Giornate intense per la Filcams Cgil. La vertenza generale per il rinnovo dei contratti continua con alcuni segnali molto positivi e altri meno. Prima di tutto, la fase di mobilitazione prosegue con lo sciopero della “distribuzione moderna organizzata” che si è svolto sabato 30 marzo. Un'agitazione che ha visto un notevole successo tra le lavoratrici e i lavoratori delle catene di supermercati e negozi di Federdistribuzione.
Lo sciopero ha avuto una grande partecipazione anche perché nei giorni precedenti sono stati siglati gli accordi del “Terziario distribuzione e servizi” con Confcommercio, con Confesercenti (due distinti Ccnl) e infine, nelle ore precedenti lo sciopero, con la Distribuzione Cooperativa. La sigla di quegli accordi ha reso evidente a tutte le lavoratrici e i lavoratori l’inganno messo in atto dalla federazione di rappresentanza della grande distribuzione organizzata.
Ma procediamo con ordine. Il primo contratto ad essere siglato è stato, il 22 marzo scorso, quello con Confcommercio, seguito a pochissime ore di distanza da quello con Confesercenti. Il Ccnl del terziario Confcommercio rappresenta la firma più significativa sia sul piano politico che simbolico. Infatti è questo il contratto principale del comparto con oltre tre milioni di addetti interessati. Una volta siglato questo accordo, si fissano i paletti della negoziazione del settore con evidenti ricadute sugli altri contratti. Infatti sia i Ccnl siglati con Confesercenti che con la Cooperazione, al di là delle specificità legate alla storia dei contratti e agli ambiti produttivi coinvolti, ricalcano ciò che è stato realizzato sul tavolo di Confcommercio, a cominciare dal salario.
Il rinnovo economico è di 240 euro a regime con l’erogazione dell’una tantum di 350 euro, suddivisa in due tranche. Questa una tantum si somma a quanto già concordato nel dicembre del 2022, quando fu sottoscritto un protocollo straordinario che doveva rappresentare il primo tassello di un rinnovo contrattuale che purtroppo ha tardato rispetto agli obiettivi allora condivisi. L’una tantum di allora era di 350 euro, per un totale erogato, utile a recuperare il ritardo nel rinnovo dei contratti, sommato agli attuali, di 700 euro complessivi.
La massa salariale complessiva che le lavoratrici e i lavoratori del commercio percepiranno nel triennio è di 7.180 euro. Un risultato economico da valutare positivamente, perché fino a poche ore dalla conclusione della trattativa i margini per migliorare la proposta datoriale sembravano stretti e solo la determinazione del tavolo sindacale, forte dell’appoggio ottenuto nello sciopero di dicembre, ha permesso questo esito.
Sul piano normativo si è agito soprattutto sulla classificazione del personale, con un lavoro molto attento che ha riguardato tutto il settore dei servizi alle imprese e quello dell’informatica. Sarà necessario verificare con attenzione nei prossimi anni gli effetti pratici, ma è certo che era utile agire per poter dare coerenza ad una classificazione non più rispondente alle professionalità presenti nelle aziende.
Un punto di attenzione all’evoluzione futura è quello relativo alla possibilità, in sede di contrattazione aziendale e di secondo livello, di individuare causali integrative all’utilizzo dei contratti a termine individuate nel testo del Ccnl. Nel complesso però il contratto nazionale appare coerente con quanto speso nel corso della trattativa, e con quanto dichiarato nel corso della mobilitazione dei mesi scorsi.
Anche nel contratto della Cooperazione si è fatto un lavoro importante che ha permesso, fra le altre cose, di porre un argine contrattuale all’utilizzo del franchising nel mondo cooperativo, vincolando le aziende che utilizzano questa forma di affiliazione commerciale alla corretta applicazione del contratto nazionale, senza processi di riduzione strumentale del costo del lavoro.
Da questo quadro positivo sembra volersi ancora svincolare Federdistribuzione. L’inganno è quello di chi ancora crede che il rinnovo dei contratti debba passare da scambi impropri - salario con flessibilità, aumenti economici con meccanismi indiretti di risparmio - che annullano gli effetti degli aumenti. Di chi crede che la contrattazione non sia un esercizio economico e sociale paritario ma il gioco di potere di chi detiene gli strumenti della produzione e ottiene solo per sé profitti e ricchezza.
Ora starà ai rappresentanti della grande distribuzione organizzata rompere l’isolamento in cui si stanno rinchiudendo, come ad esempio ha fatto all'ultimo momento Lidl tornando al contratto di Confcommercio. Esiste un solo modo per farlo: siglare un contratto moderno, come la forma di commercio a cui tanto si richiamano.
Le lavoratrici e i lavoratori del settore hanno dimostrato di capire bene la situazione, ed è fallito anche il disperato tentativo dell’ultimo minuto di ridurre al minimo la partecipazione allo sciopero, con una erogazione economica unilaterale di 70 euro. A dimostrazione che quando una categoria ha presenti i propri obiettivi, conosce il proprio campo di intervento e agisce con trasparenza e determinazione, può coagulare il consenso e la partecipazione in maniera importante e significativa.