La somministrazione di lavoro è una particolare tipologia di impiego introdotta nel 2003 con la “legge Biagi”. Il rapporto che si determina tra lavoratore e Agenzia per il lavoro, Apl, è di lavoro subordinato. Il contratto di somministrazione lavoro è definito dalla legge come “il contratto a tempo indeterminato o determinato, con il quale un soggetto autorizzato (Agenzia per il lavoro) mette a disposizione di un utilizzatore (azienda) uno o più suoi lavoratori dipendenti”. In Italia è un comparto che oggi riguarda 500mila posti di lavoro distribuiti in tutti i settori produttivi, e quasi un milione di persone lavora almeno un giorno con un contratto di somministrazione.
Si tratta di un fenomeno enorme e in costante espansione anche dal punto di vista economico, tanto che le Agenzie registrano una fortissima crescita da anni, con un giro di affari di circa 15 miliardi di euro. Nonostante questi numeri, che dovrebbero responsabilizzare le agenzie e indurle a comportarsi come datori di lavoro a tutti gli effetti di migliaia e migliaia di persone, quest'ultime continuano a svolgere la loro funzione di mera intermediazione, come se nulla fosse.
Una delle peculiarità del settore è il fatto che ad essere applicato ai rapporti di lavoro in questione non è solo un contratto collettivo bensì due, cioè quello della somministrazione e quello applicato dall’utilizzatore, cioè l’azienda dove la prestazione viene svolta effettivamente. I due contratti si vanno ad integrare reciprocamente, e quello della somministrazione svolge la funzione di cornice di base nella gestione del rapporto.
Il Ccnl della somministrazione è scaduto oramai ventiquattro mesi fa, e sono passati esattamente diciotto mesi dalla presentazione della piattaforma sindacale unitaria di rinnovo. Dopo tutti questi mesi di confronto tra Nidil Cgil, Felsa Cisl, UilTemp e le datoriali Assolavoro e Assosom, decine di incontri in cui sono stati approfonditi tutti i temi sul tavolo, le associazioni datoriali hanno comunicato ufficialmente l’intenzione di non proseguire il confronto. A questa posizione intransigente si è iniziato a rispondere il 14 febbraio scorso, data in cui, su mandato dell’assemblea dei delegati e delle delegate dei lavoratori della somministrazione, si è proclamato lo stato di agitazione del settore.
Fra le principali criticità su cui il negoziato è fermo c'è la richiesta di un riconoscimento economico per le lavoratrici e i lavoratori che tenga conto dell’anzianità di settore, in modo da garantire una redistribuzione della ricchezza generata in un comparto in grande crescita, in cui gli utili delle Agenzie sono costantemente positivi. Un altro punto particolarmente problematico del confronto è quello relativo alla continuità occupazionale, dato che troppo spesso il tempo indeterminato in somministrazione diventa un “contratto a termine mascherato”, sia arginando il turnover, cioè la continua sostituzione dei lavoratori sulle stesse posizioni lavorative. Necessario, quindi, anche migliorare le regole del Mog (monte ore garantito). Inoltre, in caso di perdita della missione, i sindacati di settore chiedono di aumentare le indennità di disponibilità, e migliorare e aumentare le prestazioni dell’ente bilaterale Ebitemp, che fornisce una serie di prestazioni a tutela e a sostegno dei somministrati. Infine, in troppi luoghi di lavoro il principio della parità di trattamento tra lavoratori somministrati e dipendenti diretti, sancito dalla legge e dal Ccnl in vigore, è violato o applicato in maniera erronea.
In questi giorni è arrivata la solidarietà dei colleghi dei lavoratori somministrati assunti direttamente dagli utilizzatori. Centinaia di Rsu e Rsa Cgil hanno sottoscritto l’appello delle lavoratrici e dei lavoratori uniti per i diritti e per un lavoro stabile, promosso dalla Cgil per dimostrare in maniera evidente l’unità del mondo del lavoro. Solo continuando la lotta in maniera solidale tra chi ha contratti diversi, ma opera nello stesso luogo di lavoro, si potrà cercare di invertire la tendenza ormai consolidata da anni volta a togliere diritti e tutele, e riconquistare quella dignità che merita chi vive del proprio lavoro. Il diritto a un lavoro stabile e non precario inizia anche da qui. La trattativa per il rinnovo del Ccnl deve ripartire immediatamente!