Paesi Baschi: tutto uguale e tutto cambia? - di José Luis Ruiz García

Il governo della Comunità autonoma e il fallimento della sinistra.

Il 20 aprile scorso si sono svolte le elezioni per il Parlamento basco. Poco più di un milione di cittadini hanno eletto 75 parlamentari, 25 per ciascuna delle tre province. Il risultato ha prodotto la seguente distribuzione di seggi: Pnv 27, Eh Bildu 27, Pse-Psoe 12, Pp 7, Sumar 1, Vox 1.

I Paesi Baschi, come la vicina Navarra, godono di un’ampia autonomia basata su un proprio regime fiscale. Riscuotono le tasse e contribuiscono al bilancio spagnolo con una percentuale prestabilita per le questioni che lo Stato si riserva (esercito, diplomazia, ecc.).

L’importanza politica di queste elezioni dipende in gran parte dal sostegno che la maggioranza dei deputati baschi nel Parlamento spagnolo, insieme ai catalani, danno al governo di Pedro Sánchez. Queste elezioni, tuttavia, sono state speciali per i Paesi Baschi. Non in virtù della composizione del nuovo governo basco, che sarà ancora una volta una coalizione tra il Partito socialista Pse-Psoe e il partito nazionalista Pnv, ma perché si sono verificate diverse novità che potrebbero essere importanti nei prossimi anni.

Tanto per cominciare, si è verificato un rinnovamento ai vertici di tutti i partiti, dopo molti anni con gli stessi leader. Ma soprattutto, per la prima volta in oltre quarant’anni di autonomia, il partito Euskal Herria Bildu ha conteso la vittoria al Pnv, partito che, tranne una legislatura, ha sempre governato la Comunità autonoma. Alla fine il Pnv ha preso più voti, ma il numero dei parlamentari è lo stesso.

Il cambiamento politico nei Paesi Baschi non avverrà nel governo. Sebbene la sinistra sia maggioritaria, una coalizione di sinistra è impossibile. Il Psoe, di fronte alle pressioni del Pp e della magistratura, rifiuta qualsiasi tipo di accordo con la “izquierda abertzale”, a causa delle ripercussioni che questo potrebbe avere sul resto della Spagna.

La crescita di Eh Bildu è dovuta alla “socialdemocratizzazione” delle sue posizioni politiche, che sfiorano addirittura il socialismo liberale in questioni come l’istruzione, dove ha concordato con Pnv e Pse una legge sull’istruzione che protegge il finanziamento dell’istruzione privata a scapito dell’istruzione pubblica, già molto indebolita. Il Pais Vasco, analogamente alla Comunità di Madrid presieduta da Ayuso e dal Pp, ha la percentuale più bassa di istruzione pubblica in Spagna, il 50%. L’altra fonte della sua forza è la sua egemonia nei movimenti sociali e l’affinità politica del secondo sindacato basco, Lab.

Nei Paesi Baschi, dopo la caduta del franchismo e la transizione alla democrazia, lo scenario politico si è diviso in spazi politici. Due a destra, il nazionalista Pnv e il Pp, e tre a sinistra, il Pse-Psoe, la sinistra indipendentista, ora Eh Bildu, e uno spazio a sinistra del Psoe che, così come anche in Italia, è accompagnato da diverse vicissitudini.

Si tratta di un’area da sempre composta dai comunisti del Pce, poco rappresentativo, e da Euskadiko Ezkerra (Sinistra basca), che prima si fuse con un settore del partito comunista e poi finì per integrarsi nel partito socialista. Gli insoddisfatti di questa scelta e altri settori formeranno un nuovo gruppo attorno all’Iu-Eb, che entrerà a far parte del governo basco.

Questo spazio politico è entrato successivamente in una nuova fase con l’apparizione di Podemos. Tutto ciò si è nuovamente modificato con la comparsa di Sumar, come alternativa a Unidas Podemos. Insieme a Podemos, hanno partecipato a questa coalizione Izquierda Unida e altri partiti regionali di sinistra. Il processo di costruzione di questa nuova piattaforma di sinistra confederale in Spagna, guidata dal ministro Yolanda Diaz, genera una dinamica di emarginazione di Podemos che, escluso dal governo nazionale, prende la propria strada.

Questa situazione produce effetti anche nei Paesi Baschi, dove i tentativi di costruire una proposta unitaria falliscono, giustificati da Sumar con la sua sfiducia in Podemos. In precedenza avevano raggiunto un accordo elettorale con Iu, Equo e Más País. Il risultato di questa frammentazione è che dai sei parlamentari precedenti di Podemos e Iu si passa a un solo parlamentare di Sumar e nessuno di Podemos. È venuta meno la capacità di questo “quinto spazio politico” di condizionare il governo della Comunità.

Si prevede che il processo di ricostruzione sarà difficile, poiché esistono due sensibilità difficili da conciliare. Gli uni accusano gli altri di voler essere una sorta di partito socialista, assumendosi la politica degli armamenti e della guerra del governo e la tiepidezza nei confronti di Israele sulla questione di Gaza e dei palestinesi. L’altra parte li accusa di essere radicali e di fare molto rumore. Le elezioni europee costituiranno un test importante per le organizzazioni alla sinistra del Psoe, e determineranno in gran parte il loro futuro, che appare incerto.

 

 

(traduzione di Ivan Lembo)

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