene essenziale - di Furio Trezzi e Mauro Bellucci

In questi giorni sta andando avanti la lotta dei lavoratori Enel contro le scelte dell’ad Cattaneo (nominato dal governo Meloni) che vorrebbe esternalizzare la gestione della rete, aumentando la presenza delle imprese appaltatrici e affidando loro anche le manovre, attività essenziale per il buon funzionamento della rete di distribuzione elettrica. Oltre a questo, intende ridurre la possibilità di fruire dello smart working e peggiorare gli orari degli operativi, adducendo una supposta “conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”.

Cattaneo sembra essere vittima di una sindrome: quella di Romiti, che nel 1980 attaccò frontalmente il sindacato in Fiat per sconfiggerlo. Per fare altrettanto Cattaneo ha messo in campo tutta la forza di cui dispone tentando di sostituirsi al sindacato, convocando assemblee nelle quali i suoi capi intermedi spiegavano la bontà delle scelte aziendali, ma ricevendo una risposta compatta da parte dei lavoratori che hanno scioperato in modo massiccio, scrivendo lettere di rifiuto delle condizioni che intende imporre l’azienda.

Gli scioperi continuano, anche in maniera più forte dopo la strage di Suviana, non altro che lo specchio delle politiche scellerate di esternalizzazioni continue degli ultimi decenni che hanno portato al depauperamento delle capacità di intervento autonomo nel settore, e alla perdita delle alte professionalità che aziende come Enel sapevano esprimere.

La posizione del sindacato, Filctem Cgil in testa, è chiara: i lavoratori stanno difendendo, insieme alla salvaguardia della loro professionalità, anche il diritto ad un servizio pubblico efficiente per tutto il paese. Questo segna un’inversione di tendenza, dopo anni di infatuazioni neoliberiste che avevano colpito anche la Cgil, e che hanno portato al tentativo di applicare il mercato nei servizi a rete (elettricità-decreto Bersani, gas-decreto Letta). Ricordiamo che a quei processi solo pochi si opposero, e vennero marginalizzati.

Siamo coscienti che ‘rimettere il dentifricio nel tubetto’ sia impossibile, ma difendere, assieme alle professionalità dei lavoratori, la garanzia di un servizio di qualità, non totalmente piegato alle logiche del profitto, sia un dovere del sindacato confederale. Il settore dell’energia è il luogo dello scontro tra le economie globali e la necessità della transizione rimette al centro il bisogno di una gestione non meramente economica del sistema energetico dell’Italia e dell’Europa.

 

La Filctem, in questo momento, ha la grande responsabilità di garantire che il processo non sia fatto contro i lavoratori e contro i cittadini, nell’interesse dei gruppi dominanti.

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