Luciano Canfora professore resistente - di Frida Nacinovich

Professor Canfora, ma cosa ha combinato? E' stato querelato dalla presidente del Consiglio, qual è la sua imperdonabile colpa? Averle dato della neonazista nell’animo per il suo appoggio alle imprese del battaglione Azov, formazione paramilitare ucraina di orientamento, appunto, neonazista?

“Pare di sì. Evidentemente non è possibile entrare nel merito, perché ormai il giudizio che uno esprime di carattere storico, analitico o psicologico diventa rapidamente un reato. Questo è molto preoccupante. Direi che è un caso analogo a quello del rettore Tomaso Montanari dell’Università per stranieri di Siena, e della collega di filosofia teoretica di Roma, Donatella Di Cesare. Anche loro querelati per motivi molto simili. Allora il problema non è tanto la gravità o non gravità del giudizio che uno esprime, quanto di questa ondata che non so bene come definire: intimidatoria, o comunque intollerante”.

 

- Al solito lei è accusato di essere filoputinano…

“Di solito ci si vanta della libertà di parola nel mondo cosiddetto Occidentale. A quanto pare non è proprio sicuro sia così. Mi viene in mente che in greco, la lingua da cui dipende il nostro linguaggio politico, si dice 'parresìa'. Significa 'tutto quello che uno ritiene di poter dire'. Dunque il problema è serio: o abroghiamo il diritto di critica, la libertà di parola garantita dalla Costituzione, oppure si devono rassegnare al fatto che la gente esprima il proprio pensiero senza mettersi a fare autocensura”.

 

- Che dire poi dell'informazione di guerra, sempre più 'embedded'?

Questo è vero, e sta avvenendo su una scala molto grande, perché dal momento in cui è iniziata la fase guerreggiata, anche se in Ucraina il conflitto era iniziato dieci anni prima, i giornali grandi, medi e piccoli, e le emittenti televisive, hanno scelto di fiancheggiare anziché informare. Sono venuti meno al proprio compito prima ancora che scattasse in modo esplicito la censura di guerra, che di solito si instaura quando un paese ci entra. Noi formalmente non siamo entrati in guerra, anche se poi armiamo l’Ucraina sottobanco. Per quel che riguarda Gaza, gli Stati Uniti compiono un’operazione oserei dire ridicola, quella di comminare sanzioni a singoli deputati del Parlamento israeliano, il che non vuol dire nulla, ed a singoli coloni. Intanto continuano a stanziare miliardi di dollari per armare Israele. Quindi si è determinata una nuova pratica, quella della guerra indiretta, la guerra per procura. Per noi italiani non è guerra, perché la dichiarazione non c'è, e nemmeno il bombardamento sul nostro territorio nazionale. Però ci sono tutti gli altri comportamenti che ci sarebbero in caso di guerra”.

 

- Professore, non trova che la simbiosi di quel che è sopravvissuto al fascismo e l’oltranzismo atlantista costituiscano l’attuale terreno di coltura della destra mondiale?

“Sarei d’accordo con questa diagnosi se non dovessi constatare che ancora più atlantista, se possibile, è una parte della cosiddetta sinistra. Non posso dimenticare che quando è iniziato il conflitto armato nell'est europeo, in realtà molto prima del 2022 ma comunque è entrato convenzionalmente in uso dire che è stato nel 2022, in quel momento c’era in Italia il governo Draghi. Un governo che aveva come pilastro il Pd diretto da Enrico Letta, che alle prime sparatorie ha chiesto le sanzioni più dure possibili nei confronti della Russia. Invece di lasciar fare il suo mestiere a chi l’ha sempre fatto, Letta si è messo non solo l’elmetto, ha scelto di mettersi in primissima fila. A questo punto per onestà dobbiamo riconoscere che questo atlantismo isterico non è soltanto della destra vecchia e nuova, in particolare di quella nuova, ma anche di una parte non piccola del Pd, e poi di Macron in Francia, dei Verdi in Germania, e potremmo andare avanti con l’elenco”.

