Schierarsi per la pace contro la guerra non è solo una dichiarazione di principio ma deve essere un modo di agire coerente, improntato innanzitutto sulla solidarietà concreta con le vittime della guerra, sull’impegno per il cessate il fuoco, per la soluzione negoziata, per la de-escalation militare, per il disarmo. Ragion per cui, dopo le manifestazioni e i comunicati che hanno visto la Cgil protagonista, insieme a tante associazioni, per ribadire il ripudio della guerra, è partita la mobilitazione per assistere la popolazione ucraina.
La macchina degli aiuti si è messa in moto subito. La Cgil ha lanciato una campagna di solidarietà per raccogliere fondi da trasformare in generi di prima necessità: alimenti, materiali e prodotti di igiene personale, medicinali, attrezzature per la prima sistemazione dei profughi e degli sfollati interni. La risposta di lavoratori, lavoratrici, pensionate, pensionati è stata immediata, come immediata è stata la mobilitazione delle strutture territoriali e di categoria. In poco meno di due settimane siamo riusciti ad organizzare il primo carico di aiuti ed a consegnarlo al sindacato ucraino.
Diciassette tonnellate di beni di prima necessità raccolti in Lombardia ed Emilia Romagna, grazie alla mobilitazione delle rispettive Cgil regionali, della Camera del Lavoro Metropolitana di Milano, dello Spi Lombardia, della Flai nazionale, della Filt nazionale e della Lombardia e di Nexus. L’operazione si è avvalsa dell’importante coordinamento del sindacato slovacco Koz e del sindacato austriaco Ogb, anch’essi mobilitati nella raccolta di aiuti umanitari. È stata, questa, un’operazione di solidarietà diretta tra sindacati, da un lato Cgil, Ogb, Koz e dall’altro Fpu, il sindacato ucraino. Una modalità scelta per enfatizzare l’impegno e la scelta di campo del sindacato.
Così che, mercoledì 31 marzo, a mezzogiorno, nel piazzale del magazzino affittato dall’ambasciata ucraina in Slovacchia è avvenuto l’incontro e la consegna degli aiuti umanitari. Per il sindacato ucraino era presente il presidente, Grygorii Osovyi, autorizzato ad attraversare la frontiera ucraina in quanto ultrasessantenne, che ci ha informato sulla destinazione degli aiuti.
Il sindacato ha messo a disposizione per gli sfollati una decina di strutture alberghiere, nella regione occidentale dell’Ucraina, e al momento sta assistendo circa 50mila sfollati, fornendo alimentazione e assistenza socio-sanitaria. Grygorii segnala che sono circa dieci milioni gli ucraini che sono dovuti scappare dalle loro case e città, e l’emergenza umanitaria ha bisogno dell’aiuto e della solidarietà dell’Europa.
Quello che abbiamo potuto constatare durante il breve soggiorno in Slovacchia e in frontiera con l’Ucraina è che il flusso in uscita è drasticamente diminuito, da circa 15mila persone al giorno delle prime settimane di guerra, siamo oggi ad un passaggio di circa 2-300 persone al giorno. In Slovacchia una grande percentuale degli ucraini che hanno attraversato la frontiera hanno chiesto i permessi di soggiorno, per rimanere vicino a casa, con la speranza di poter rientrare al più presto. Mentre ci è stato segnalato che una grande massa di sfollati sono accampati in strutture alberghiere e centri di raccolta, nella zona a ridosso della città di Uzhgorod, pronti a passare la frontiera in caso di pericolo e pronti a rientrare nelle loro città di residenza non appena possibile.
Questa situazione chiaramente emergenziale determina condizioni di ospitalità e una domanda straordinaria di servizi essenziali, che possono essere garantiti solamente da una grande mobilitazione internazionale e da una solidarietà diffusa nei territori per favorire l’accoglienza.
Ciò che abbiamo visto in Slovacchia è straordinario, tanto le istituzioni quanto le comunità, le chiese, le famiglie hanno aperto le loro porte.
Questa prima azione della campagna della Cgil sarà seguita da altre azioni simili, con l’invio di aiuti umanitari, ma anche con altre iniziative, come l’adesione alla Carovana “StopTheWarNow”, promossa dall’Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, a cui hanno aderito oltre cento realtà associative italiane, e con gli accordi sottoscritti con le parti datoriali per “un’ora di lavoro a favore della popolazione ucraina”, che serviranno per sostenere progetti di ricostruzione.
L’azione politica per la pace è completa se si uniscono azione solidale concreta e azione politica coerente. Per questo l’impegno della Cgil è di proseguire con il massimo delle proprie risorse per la fine di questa guerra, per il riconoscimento del diritto di esistere in libertà e in democrazia per il popolo ucraino, per costruire insieme a ucraini, russi, bielorussi e gli altri popoli europei un’Europa di pace, senza più dover usare la deterrenza delle armi e del nucleare per la nostra sicurezza che potrà essere tale solamente se lo sarà per tutti.