L’11 marzo scorso è iniziato il mese del Ramadan, che è il nono mese dell’anno lunare musulmano. Il calendario islamico non inizia con la nascita di Gesù Cristo ma con l’Higira, l’anno in cui il Profeta Mohammed (Maometto) lasciò La Mecca per predicare e professare l’islam in altre città e villaggi della penisola arabica. In realtà si tratta del mese in cui il Profeta Mohammed ha ricevuto la rivelazione del libro sacro dell’Islam. Ovvero il Corano. E’ il primo mese sacro per il mondo musulmano.
Un mese dedicato al digiuno: “Mangiate e bevete finché, all’alba, possiate distinguere il filo bianco (primissimo albore del mattino) dal filo nero (il buio della notte)”; e alla preghiera, alla meditazione. Un mese di condivisione e unione.
Il digiuno (al Sawm) è uno dei cinque pilastri dell’Islam, gli altri pilastri sono: la professione di fede, la preghiera che si fa cinque volte al giorno (all’alba, a mezzogiorno, nel pomeriggio, al tramonto e alla sera), l’elemosina e il pellegrinaggio alla Mecca.
Il digiuno è un obbligo per tutti i fedeli adulti e sani, che dalle prime luci dell’alba fino al tramonto non possono mangiare, bere, fumare, praticare sesso e altro ancora. Il digiuno in generale comprende anche i comportamenti ingiusti, scorretti, ingenerosi, ed è quindi un mese di purificazione del corpo e dell’anima. Durante questo mese sacro i fedeli si sentono più vicini a Dio, il digiuno permette loro di provare il senso della fratellanza e della condivisione, e anche il senso della povertà.
E’ esentata dall’obbligo del digiuno una vasta categoria di fedeli: i malati, i minori, gli anziani, le donne in stato di gravidanza, che allattano, le donne durante il ciclo, chi è in viaggio, chi è in guerra. Come si vede una flessibilità molto concreta.
Al tramonto viene interrotto il digiuno con l’iftar, la rottura del digiuno che spesso si fa in modo collettivo per condividere con gli altri questo momento così importante. Spesso si invitano parenti, amici, conoscenti e persone meno fortunate per festeggiare e condividere assieme l’iftar e per recitare le preghiere serale (Al Tarawih).
Questo mese viene celebrato da oltre due miliardi di persone sparse in tutto il mondo e non solo nel mondo arabo ed islamico. Un mese che unisce due miliardi di persone che hanno tradizione, culture e usanze diverse, sopratutto unisce due mondi antagonisti tra di loro, il mondo sunnita collegato al mondo arabo e il mondo sciita legato all’Iran.
Durante questo mese i fedeli si scambiano gli auguri dicendo “Ramadan Mubarak” che significa Ramadan benedetto oppure “Ramadan Kareem” cioè generoso, e la risposta “Allahu Akram” – anche Dio è generoso. Il mese di Ramadan dura di solito trenta giorni, e al trentesimo giorno tutti i fedeli festeggiano Eid Al Fiter con il quale si interrompe il digiuno e si fa festa. Una festa che quest'anno potrebbe essere il 10 oppure l’11 aprile prossimo.
Si vive e si festeggia questo mese sacro da 1445 anni in tutto il mondo e di solito, prima dell’inizio del Ramadan, si prepara tutto il contesto, illuminazione delle città, dei villaggi e anche delle case dei quartieri per creare un clima di gioia e di festa. Il Ramadan ha anche il suo cibo, il suo dolce e ogni città e ogni villaggio hanno la loro tradizione e i loro costumi. Per esempio c’è la figura del ‘mussaher’, l’uomo con il suo tamburo che gira nei quartieri all’alba per svegliare la gente, oppure si bussa alle porte delle famiglie.
Quest’anno il Ramadan accade in un momento molto particolare, soprattutto per i cittadini palestinesi di Gaza e di Cisgiordania, dove si muore non solo di bombe ma anche di fame, purtroppo. Tutti i mezzi di informazione a livello globale hanno interpellato i cittadini palestinesi su come hanno accolto il Ramadan in questa situazione. Anche io, nel mio piccolo, ho chiesto a diversi amici e amiche, quasi tutti hanno risposto così: “Avremmo preferito che ritardasse un po’ di tempo quest’anno perché siamo sfollati, affamati, abbiamo la carestia, ci manca tutto, nemmeno una moschea dove possiamo pregare in pace”.
Già alla data odierna (2 aprile) i morti e i feriti dalle bombe hanno superato le 108mila persone, molti di loro sono bambini e donne. Oltre ai dispersi ci sono da aggiungere coloro che sono morti per mancanza di cibo, di acqua e di medicinali.
Non serve, non è necessario e non vogliamo gli auguri di buon Ramadan da parte di tanti governanti, perché al posto dei loro auguri preferiamo che mandino cibo, acqua e medicinali ai bambini di Gaza. Anziché i rituali e falsi auguri diciamo loro: cessate il fuoco immediatamente! Anziché auguri non sinceri vi chiediamo di bloccare la forniture di armi con le quali vengono uccisi i nostri bambini.
Ramadan Kareem a tutte e tutti!