 

- Dopo la raccolta di firme di Anpi, Arci, Cgil e Libera in suo favore, si è scatenato un altro putiferio.

“Per forza, tanto più che ora i pacifisti vengono tacciati di essere la quinta colonna della Russia, un pugnale dietro la schiena. Quindi si utilizza il linguaggio che si usava durante la seconda guerra mondiale. Sono nato sotto il fascismo, anche se avevo solo due anni, e nei bar c’erano i manifesti ‘Taci, il nemico ti ascolta’, ‘Il nemico è tra noi’. Oggi i pacifisti sono trattati alla stessa stregua del ‘nemico ti ascolta’, il ‘nemico interno’. E questo è di una gravità estrema. Aggiungo che il principale sospetto pacifista a questo punto diventa il Papa attualmente regnante, il quale per fortuna riesce ancora a dire la sua ed essere ascoltato”.

 

- Passiamo a Mattarella e alle sue parole, chiare, sul caso Salis. Per non rischiare anche noi la querela, possiamo dire che questo governo ha un po’ di reticenza a intervenire sul presidente magiaro Orban? Possiamo dire che il limite di Giorgia Meloni è quello di non definirsi antifascista?

“Quello non lo diranno mai, ormai lo abbiamo capito. Sono da un anno e mezzo al governo, e nessuno di loro accetta di definirsi antifascista in modo chiaro. Anzi, qualcuno ha avuto la trovata abbastanza penosa di dire ‘e lei è anticomunista?’. Poniamo anche, cosa inaccettabile, che ci sia un parallelismo fra le due posizioni. Ma resta il fatto che quella non è una risposta. Perché la domanda non è ‘cos’altro fai nella vita’ oppure ‘cosa altro pensano i tuoi amici’. No, la domanda è ‘tu sei antifascista o no?’. E la risposta non arriva, e non arriverà”.

 

- Eppure all'insediamento del governo Meloni hanno giurato tutti e tutte sul testo della Costituzione della Repubblica, antifascista per definizione...

“Aggiungiamo che per loro le occasioni pubbliche sono diventate un problema. Quando il 28 ottobre fecero un grande chiasso intorno alla tomba di Mussolini, la presidente del Consiglio era un po’ in difficoltà. Disse 'sono distante da questa cosa in modo significativo'. Non si capisce cosa voglia dire ‘distante’: ‘distante’ sì perché una sta a Roma e gli altri stanno a Predappio. E ' un imbarazzo che fa anche un po’ sorridere. Per non parlare del presidente del Senato, che essendo più ruvido, diciamo così, pochi giorni dopo ha parlato chiaramente nel 78esimo anniversario della fondazione del Movimento sociale italiano. Ha detto: ‘Io sono stato a lungo militante, e non rinnego nulla’. Ma il Movimento sociale si chiama così per il riferimento alla Repubblica sociale, è per questo che lo hanno chiamato Msi. E la Repubblica sociale a sua volta era uno stato satellite del Terzo Reich. Insomma 2 più 2 fa 4”.

 

- Quindi il 16 aprile prossimo la aspettano in tribunale, si è preparato per l’occasione? Offrirà un’altra lezione di storia alla sua accusatrice?

“Mi preparo con grande pazienza e tenacia, perché sono convinto, come dicevano i latini che ‘gutta cavat lapidem’, la goccia d’acqua piano piano buca anche il sasso. Non ho il tempo, nemmeno la voglia, di sfogliare giornali praticamente inutili come Il Foglio, mi risulta che non faccia altro che insultare tutti coloro che hanno un atteggiamento non sufficientemente atlantista. Con tanto di nomi e cognomi. In un certo senso io sono un prediletto del Foglio. Tanto onore non me lo aspettavo, ma va bene così. E’ un clima di intolleranza aggressiva che si respira e che durerà, finché gli altri dormono”.

 

- Per quanto tempo continueranno a dormire, e da svegli a becchettarsi?

