Il 20 marzo scorso abbiamo presentato il XIV rapporto sulla contrattazione sociale e territoriale, e abbiamo confermato come l’Osservatorio Nazionale sia uno strumento utile di raccolta e di analisi dell’azione che esercitiamo sul territorio. Un archivio di libera consultazione con più di 12mila documenti classificati che confermano l’ampiezza delle materie affrontate dalla nostra azione (https://cgil.retedelsociale.it/docucondriceeste.asp)
La contrattazione sociale e territoriale, se esercitata davvero insieme alla contrattazione nei luoghi di lavoro, risulta essere la pratica che effettivamente può determinare dei cambiamenti del territorio e della società, la diffusione di un sistema dei diritti omogeneo, l’occasione di crescita dell’occupazione, veicolo di innovazione e arricchimento sociale capace di rispondere alla completezza dei bisogni delle persone che vogliamo rappresentare.
Esattamente come nei luoghi di lavoro, ma con le complessità di non avere strumenti normativi e perimetri fisici sempre definiti, può rappresentate lo strumento e l’occasione per coinvolgere, per condividere e trasmettere, creando una rivendicazione collettiva, la nostra idea di società e di sviluppo.
La contrattazione sociale e territoriale deve rappresentare uno dei pilastri della nostra azione e non può essere “appaltata” o vissuta come pratica burocratica procedurale; non può essere considerata come marginale ma deve essere praticata, rappresentando il terreno di lavoro politico delle Camere del Lavoro dentro una strategia più ampia.
La contrattazione sociale e territoriale deve essere vissuta come azione confederale sinergica, e non sostitutiva, rispetto all’azione di categoria, e rappresenta l’unica via per dare risposte a tutti i bisogni di chi vogliamo rappresentare in quanto lavoratrici e lavoratori e in quanto cittadine e cittadini. Se comunicata e raccontata costantemente ai nostri delegati e delegate e ai nostri iscritti, può determinare un allargamento del consenso e quindi occasione di proselitismo e nuove iscrizioni alla Cgil.
Oggi, in un mondo del lavoro che cambia, con una contrattazione aziendale sempre più difficile anche perché la contrattazione del welfare aziendale è determinata più dai vantaggi fiscali che dai bisogni reali delle persone, la contrattazione sociale e territoriale può rappresentare un ulteriore spazio per difendere e allargare i diritti e difendere il welfare universale.
Per questo dobbiamo porre attenzione al rapporto sinergico tra welfare territoriale e welfare contrattuale, ricordando che l’obiettivo deve essere sempre e per tutti quello di salvaguardare e rafforzare il sistema pubblico e universalistico, gestendo in modo appropriato il welfare contrattuale, e orientando quest’ultimo con la contrattazione territoriale ad un rapporto sempre più stretto con la rete dei servizi pubblici territoriali.
La sfida che abbiamo per i prossimi anni è quella di allargare la pratica della contrattazione sociale e territoriale coinvolgendo tutte le categorie, tutti i servizi della tutela individuale e tutti i nostri delegati e delegate. Per fare questo l’Assemblea Organizzativa del 2022 ha chiarito, con la scheda 11, cosa si intende per “Contrattazione sociale e territoriale per lo sviluppo sostenibile”, allargando le materie da quelle sociali, a quelle civili (esempio: parità di genere, accoglienza, vivibilità delle città, antifascismo,…) a quelle dello sviluppo (esempio: fondi europei, Pnrr, gestione grandi eventi,…), ha determinato la costituzione dei coordinamenti per la contrattazione sociale e territoriale che devono garantire la partecipazione di tutte le categorie, e la costituzione delle assemblee territoriali dei delegati, come luogo di partecipazione e di coinvolgimento in cui rappresentare i loro bisogni, le loro proposte, e in cui la Camera del Lavoro presenta le piattaforme, le rivendicazioni che intende avanzare.
Ora le Camere del Lavoro devono sollecitare iniziative e vertenze territoriali costruendo piattaforme su: servizi, sanità, sociale, emergenza abitativa, trasporti, accoglienza per i migranti, politiche di genere, assetto delle città e delle aree urbane, contrasto alla povertà e all’emarginazione, promozione della legalità, formazione e politiche educative coerenti con le iniziative nazionali, ma partendo dai bisogni dei territori. Le Camere del Lavoro devono svolgere un ruolo politico che non è solo di gestione degli uffici della tutela individuale, e devono diventare soggetto generatore di partecipazione a sostegno e per la promozione di inclusività, benessere e sviluppo equo da affiancare al ruolo delle categorie.
Praticare la contrattazione sociale territoriale vuol dire praticare la confederalità, come scambio di opinioni, di proposte, di idee, di competenze, di visione del mondo.