“Come sempre nella vita politica, nella lotta politica, contano i rapporti di forza. I rapporti di forza in questo momento sono molto sfavorevoli per chi osa dissentire. Intanto per l’ondata di destra che indubbiamente c’è, in tante parti d’Europa. Ma anche per colpe specifiche: una legge elettorale assurda, e una volontà autodistruttiva e rissosa soprattutto del Pd verso i Cinque stelle, che ogni tanto ricambiano. Sono andati divisi ad una scadenza elettorale importantissima come era quella del settembre 2022. Del resto le elezioni sono sempre importanti, sono un esame diciamo così del corpo, dell’organismo. Ora c’è un problema serio, è in cantiere una riforma mirante a scardinare l’equilibrio costituzionale alla radice, con il cosiddetto ‘premierato’. Sarebbe bastato far sapere che dietro l’angolo c’era questo rischio per evitare divisioni esasperate. Invece hanno regalato agli altri una maggioranza parlamentare che non corrisponde ai rapporti di forza nella società, e nell’elettorato. Ma dà loro mano libera, e non sarà facile contrastare la presa demagogica di una proposta come il premierato. L’elettore non sufficientemente attento potrebbe credere di diventare improvvisamente padrone dei destini del paese. Anche se è vero il contrario”.

 

- Lei ha da poco pubblicato per le edizioni Dedalo un volume dal titolo ‘Il fascismo non è mai morto’, una ricostruzione della storia d’Italia più oscura, che in qualche circostanza sembra non essere ancora terminata. Puntuale come un temporale primaverile è arrivata la querela.

“E’ stato un caso questo sincronismo. In realtà le persone che si informano, che cercano di seguire la storia della Repubblica, dovrebbero sapere che, fin dalle settimane seguenti alla caduta di Mussolini, si iniziava a discutere, a interrogarsi su quanto del fascismo fosse rimasto nel tessuto del paese, anche perché protetto da settori della classe dirigente. Già nella prima legislatura se ne vedono gli indizi, per non parlare di episodi clamorosi come quello del 1960, con il governo Tambroni, quando la Dc fa entrare i missini nella maggioranza con un ruolo determinante. Ne venne fuori una tragedia, ci furono morti per le strade. E ancora i tentativi sovversivi, come il golpe Borghese del dicembre 1970, fermato all’ultimo minuto. Senza dimenticare le infiltrazioni dei servizi deviati dentro il cuore dello Stato, con una manina negli attentati più gravi, da Piazza Fontana alla Stazione di Bologna. Tutto questo per dire che quelli che mettevano in guardia, come ad esempio Lelio Basso, importante esponente del partito socialista, ‘perché il fascismo non è affatto morto’, avevano ragione. Docenti universitari giovani e poco informati trovano che sia alla moda dire ‘per carità, quella del fascismo è tutta un’altra storia’. Temo che abbiano un problema di scarsa informazione. Di qui il mio ostinato tentativo di rinfrescare la memoria”.

 

- Siamo prossimi alla ricorrenza del 25 Aprile, quest’anno sarà anche il centenario dell’omicidio Matteotti.

“Intanto hanno ritardato molto le regole applicative per utilizzare i fondi della celebrazione. Pare che ultimamente siano stati sbloccati, evviva. Però vediamo in concreto che cosa verrà fatto”.

 

- Il Papa parlava già dieci anni fa di una terza guerra mondiale a pezzi. Aveva ragione…

“Certo. E il paradosso è che coloro che decideranno se spingere fino in fondo l’acceleratore, e quindi portarci tutti al disastro, non si regolano sui criteri, buoni o cattivi che siano, della diplomazia internazionale. Invece seguono le elezioni nel proprio paese, come sta accadendo negli Stati Uniti dove l’establishment è già in fibrillazione perché si vota a novembre per il prossimo presidente. In questo contesto noi restiamo un paese a sovranità limitata, e più limitata di così è difficile vederla, perché abbiamo le basi americane sul nostro territorio, e da lì può partire un aereo che provoca un incidente clamoroso, con l’inevitabile rappresaglia che piomba addosso a noi, non certo al di là dell’Atlantico. Tutto questo è gravemente pericoloso”.

 

 
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